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Essi non scesero

Essi non scesero. Dapprima la cosa non fu neppure notata. Si era troppo felici e intenti a festeggiare. Sapete, la fine della guerra, la fine della paura continua...

di Victor Kusak - giovedì 29 dicembre 2016 - 4815 letture

Essi non scesero. Dapprima la cosa non fu neppure notata. Si era troppo felici e intenti a festeggiare. Sapete, la fine della guerra, la fine della paura continua...

C’era chi si era arricchito con la guerra, chi aveva avuto un figlio o un marito ucciso. Chi aveva perso un amico o un parente. C’erano quelli che si sapeva dovevano tornare, dispersi un po’ dappertutto nel mondo. Quelli che si sapeva non sarebbero mai più tornati. E poi c’erano le case da ricostruire, i capannoni da ritettare. Qualcosa nel piatto cominciò a tornare, dopo tanta e lunga penuria. C’erano le piccole novità di cui si aveva notizia. La visita per le malattie, e la vaccinazione obbligatoria. Le buche delle strade che finalmente venivano riempite. L’omino che veniva dalla città con la macchina carica di roba, che rivendeva nei paesi. E diceva di quello che aveva saputo. “Ma il Birìn? che fine ha fatto il Birìn?”. “Boh, non so… non è ancora sceso…”.

Poi i soldati iniziarono a defluire, sempre più verso il Nord. E nelle città si doveva pensare a tornare all’amministrazione d’ogni giorno. C’era da eleggere il podestà, e la giunta comunale. C’era da insediare il nuovo capo dei vigili urbani, l’ispettore sanitario. E il problema è che con la gran parte di uomini che per un motivo o per l’altro che mancavano, non c’era molto da scegliere. Chi sapeva leggere e scrivere e che poteva fare un lavoro amministrativo non erano molti. I vincitori lo avevano detto: evitate di rimettere nei posti di comando chi vi ha trascinato nella guerra. Loro erano un popolo vinto, dovevano ubbidire. I vincitori non facevano prigionieri in battaglia e regalavano cingomme e cioccolattini ai bambini. Che altro potevano fare?

“Qui c’è solo da darsi da fare, ve lo dico io....”, aveva detto l’Avvocato, riferendosi ai soldi che i Vincitori avevano stanziato per la ricostruzione. “Ci saranno delle regole da seguire, ma basta far le cose per bene e senza esporsi troppo...”. L’Avvocato era uno che aveva le idee chiare. Dal risvolto della giacca aveva fatto sparire la spilloncina che esibiva fino a poche settimane prima, e aveva ora una nuova spillina crociata simbolo dei nuovi ideali dominanti. Anche il padrone della Fabbrica, che durante la guerra era servita per fare spolette e impiegare le donne del paese e dei borghi vicini, diceva che ora che la Fabbrica produceva marmitte per camion bisognava solo stringere la cinghia e continuare a lavorare più di prima e meglio di prima.

Eppure c’erano Quelli che non erano scesi. L’Avvocato ne aveva parlato con il proprietario della Fabbrica: “Ma che vogliono, quelli. Che cosa vogliono dimostrare… ne abbiamo tutti abbastanza della guerra, delle violenze. Vogliamo solo vivere in pace...”. L’inquietudine si diffondeva per il paese, andando di bocca in bocca. E per quelli che stavano zitti, l’inquietudine era panico. O, peggio, speranza. Tutto questo era intollerabile. Furono mandati alcuni del Paese, in montagna, a cercare di parlare con Loro. Per dire loro che era tutto finito, che potevano scendere tranquillamente, potevano tornare alla vita d’ogni giorno. Ma alcuni di quelli che si inerpicarono per gli stretti sentieri di montagna, non tornarono. Altri, quelli che tornarono, dissero che non avevano trovato nessuno. In cima, solo baite abbandonate, e la neve che mette freddo solo a pensarci. Nessun segno umano. Le nuove sparizioni e questo fatto riportato da coloro che erano tornati riempirono ancora di più gli animi di angoscia.

Tutti in Paese sapevano chi era andato sù, ed era rimasto. C’era il Birìn, naturalmente, che era stato in guerra ed era tornato e che tutti sapevano che aveva sempre avuto idee un po’ strane. C’era Zicchitta, uno magro calvo e allampanato. E la Rosa, che stava dietro al Rosso, ed era una che non ci si poteva parlare che aveva sempre qualcosa che gli stava storto. C’era, a quanto dicevano alcuni, il Meridionale, uno scuro di pelle e magro di fame che era stato soldato e che aveva disertato. E quelli che erano saliti e non erano più tornati giù, che l’Avvocato dicevano avevano tradito, che si erano fatti abbindolare da Quelli che li avevano traviati portandoli sulla cattiva strada. “E d’altra parte”, diceva, “dov’erano Loro quando noi qui si faceva la fame e si stava nei rifugi come animali sottoterra mentre c’erano i bombardamenti e la guerra passava sopra di noi?”. L’Avvocato soffiava sul fuoco, con una mano si alzava gli occhiali arrotava la fronte spaziata e con quanto fiato aveva, soffiava. Il padrone della Fabbrica diceva che Quelli in realtà non volevano faticare, che la loro era tutta una scusa, mentre tutti in paese fatigavano a ricostruire loro, i Signori, se ne stavano in panciolle a guardare le stelle. “Eppure”, diceva il Gigino, “loro hanno provato a ribellarsi. Loro, almeno ci hanno provato. E avevano anche ragione, visto come sono andate le cose...”. Il Gigino era uno che beveva. E le sue parole, lui, le diceva all’osteria, diluite nel vino. Fu trovato tre giorni dopo appeso a un albero, con sotto la scritta: “Questa è la fine di tutti i rossi”. E tutti capirono che non si alludeva al colore del vino. Tutti loro che avevano patito la persecuzione contro chi si opponeva, e poi la guerra e la paura di morire, ora dovevano ricominciare daccapo ad avere paura. Perché, se Quelli stavano sù, in montagna dove non cresceva filo d’erba, qualcuno da giù doveva pur rifornirli di pane e formaggio. Non era possibile che Quelli potessero resistere così a lungo senza qualche traditore di sotto. Qui, sotto, ci si cominciò a guardare l’un l’altro, a sospettare di tutti. E in cima a tutti naturalmente c’erano le testa calde, e chi parlava troppo. Il Prete disse che anche le donne che lavoravano con il proprio corpo erano donnacce che tradivano. Il Maestro disse che anche un paio di quelli più discoli che frequentavano la scuola senza profitto erano da sospettare. E dissero che anche il Maresciallo che aveva arrestato il fattore del barone, con l’accusa di rubare il bestiame, era uno di Loro e per questo era stato subito punito e mandato via. Perché quando ci sono i grandi movimenti della storia, si sa, a rimetterci sono sempre i pezzenti - e che quando la storia cammina piano invece i pezzenti si limita a triturare piano, ed è il motivo per cui un pezzente ha poco da studiare la storia. Mentre i poveri che pensano di non essere pezzenti hanno sempre qualcosa da perdere, per cui sono sempre ricattabili.

Sulla Piana che era piatta fino al mare, e deserta come il mare, scese la stagione delle piogge. E con la pioggia sembrò che anche la terra si dovesse tutta sciogliere in argilla e fango. Dopo la stagione delle piogge venne improvvisa la stagione dei fiori. E tutta l’aria ne fu gravida tanto che si soffocava di polline e insetti, e i colori erano così sgargianti che anche gli occhi lacrimavano per l’eccesso di gialli rossi che diventavano amaranto e verdi che esplodevano nel cobalto.

Fu nel silenzio dei grilli che dalle case la gente cominciò a uscire. Silenziosa. La piazza principale del paese, che di solito accoglieva solo i braccianti che speravano d’essere scelti dai caporali per qualche lavoro di fame, cominciò a riempirsi di uomini donne e ragazzini che quel giorno per qualche inspiegabile motivo avevano deciso di non andare a scuola, di bigiare il lavoro. Nell’aria non si sentiva alcun brusio. Il nuovo Maresciallo, chiamato da uno dei suoi uomini, si precipitò fuori a vedere. Terrorizzato, vide tutta quella gran massa. Anche il Prete, avvertito da una solerte prefica, vide la folla e si chiuse bianco come un fantasma in sagrestia. Quando arrivarono camionette e autoblinde, chiamate dalla città vicina, non trovarono in paese nessuno. Non c’era più l’Avvocato, non c’era il barone né il padrone della Fabbrica, non c’era il Prete e neppure il nuovo Maresciallo. Non c’era più un solo abitante, in paese.

Qualcuno disse di aver visto delle tracce di calpestato che tra i campi finiva verso la montagna. Qualcuno, anche in città, si ricordò che da lì, dalla montagna, non era ridisceso nessuno.



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