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Clandestini senza numero di telefono

Per Grace P. e Alessandra C.

di Victor Kusak - mercoledì 28 febbraio 2024 - 602 letture

E una donna inventò il fuoco e lo chiamò ruota
e un maschietto inventò i segni per fare la lista
delle mele che la moglie gli ordinava di rubare
(i maschietti si sa dimenticano facilmente le cose)
e il sacerdote faceva i conti delle avemarie
per rinfacciare al dio la devozione dei beghini
e a tavola si sta composti
con la mano nel coltello per la difesa dell’uomo bianco
al negro non sudano i piedi e al giallo non puzzano le ascelle
dici di adorare i pulcini
e mangi il pollo
dici di adorare i gatti
e fai castrare il micio
dici che mi ami
e sono molto preoccupato.
Il generale chiama la guerra pace
e i morti effetti collaterali
agita la bustina di cocaina in fialetta
e tutti - tutti - battono le mani
la notte l’insegna dell’hotel Europa si spegne
ci sono più clandestini come me che muoiono
nel freddo - le edizioni digitali dei giornali della sera
riscaldano poco. Penso a quante nonne ci vogliono
per fare una torta, quante dita debbono contare
le parole per fare umano un essere.
Mi dai il tuo numero di telefono?


Avvertenza per l’uso: Il testo è pieno zeppo di riferimenti alle poesie di Grace Paley. Potrebbero esserci residui di noci, noccioline, glutine e vaniglia.

Victor Kusak è un poeta clandestino, nato a Odessa. Fa parte del "giro" di Girodivite da sempre. Il testo qui pubblicato nasce da un articolo di Alessandra Calandri.



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