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Le pianure della Rioja sembrano senza fine, le cime innevate all’orizzonte sono sempre lontane, eppure questa è la regione più piccola fra quelle attraversate dal Cammino.

di Antonio Cavallaro - mercoledì 25 agosto 2004 - 5922 letture

Campi da golf nel far west

Le pianure della Rioja sembrano senza fine, le cime innevate all’orizzonte sono sempre lontane, eppure questa è la regione più piccola fra quelle attraversate dal Cammino. La strada piatta, si confonde fra il verde dei campi di grano ed il marrone acceso della terra smossa nei vigneti. I pochi alberi contro l’orizzonte sembrano solo disegnati. A dare profondità ci sono solo le rocce, imponenti rosse e lisce a volte circondano il sentiero regalando l’impressione di trovarsi in mezzo a canyon. Questa è la terra in cui venivano girati gran parte degli spaghetti-western: il buono il brutto e il cattivo, Trinità, Django hanno tutti cavalcato in questo pezzo di Spagna adibito a Far West.

Ti aspetti gli indiani ed invece compare un campo da golf. Un cartello informa i pellegrini che per la loro sicurezza il percorso è stato spostato di un centinaio di metri a causa della costruzione di un opera di urbanizzazione, alla fine della quale l’antico tracciato sarà restituito al pellegrinaggio. Una rete metallica circoscrive il perimetro del cantiere accompagnando il pellegrino lungo la sua circumnavigazione costeggiando l’intero campo da golf. Altri cartelli informano che verranno realizzati albergue privati, piscine e negozi, in mezzo passerà il Cammino di Santiago e i suoi pellegrini. Il campo da golf è l’unica cosa finita in questa oasi in costruzione, la geometrica perfezione del taglio e della cura dell’erba viene sposata all’irregolare forma di alcuni ulivi, messi sul campo in un gioco di apparente disordine, sullo sfondo caterpillar bucano il terreno e camion scaricano materiale sollevando una nuvola di polvere che nasconde gli edifici in costruzione. Ad una estremità del campo tre uomini all’ombra di palme, provano con una mazza da golf in mano, a mandare le palline il più vicino possibile al green dell’unica buca. Niente da fare sono sempre troppo lontani, le palline volano da tutte le parti, qualcuna addirittura oltrepassa la rete di metallo. Uno di loro non riesce a colpire neanche una volta la pallina.

Da sempre il Cammino lungo la sua strada ha dato origine a piccoli borghi tramutatisi poi col tempo in paesi veri e propri. Il mostruoso Giardino dell’Eden che si sta realizzando rappresenta l’attualizzazione di questo processo. L’inevitabile evoluzione di quella che è sempre stata (e senza nessuna colpa) una risorsa, in crescita al crescere del numero dei pellegrini. Questo, come ogni anno il cui 25 luglio (festa di Santiago) cade di domenica, viene proclamato anno giacobeo ed il numero di pellegrini diretti a Santiago aumenta in maniera spropositata, per quest’anno si prevedono almeno 500.000 pellegrini, ma in molti credono che queste previsioni dovranno essere riviste verso l’alto. Ormai sono lontani gli anni in cui il franchismo teneva lontano possibili viandanti, benché l’anno in cui si verificò il minor numero di presenze fu dopo la dittatura: nel 1978 gli albergue del Cammino ospitarono soltanto una settantina di pellegrini. Il Cammino è sempre più conosciuto, sempre più persone vi partecipano ed è addirittura entrato a far parte dei circuiti delle cosiddette vacanze alternative, da atto di fede si sta vieppiù trasformando in fenomeno di costume. E l’occasione è ghiotta. Il solitario commerciante locale con la sua piccola bottega posta all’inizio del paese ha fatto i suoi conti, si è guardato in giro e ha cominciato a fare altri investimenti, e come lui altri, con la non proprio tacita connivenza di amministrazione locale e regionale. Nei centri baciati dalla fortuna di trovarsi lungo la strada, si assiste ad un febbrile proliferare di attività commerciali; bar, ristoranti, hotel attendono sempre più numerosi il passaggio del pellegrino, tutti con un proprio sello da apporre come ricordo e con un proprio arbitrario prezzo da imporre.

S. Domingo de la Calzada ne è un esemplare modello. Unico. Estremo per certi versi, tanto che ormai il suo ricordo mi mette di buon umore. Questo centro deve il nome al Santo, un primitivo ingegnere del XI secolo che per tutta la vita si adoperò per migliorare le locali vie di comunicazione al solo scopo di rendere più agevoli i pellegrinaggi, e al cui intervento sono legati la nascita e lo sviluppo dei limitrofi centri abitati. Il Cammino si pone come ultima e permanente opera di questo benefattore, regalando un continuo e copioso afflusso al paese che non contempla solo i pellegrini. Fedeli a questo secolare insegnamento, ora sono gli uomini d’affari di S. Domingo a vestire i panni dei benefattori, disposti a tramutare perfino l’antico rifugio pellegrino in uno degli alberghi pluristelle della esclusivissima catena alberghiera Parador pur di andare incontro al viandante più esigente e più disperato. Offrendo la possibilità di consumare lauti banchetti da decine di euro a portata in locali in cui ovunque campeggia l’icona del Santo, in cui ogni quadro, arazzo o colonna di pietra ricordi le gesta e la magnanimità di S. Domingo. In questa cittadina la cui bontà del soprannome "la Compostela riojana" io ancor non posso - ma in cuor mio comincio a temere - giudicare, il pellegrino è ben accetto, munito della sua Credencial otterrà comprensione e sconti, il minore dei quali riguarda la sempre affollata cattedrale al cui interno due galline in carne, piume ed ossa fanno rivivere la leggenda di uno fra i più singolari miracoli attribuiti a S. Giacomo: il ritorno alla vita dei polli arrosto! "Santo Domingo la Calzada, donde cantò la gallina después de asada".

Non ci sono neanche albergues privati solo hotel di lusso, pieni di occasionali facoltosi gitanti, giunti fin qui non certamente a piedi ad ammirare le meraviglie monumentali. Come per una beffarda legge del contrappasso l’unico albergue è anche il più brutto fra quelli incontrati. Una enorme locale vuoto con tre lunghe file di materassi messi alla meglio a terra l’uno accanto all’altro. I muri sono pieni di immagini di S. Domingo e Santiago, l’intero Cammino viene ritratto in una mappa che si sviluppa lungo tutte le pareti di quella che doveva essere la palestra di una qualche scuola. Una porta laterale conduce ai servizi e alla lavanderia, un’altra porta, a vetri e più grande, permette l’accesso alla cucina e ad un cortile ove è possibile lavare i piatti e stendere i panni. All’arrivo l’hospitalera non ci ha chiesto soldi, ci ha spiegato che l’albergue è gestito da un’associazione di volontari e che dietro la porta c’è una piccola cassetta per le offerte, se vogliamo, è lì che possiamo lasciare un contributo per la manutenzione e le spese. Non riesco a prendere facilmente sonno quella notte, scomodo ed infreddolito fisso lo sguardo sopra la grande porta a vetri, colorate lucette di natale disegnano la sagoma di S. Domingo che si strappa alla notte per vegliare chi a suoi piedi gia dorme. Come se bastasse definire dei bordi per porre un limite al buio. Per fortuna la luce del sorgere del sole di una altra giornata di cammino e di un altro luogo da raggiungere fa sparire sempre più tutto quanto.

Alte prestazioni

E diceva: "Quando vi mettete in viaggio, prendete un bastone e nient’altro; né borsa, né soldi in tasca. Tenete pure i sandali, ma non due vestiti". Marco 6: 8, 9

Osservo spesso chi come me si è imbarcato in questa impresa. Della maggior parte non ne so niente, di qualcuno ne so qualcosa. Ogni giorno incontro nuovi pellegrini lungo la strada e negli albergues, o perché quel giorno andiamo più veloci o più lenti, o perché si tratta di gente che ha fatto un altro percorso o è partita da un’altra località. A volte mi pongo delle domande su di loro e più o meno lecitamente mi do anche delle risposte qualche volta. Ma da qualche giorno alla mia attenzione si è imposto un aspetto in particolare, apparentemente più banale. In una condizione di necessità, ottimizzare al meglio quello di cui si potrebbe disporre è essenziale. Questa è la semplice ma necessaria deduzione a cui dovrebbe arrivare chi decide di affrontare il Cammino.

Dri - Fit, Storm - Fit, Clima - Fit, Terma - Fit, Gore - Tex; i moderni materiali tecnologici per l’abbigliamento sportivo trovano posto nell’equipaggiamento della maggior parte del pellegrino moderno. La mattina quando noi tutti ci prepariamo alla giornata di cammino, sembra di assistere alla preparazione di una gara delle Olimpiadi. Impermeabili, ultraleggeri, traspiranti, termo - protettivi, resistenti al vento, alla neve, alla pioggia; la tecnologia offre al pellegrino tutto quello di cui può avere bisogno, permettendogli di poter viaggiare innanzitutto in maniera più comoda e leggera, mettendogli a disposizione dei materiali capaci di asciugarsi in brevissimo tempo, nonché capaci di mantenere la temperatura corporea sempre ad un livello ottimale senza lasciar filtrare il freddo e l’umidità o il caldo, nelle giornate più afose.

Per quanto mi riguarda, il solo investimento in questo ambito sono stati soltanto gli scarponi, mentre l’unica peculiarità che ho ritenuto indispensabile per il mio abbigliamento è che fosse "sacrificabile".

C’è chi utilizza degli zaini con particolari alloggiamenti in grado di mantenere l’acqua o le diverse e colorate miscele di sali minerali a temperature ottimali, servendosi al contempo di tubi di gomma che collegano la bocca all’alloggiamento, consentendo al pellegrino la possibilità di dissetarsi senza arrestare la sua marcia. C’è chi si serve di particolari bastoni da sci che all’occorrenza, in presenza di superficie asfaltate, rocciose o particolarmente compatte, si tramutano con l’innesto di speciali piccoli gommosi ammortizzatori in perfetti bastoni adatti per la marcia, consentendone la regolarizzazione del ritmo e conseguentemente un incremento della velocità con un minore dispendio di energia per il povero pellegrino. Noi tre non abbiamo un equipaggiamento per "alte prestazioni" e cerchiamo di arrangiarci come possiamo. L’altro giorno in un pomeriggio infuocato, notavo come non abbiamo neanche qualcosa di modernamente adeguato per ripararci la testa, capace al contempo di fornire una adeguata traspirazione: io ho un cappello impermeabile imbottito ed un passamontagna di lana, Alessandro ha un ridicolo cappello invernale con i copri - orecchie, Luigi si è portato una coppola. Stamattina un uomo sulla cinquantina mi ha superato ammantato in una argentea tuta che lo ricopriva dalla testa ai piedi malgrado la caldissima giornata. Io avevo la testa abbassata per il caldo e la fatica, l’ho visto solo per un momento, quando è passato e ci siamo salutati, poi ho dovuto rimettere gli occhi a terra, sempre più l’ho sentito allontanarsi accompagnato dal ritmico rumore dei suoi bastoni, che è andato scemando: tic - tic, tic - tic, tic - tic, tic - tic, tic - tic, tic - tic, tic - tic, tic - tic, tic - tic…


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