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I deputati guadagnano troppo?

Un campionario di dichiarazioni dei parlamentari sui loro stipendi. Un florilegio a futura memoria

di Adriano Todaro - martedì 10 gennaio 2012 - 2489 letture

Qualche giorno fa, la Commissione Giovannini (istituita il 3 agosto 2011, dal governo Berlusconi), formata da cinque esperti "di chiara fama", ci ha fatto sapere quello che tutti già sapevamo e cioè che i nostri parlamentari prendono ben 16 mila euro al mese, più di tutti i loro colleghi europei. Quelli che seguono sono dichiarazioni, a caldo, di alcuni esponenti politici. Da parte nostra nessun commento. Riportiamo le loro dichiarazioni a futura memoria:

Fabrizio Cicchitto (capogruppo Pdl) ‒ [riferendosi ai risultati della Commissione Giovannini] "Dimostra in maniera inequivocabile la infondatezza della campagna denigratoria mossa da almeno un anno ai danni dei parlamentari italiani, che ricevono indennità equivalenti se non addirittura inferiori a quelle dei loro colleghi francesi e tedeschi, specie se si tiene conto dei livelli ben diversi di tassazione".

Gianfranco Rotondi (ex ministro) ‒ "Tra riduzione dei parlamentari e demagogia anticasta, i poteri forti vogliono ridurre il Parlamento al peso che oggi hanno i consigli comunali. L`unica arma che ci resta per difendere il Parlamento è ripristinare il mandato parlamentare gratuito e onorifico. Il concetto è discutibile, ma ormai non vedo altra soluzione, altrimenti col pretesto della casta ci giochiamo la civiltà parlamentare".

Francesco Giro (deputato Pdl) ‒ [scrive a presidenti Camera e Senato] . "Mi auguro che il vostro intervento non si limiti a prendere di mira, come se fossero dei bersagli circensi, i parlamentari, che una fortunata e ben remunerata pressione mediatica dell’anticasta, ha additato come i colpevoli di tutto, e per questo da esporre al pubblico ludibrio. Sono certo che le misure che verranno adottate da voi non saranno lesive dei parlamentari".

Felice Belisario (Idv) ‒ "Io ho iniziato la legislatura prendendo 6.200 euro, ora ne percepisco 4.895 per cui bisogna tagliare altro".

Anna Finocchiaro (capogruppo Pd) ‒ "Se le indennità sono più basse rispetto agli altri Paesi, tocchiamo le indennità di trasferta e il contributo per gli assistenti parlamentari ora erogato attraverso i gruppi".

Pier Luigi Bersani (segretario PD) ‒ "Le cose vanno cambiate ma non indicando il parlamentare come la causa di tutti i mali di questo Paese... Se vogliamo ridurre i costi tornando al Podestà...".

Osvaldo Napoli (Pdl) ‒ "Il populismo e la demagogia più truculenta hanno portato nel Paese un’ondata antiparlamentarista con la quale tutti dobbiamo fare i conti".

Gabriele Albonetti (questore del Pd) ‒ "Dopo aver risolto l’anomalia dei vitalizi l’orientamento è quello di affrontare il nodo dei contributi forfettari per i collaboratori dei parlamentari".

Enrico La Loggia (Pdl) ‒ "Il ripensamento sui costi deve essere fatto con prudenza e intelligenza, senza assecondare e cavalcare questo populismo distruttivo".

Gaetano Quagliariello (Pdl) ‒ "Quel che il rapporto dimostra essere non più tollerabile è che si alimenti la campagna contro i costi della democrazia, a meno che non si voglia delegare stabilmente il governo del Paese a una casta di ottimati".

Pierluigi Mantini (Udc) ‒ "Le campagne contro la politica e il Parlamento sono state di straordinaria violenza e sono andate ben oltre i demeriti e le comprensibili critiche sul potere e i suoi privilegi”. Poi si dice d’accordo su alcuni tagli e sul mettere un tetto sui rimborsi viaggi, però " Basta con la denigrazione continua, occorre una reazione ferma in nome della democrazia. La politica deve essere sobria e meno costosa ma è parte necessaria delle società e va rispettata da tutti".

Roberto Di Giovan Paolo (Pd) ‒ "Al di là di ogni tendenza al populismo, è importante per i cittadini poter giudicare, guardare che cosa un Parlamentare ha fatto e i risultati che ha raggiunto, senza che alcuno abbia atteggiamenti da primi della classe. Serve un’analisi quantitativa e qualitativa". Poi cita a quante sedute è stato presente, quante mozioni presentate e ben "oltre 250 comunicati stampa".

Domenico Scilipoti (Responsabile) ‒ "Tutti i parlamentari dovrebbero rendere conto del proprio operato, attraverso la trasparenza più assoluta. I miei assistenti sono stati assunti per darmi una mano, ma non sono dei portaborse. Le persone che mi hanno contattato sono state giudicate in base al curriculum. Sono persone che fanno volentieri questo lavoro perché gli consentiamo di fare pratica, ma non sfruttiamo nessuno e sono pronto a dimostrarlo dati alla mano".

Maria Pia Garavaglia (Pd) ‒ "Sono un po’ offesa perché pare che siano i parlamentari ad affamare il Paese mentre si tratta di una indennità dignitosa sancita dalla Costituzione per garantire l’autonomia. Gli onorevoli del Pd conferiscono ogni mese al partito centrale 1.500 euro e altrettanti alla sezione locale, ma sono a carico proprio i collaboratori e gli assistenti".

Roberto Mura (Lega) ‒ "Ho la coscienza a posto. L’indennità è adeguata se si lavora. Un senatore che vuole davvero lavorare deve avere casa a Roma, 1.500 euro al mese, dei collaboratori ovviamente da mettere in regola, un ufficio a Roma e uno nel collegio. E i costi sono enormi".

Daniele Bosone (Pd) ‒ "E’ una cifra adeguata all’impegno soprattutto se si considera che, in realtà, più della metà viene spesa per avere uffici e collaboratori. Tolte le spese, resta uno stipendio in linea con quello di chi, per lavorare in Parlamento, ha lasciato una professione remunerata adeguatamente".

Angelo Zucchi (Pd) ‒ "Tutti i parlamentari o quasi versano parte dell’indennità ai partiti per garantire il funzionamento di una macchina di democrazia. Tagliare indiscriminatamente significa tornare indietro verso un Parlamento dove solo i ricchi possono entrare".

Marco Maggioni (Lega) ‒ "Vogliamo parlare di efficienza? Allora leghiamo l’indennità all’effettivo lavoro svolto. Ho il 98 per cento di presenze in aula e quasi il 100 per cento in commissione visto che sono il capogruppo e devo esserci. Se vogliamo tagliare gli stipendi per dare un segnale facciamolo, ma tagliamo anche gli stipendi ai supermanager pubblici e i contributi all’editoria".


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