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Avvistato sulle Alpi gigantesco coniglio rosa

Apparizione di un’opera di land art, sulle alpi piemontesi, che ispira inquietudine e un senso di soffice tenerezza.

di Ivan Carozzi - giovedì 29 settembre 2005 - 10390 letture

Immaginate di essere uno di quei tizi con gli scarponcini e lo zainetto che la domenica se ne vanno in montagna a fare escursioni. Immaginate adesso di risalire lungo uno di quei rarefatti sentieri che s’inerpicano fra le nuvole e le Alpi Monregalesi, in provincia di Cuneo. Avete il fiatone, una volta di più vi ripromettete di smettere di fumare, poi, ad un certo punto, come se foste l’eroe di una storia di Miyazaki, vi ritrovate davanti ad un enorme immaginifico peluche, a pancia all’aria, sdraiato sulla cima di un’altura. Restate immobili, come rapiti da un tremore ancestrale, e siete tentati di prendere il telefonino per avvertire il resto del mondo della cosa che vi si è parata davanti.

La cosa, in realtà, è un gigantesco coniglio di stoffa, che misura una quarantina circa di metri e che ha lo stesso colore rosa antico di quella carta igienica ruvida e triste che si trova nei bagni delle stazioni.

Si chiama, semplicemente e in modo un po’ tautologico, Pink Rabbit ed è una creazione del gruppo di artisti viennesi Gelatine, un collettivo che si muove nei territori più estremi e sublimi dell’ironia e del fantastico. Li hanno definiti eredi dell’aktionismus viennese, anche se alla violenza e alla brutalità orgiastica di Hermann Nitsch hanno sostituito un’attitudine goliardica e quasi sempre spiazzante. Nel loro curriculum si legge di un viaggio in stile Hunter Thompson da Las Vegas alla frontiera messicana (poi documentato in un video), della costruzione di un balcone abusivo lungo le pareti a vetri delle Twin Towers, quando ancora esistevano, e infine della realizzazione, a Salisburgo, di una dispettosa fontana umana che al posto di acqua zampilla minacciosi e acrobatici getti d’urina. Che cosa significhi invece questa gigantesca opera di land art, non è dato saperlo. Sul sito dei gelatine (www.gelitin.net) si può scaricare un press text, anche in italiano, redatto in modo volutamente infantile e sgrammaticato, tutto il contrario dello stile sorvegliatissimo dei normali comunicati stampa.

Il grande coniglio, che potete circumnavigare con una passeggiata di un quarto d’ora, può essere visto, nella sua interezza, soltanto da un punto di vista aereo (dall’elicottero, dal satellite), come i grandi disegni nella pianura di Nazca in Perù, che si dice fossero una sorta di codice per comunicare con gli dei. Dalle cuciture sul fianco sinistro dell’animale, poi, scoprirete che si apre una ferita, dalla quale rotolano sull’erba le interiora di stoffa. Che cosa dica questa ferita, sul corpo innocente di un peluche, che cosa evochi e rappresenti, questo sta a voi stabilirlo. A me viene in mente la scuola di Beslan. Il Pink Rabbit è stato realizzato grazie all’ostinazione della galleria d’arte genovese Pink Summer, dopo che il progetto era stato presentato e poi rifiutato da una delle commissioni per Genova 2004.

L’opera, che si trova nella località di Artesina, in provincia di Cuneo, è stata inaugurata venerdì 18 settembre alla presenza del sindaco di Frabosa Sottana, della banda del paese e con una memorabile distribuzione di polenta offerta da un gruppo di volontari.

Qui ad Artesina, dove l’inverno si anima una piccola stazione sciistica nata negli anni ‘70, tra non molto inizieranno a cadere i primi fiocchi di neve. Cominceranno a sferragliare, nel silenzio ovattato delle valli, i cavi e i tralicci degli impianti di risalita. Il coniglio, così, si lascerà interamente ricoprire da un lenzuolo di neve e aspetterà nel sonno il ritorno della primavera. Per volontà degli stessi Gelatine, infatti, la scultura non verrà rimossa e resterà lì fino a quando non verrà mangiata da altri animali e consumata dalle intemperie.

La leggenda del coniglio rosa, intanto, ha già cominciato a girare. Gli esseri umani hanno sete di meraviglioso, si sa, e il sito dei Gelatine, giusto qualche giorno fa, come in un happening involontario, è collassato sotto l’urto informatico di oltre duecentomila contatti.


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