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Giro96
Movimento
Faber-Castell, la favola moderna della matita
Riforestazione in Brasile, diritti
sociali per i dipendenti. La
multinazionale punta sull'accordo con ambientalisti
e sindacati
Dal «sandwich» rudimentale alla Perfect
pencil in argento. I mercatini di
Norimberga, la battaglia per difendere il marchio.
La storia della matita
apprezzata da Greenpeace e IG Metall
ANTONIO SCIOTTO
In principio era un sandwich, due pezzi di legno
imbottiti con la grafite.
La prima matita «industriale» nasce
dalle mani di Kaspar Faber, ebanista di
Norimberga, in Germania. Siamo nel 1761, e la
moglie di Kaspar andava in
giro per i mercatini, cercando di vendere le sue
matite. Nel corso
dell'Ottocento, è Lothar Faber a lanciare
la tipica matita esagonale e a
dare un respiro internazionale all'azienda: acquisita
una riserva di grafite
in Russia, vengono aperte le prime filiali a New
York, Londra e Parigi. La
matita si globalizza, e comincia l'ascesa sociale
dei Faber. Diventati
nobili per decisione dei sovrani di Baviera, i
Faber sono i primi a condurre
in Germania una guerra per la protezione dei prodotti:
sempre più
concorrenti, infatti, imprimevano l'ormai famoso
marchio sulle proprie
matite. Lothar ottiene una legge in difesa del
marchio, mentre a fine
Ottocento la baronessa Ottilia sposerà
un membro della famiglia
aristocratica dei Castell, dando con questo matrimonio
origine al brand
Faber-Castell. Il conte Anton Wolfgang von Faber
Castell è venuto in questi
giorni in Italia per inaugurare il settimo «shop
in shop europeo» -
all'interno della Cartotecnica Romana di Via Frattina,
a Roma - dove viene
lanciata la nuova linea lusso. Tra le altre, la
«Perfect pencil», su un
modello originale ottocentesco, in legno pregiato,
cappuccio d'argento,
gommina e temperamatite incorporato.
Ma dietro le matite ci stanno gli
uomini che le costruiscono, e gli alberi
che vengono tagliati. L'azienda rispetta diritti
sociali e ambiente?
L'impegno c'è, certificato anche da insospettabili
associazioni
ambientaliste come Greenpeace, e sindacati come
la tedesca IG Metall.
Greenpeace ha incluso la Faber-Castell nella lista
delle aziende «buone»,
quelle che rispettano l'ambiente. Il motivo, la
riforestazione messa in atto
dall'azienda tedesca in Brasile. Negli stabilimenti
produttivi del paese
sudamericano, infatti, a Sao Carlos e Prata, vengono
prodotte ben 1 milione
e mezzo di matite sulle 1.800.000 complessive
sfornate dalla multinazionale
ogni anno. Vengono piantati annualmente circa
un milione di semi che
assicurano un continuo rifornimento di alberi,
generando così 20 metri cubi
di legname all'ora. Nel 1999, le piantagioni di
Prata hanno ottenuto la
certificazione del Forest Stewardship Council
(Fsc). Per colorare il legno
non vengono utilizzati solventi tossici ma vernici
a base di acqua, più
sicure anche per i bambini che mordicchiano le
matite. E così l'azienda ha
rappresentato gli industriali tedeschi alla conferenza
mondiale
sull'ambiente di Johannesburg.
I Faber-Castell hanno avviato progetti
innovativi nel campo sociale già
nell'Ottocento: costruzione di scuole e appartamenti
per i dipendenti, una
copertura sanitaria, un asilo nido per i figli
dei lavoratori. Nel 2000 è
stata firmata con il sindacato tedesco IG Metall
la prima Carta sociale
nell'ambito dei produttori di articoli per la
scrittura: la Faber-Castell
deve rispettare nei propri stabilimenti - 369
milioni di euro di fatturato,
15 sedi produttive nel mondo, 18 filiali internazionali,
5 mila dipendenti -
le condizioni di lavoro previste dalla norma internazionale
SA8000 e
dall'ILO. No dunque al lavoro forzato, al lavoro
minorile e alle
discriminazioni; pari opportunità per tutti
i lavoratori, diritti sindacali,
condizioni di sicurezza e igiene, garanzia di
un minimo salariale. Ogni due
anni, IG Metall e Ifbww (federazione mondiale
dei lavoratori del legno)
compiono ispezioni nelle fabbriche della matita.
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supporto del sito www.censurati.it <http://www.censurati.it>
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