vogliamo anche le rose

di Pina La Villa - mercoledì 19 novembre 2008 - 7743 letture

Alina Marazzi

Alina Marazzi è regista di documentari singolari e molto peculiari, caratterizzati da una forza poetica ed empatica che è tanto più forte quanto più attinge alla realtà, informata dalla singolarità del suo punto di vista e dalla sapienza di montaggio. Ha lavorato per documentazioni televisive e come aiuto regista per il cinema, principalmente con Giuseppe Piccioni. Ha collaborato con lo Studio Azzurro sia su progetti cinematografici che installazioni. Tra le altre attività ha tenuto laboratori audiovisivi all’interno del carcere di San Vittore a Milano e per due anni ha lavorato all’interno del progetto Fabrica con la direzione artistica di Godfrey Reggio. Si è segnalata all’attenzione della critica e del pubblico internazionale con il suo primo film documentario Un’ora sola ti vorrei presentato al Festival di Locarno nel 2002, per la produzione indipendente Venerdì e Bartleby Film [http://www.unorasola.it], con cui ha vinto numerosi premi internazionali, tra i quali: premio per il miglior documentario al Festival di Torino 2002 e al Newport International Film festival (2003), e la menzione speciale della giuria al Festival di Locarno 2002 e al Festival dei Popoli di Firenze 2002. Il film, per la sua peculiarità, ha avuto una grande circolazione presso pubblici diversi e particolarmente interessati. Una versione in DVD è stata distribuita in libreria per le ed. Feltrinelli, corredata dal testo in cui la regista racconta le sue motivazioni, le diverse fasi della realizzazione e le scelte di produzione. Nel 2005 ha realizzato Per sempre sulla vita di alcune comunità di suore di clausura nella nostra contemporaneità. Nel 2007 Vogliamo anche le rose è stato presentato al 60° Festival di Locarno ed è uscito in programmazione nelle sale nel marzo 2008 http://www.vogliamoanchelerose.it/ Il film raccoglie le voci in soggettiva di 3 donne attraverso i loro diari (dagli Archivi di Pieve Santo Stefano), montate alle immagini di film underground coevi, d’archivio e di fondi privati per raccontare quella rivoluzione vissuta e realizzata dalle donne negli anni 60-70 ...

Vogliamo anche le rose

Un racconto della rivoluzione incruenta delle donne in Italia negli anni 60-70 dalla stessa regista di Un’ora sola ti vorrei singolare per la forza ed autenticità delle emozioni che sa raccontare, l’esercizio sottile dell’ attenzione, la sapienza del montaggio lavorato insieme con Ilaria Fraioli.

Il nuovo documentario di Alina Marazzi Vogliamo anche le rose è in programmazione al Cine-Teatro Alkestis di via Loru 31 a Cagliari. Presentato in occasione del 60° Festival del cinema di Locarno nell’estate scorsa, è uscito il 7 marzo in 20 copie nella maggiori città italiane. La circuitazione dei documentari è forse l’aspetto più debole della filiera cinema. Permettere l’uscita a Cagliari di Vogliamo anche le rose è un atto di coraggio di Roberto Podda, esercente e distributore, che ha accolto la richiesta dei Circoli del cinema Tina Modotti e Alice Guy di poter vedere il film in contemporanea nazionale (dalla presentazione in sala di Alessandra Piras < http://www.alessandrapiras.it/>)

In Vogliamo anche le rose Alina Marazzi rievoca l’Italia della rivoluzione sessuale e del femminismo da metà degli Anni ’60 al 1977. Con il suo montaggio sapiente raccoglie alcune voci diaristiche di esistenze individuali di donne (tre in particolare i diari provenienti dall’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano, rielaborati con la collaborazione della scrittrice Silvia Balestra) che monta con materiali visivi da film sperimentali o in super8 (di Adriana Monti, Loredana Rotondo, Alfredo Leonardi, Alberto Grifi, etc), immagini di repertorio degli anni compresi tra il ‘67 e il ’79 (Teche Rai, Cineteche varie, etc) e fondi privati (Clelia Pallotta, Franca Zacchei, Anna Bottesini, fam. Summaria e Giorgio Magister). Non mancano lettere e conversazioni, foto dell’epoca, riviste e fotoromanzi: occhio al fotoromanzo con Paola Pitagora per la liberalizzazione della pillola (quando la pillola anticoncezionale in Italia era considerata crimine contro la stirpe. Chi se lo ricorda?) Le tre storie individuali raccontate sono vissute a Roma: Anita, Teresa e Valentina, scrivono le loro memorie nel 1967, nel ’75 e nel ’79. Anita viene da una famiglia borghese, si sente stretta nelle maglie dell’educazione cattolica impartitale dai suoi genitori e si iscrive all’università proprio quando stanno esplodendo i fermenti del ’68. Teresa viene a Roma da un paesino della provincia di Bari per sottoporsi a un aborto clandestino. Infine, Valentina, è una ragazza politicamente attiva che frequenta il collettivo a via del Governo Vecchio. Prestano loro la voce tre attrici, Anita Caprioli, Teresa Saponangelo e Valentina Carnelutti, ma i volti sono quelli di ragazze dell’epoca… Sono voci singolari, frammenti di immagini e di vite che dal quotidiano privatissimo si fa coro e collettiva esperienza ed esigenza di rivoluzione e di coscienza. Quella che è stata la più incruenta delle rivoluzioni, operata dalla donne in quegli anni ed entrata capillarmente nella società per diventare costume diffuso. Avevamo creduto che fosse senza possibilità di ritorno indietro! Questo film si offre come bella occasione – come spesso l’arte può fare quando sa mettersi in colloquio di verità col reale – per riparlare del senso dei costumi e degli immaginari, riportando attenzione al passato prossimo di casa nostra, nelle strade e nelle case e nelle coscienze e riguardarci nel presente che siamo. "Ho voluto ripercorrere la storia delle donne tra la metà degli anni 60 e la fine degli anni 70 per metterla in relazione, a partire dal ’caso italiano’, con il nostro presente globale, conflittuale e contraddittorio. Con l’intenzione di offrire uno spunto di riflessione su temi ancora oggi parzialmente irrisolti o addirittura platealmente rimessi in discussione… Di quanto esigeva il celebre slogan Vogliamo il pane, ma anche le rose, con cui nel 1912 le operaie tessili marcarono con originalità la loro partecipazione a uno sciopero di settimane nel Massachusetts, forse il necessario, il pane, è oggi dato per acquisito. Ma le donne si sono battute per un mondo che desse spazio anche alla poesia delle rose. Ed è una battaglia più che mai attuale…" dice Alina Marazzi nelle sue note di regia. Segnaliamo una bella e lunga intervista rilasciata da Alina Marazzi a Cristina Piccino dal titolo "Donne più che in rivolta" pubblicata su Alias di sabato 1 marzo/inserto de Il Manifesto e la pagina del magazine DeA http://www.donnealtri.it/reale-virtuale/210-vogliamo-anche-le-rose—br-film-a-bassa-ideologia.html ed una puntuale e partecipata recensione di ELLExERRE, dal Magazine ServerDonne http://www.women.it/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=420&Itemid=83

I materiali del film:

I Diari di Anita, Terese e Valentina provengono dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale Pieve Santo Stefano.

I film underground citati sono:

"X chiama Y" di Mario Masini "Anna" e "Festival del proletariato giovanile al Parco Lambro" di Alberto Grifi "Se l’inconscio si ribella" di Alfredo Leonardi "D - non diversi giorni.." di Anna Lajolo e Guido Lombardi "Il piacere del testo", "Il filo del desiderio", "Ciclo continuo", "Bagagli" di Adriana Monti animazioni di Giulio Cingoli - Studio Orti "Curiosità" e "La ragazza ideale" di Nino e Alfredo Pagot "Cenerentola" di Pino Zac "L’amore in Italia" di Luigi Comencini

I Materiali d’archivio sono tratti da: Archivio filmati storici Studio Moro Cineteca di Bologna Fondazione Cineteca Italiana Archivio privato Ranuccio Sodi, Show Biz, Milano Cinefiat, Torino Aamod Teche Rai - Rai Trade Cineteca del Friuli Cineteca Nazionale Fondo privato Franca Zacchei Fondo privato Clelia Pallotta Fondo privato Famiglia Summaria Fondo privato Anna Bottesini Fondo privato Giorgio Magister

il sito ufficiale del film http://www.vogliamoanchelerose.it/


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