Girando per Parigi

Mentre l’augusto monsieur le Président Macron decide di mandare le truppe francesi in Ucraina noi ci aggiriamo per una Parigi perplessa...

di Sergej - sabato 23 marzo 2024 - 825 letture

... E finalmente al terzo giorno (credo) di questo mio aggirarmi per le strade di Parigi, trovo una panchina libera. Per chi fa di mestiere il passeggiatore, e si aggira per un paesello sovradimensionato come Parigi, trovare un posto dove riposare anche solo provvisoriamente è sempre un evento non secondario. Le strade, nate in origine per pochi sparuti paesani, sono state allungate e allargate a dismisura. Lunghi viali oggi sorgono dove un tempo erano strade tortuose e facilmente difendibili da una barricata o dal lancio di pietre dai palazzi accalcati: la modernità in questa città è andata di pari passo con lo smantellamento delle masse e della loro pericolosità sociale (per l’ordine costituito). Lo spazio qui serve per chi era dotato di cavallo un tempo o chi oggi possiede un carroarmato (o suv equivalente). Le piste ciclabili sono in mano a pericolosissimi e molto permalosi ciclisti che non fanno alcuno sconto ai pedoni distratti: specie se turisti. Un automobilista se ti investe ti lascia spiaccicato per strada e se ne va; il ciclista invece non solo ti travolge, ma hai modo anche di vedere sul suo volto lo sguardo di disprezzo mentre ti abbandona sanguinante addosso a un albero (tua sola àncora di salvezza in casi di scontri con un temibilissimo possessore di bici o monopattino).

Camminare è il modo più godibile per conoscere realmente e godersi una città. Persino nel caso di Parigi. Bus e metro sono comodissimi per accorciare i tragitti. Ma per "toccare con mano" la città devi usare i piedi. E io ho approfittato di alcune giornate di marzo senza pioggia per travestirmi da turista e andarmene in giro per il centro di questa città. Una città piena di micro cantieri di lavoro, in vista dei giochi olimpici del 2024. Sparsi a macchia d’olio. Tutti regolarmente delimitati e ben segnalati. Con dentro il recinto di lavoro omini in tuta gialla regolamentare, con casco in testa; macchine di movimento, sollevatori, benne, spostatori, camioncini... Essere anziani porta ad apprezzare queste cose.

E dunque eccomi seduto sulla panchina di ferro. Miracolosamente libera. Attorno a me una folle consistente di turisti. e venditori di souvenir per turisti. C’è sopra una roba metallica che incombe ed occupa gran parte della vista.

Pochi secondi di libertà. Si avvicina subito una signora che mi fa cenno se può sedersi. Ecco occupato lo spazio alla mia destra. La donna, corpulenta, non è sola. Ecco che richiama il parentado. Si accalcano attorno. Sono circondato. Un paio di bambini schiamazzano davanti a me. Una giovane donna che occupa ora lo spazio alla mia sinistra parla con il marito rimasto in piedi. Sono italiani. Decido di dismettere il mio aplomb bulgaro e farmi riconoscere. "Sono italiano anch’io". Le due signore accanto a me si illuminano. La signora più giovane confessa: "Finalmente sentire parlare in italiano! Perché questo francese...". Una lacrima fa capolino sul suo ciglio rimmellato, poi viene distratta dalla figlia verso cui deve intervenire con una buona sgridata materna. Scambiamo ancora qualche impressione sul tempo e sui luoghi poi lascio loro il campo. Le due ragazzine si inerpicano immediatamente sulla panchina, sento dietro di me le loro grida.

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Parigi - Locandina cinematografica

Camminando in una città straniera si diventa iper ricettivi sui suoni emessi da chi passa accanto a te, sembra quasi che in città ci siano solo italiani. Nei gesti, nel modo di vestire, nel modo di attraversare la strada. Il bisogno di ritrovare forme di sicurezza, comfort zone. "Ci si ritrova", la forma atavica e animalesca per dire: si sente odori conosciuti, odore di casa. Il turista è questa forma moderna di invasore che invece di giungere in un Paese estraneo con le armi, ci arriva con la macchina fotografica (oggi, con lo smarphone) attratto ma nello stesso tempo conturbato dal diverso che incontra - ed è un diverso non casuale, provvisorio, ma strutturale e connaturato al luogo, testimone che il mondo ha forme e odori diversi da quelle che uno per abitudine od ozio distrazione negligenza può immaginare. Nel tempo antico in cui scrivo, si poteva essere turisti ed avere ancora la sensazione che il mondo è un posto in cui imparare, in cui le persone non sono nemiche e come io vengo da te per vedere te nel tuo mondo, così per te è possibile venire da me ed essere accolto, ed è possibile questo scambio, questo reciproco fidarsi.


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