Uno sguardo alle primarie americane
A parole tutti sembrano essere “americani”, ma nei fatti si cerca di essere sempre italici. Il caso delle primarie
- Primarie
Sull’argomento delle primarie un po’ tutti si sono messi a fare “disinformazione”. Mi riferisco al ceto politico e al giornalismo.
I primi ne hanno spesso parlato a sproposito senza avere alcuna nozione in merito. Forse per nascondere un vero deficit di democrazia?
I secondi ne hanno discusso in termine piuttosto fumosi senza rendere un servizio di concreta informazione.
Se permettete vi invito a un viaggio alla scoperte delle primarie americane, ossia le “primary election”.
A. Prima di tutto definiamo cos’è una “primary election”. Per “primary election” si intende una votazione effettuata da un certo numero di elettori appartenenti a un territorio, ossia “jurisdiction”. Queste elezioni sono il pro-dromo a un altro tipo di elezioni: le “nominating primary”. In altre parole, le primarie sono un metodo utilizzato dai partiti politici americani per decidere chi li deve rappresentare alle elezioni generali, altrimenti “general election”.
B. Il primo passo è rappresentato dall’iscrizione alle liste elettorali presso un solo partito. Solo così si ha diritto a partecipare in quanto elettore alle “primary election”. Ci sono due possibili status: aderente al partito o indipendente. L’iscrizione, qualsiasi sia la qualifica scelta, non obbliga certamente il cittadino a votare per il partito presso il quale si è iscritto. Permette, invece, la possibilità di partecipare alle primarie del partito prescelto.
C. La seconda fase vede la presentazione delle candidature. A tal proposito le primarie hanno un carattere generale in quanto oltre al procedimento di scelta per il candidato alla Casa Bianca, si scelgono, anche, i candidati per le assemblee legislative statali (cioè di un ben preciso stato) e federali (cioè della Camera dei Deputati e del Senato). Questo perché il sistema elettorale americano è il maggioritario a turno unico. In una sola giornata di elezioni “primarie” vengono eletti tutti i candidati per le diverse cariche succitate.
D. La terza fase coincide con l’effettuazione delle primarie. Le modalità di svolgimento cambiano da partito a partito, da stato a stato e, anche, in riferimento alla tipologia della carica. Normalmente la prassi vuole che si siano consolidate le seguenti modalità:
1. “Closed” = Possono votare solo se sono aderenti al partito dove essi intendono svolgere il diritto di elezione. Gli indipendenti non sono ammessi;
2. “Semi-Closed” = Possono votare anche gli indipendenti a patto che rendino manifeste le loro intenzioni di voto il giorno stesso delel elezioni;
3. “Open” = Un elettore può votare anche nel seggio di un partito dove non si è registrato. Quando l’elettore non si iscrive prima delle elezioni la procedura si chiama pick-a-party primary in quanto esprime il suo voto e si iscrive lo stesso giorno delle elezioni;
4. “Semi-Open” = L’elettore può esprimere il voto come vuole, ma deve indicare per quale tipologia di elezione intende partecipare (primarie per le presidenziali, primarie per le elezioni stali oppure primarie per le elezioni federali);
5. “Blanket” e “Run-Off” = Modalità di voto presenti in alcuni stati e che servono a concentrare il voto su due soli candidati potenziali;
6. “Caucus” = “Caucus” è una parola di origine indiana che significa assemblea. Non si applica in questo caso il sistema una testa un voto. Ogni “caucus”, comunità, esprime un certo numero di voti, che di solito è pari al numero di iscritti. I candidati, però, riceveranno tutti i voti di ogni “caucus” a seconda di quale candidato sia stato il più votato in quel determinato caucus. Il voto non è a scrutinio segreto, ma palese. Gli iscritti si riuniscono in una sala. Al centro si pongono gli "indecisi", gli altri, invece, si dispongono in varie parti della sala dividendosi a gruppi di "sostenitori" dei vari candidati. In base ai discorsi e alle relazioni dei "sostenitori" dei vari candidati, gli "iscritti" si spostano da un "angolo" all’altro della sala a seconda di come decidono di schierarsi. Al termine della riunione i "voti" del “caucus” saranno attribuiti al candidato che nel proprio "angolo" avrà raccolto il maggior numero di "iscritti";
7. “Convention” = Si riuniscono i sostenitori di un partito e in quell’occasione si sceglie, attenzione, soltanto il candidato alle presidenziali. L’organizzazione di tale evento parte dal presupposto che si sono svolte a livello di ogni stato delle elezioni dove sono stati nominasti un certo numero di rappresentanti alla “Convention”. Il criterio usuale per determinare il numero di rappresentanti che ogni stato ha è l’importanza demografica.
Non vi sorge il sospetto che le primarie organizzate qui siano una denominazione fuorviante?
Infatti, c’è un passaggio che definisce democratico il sistema americano e non-democratico quello italiano. In America non sono i candidati a dover raccogliere le firme per presentarsi. Ci pensano i partiti ad attivare i loro uffici elettorali. E dopo chi vuole partecipare come elettore passivo avanza la sua candidatura. Invece, in Italia avviene l’esatto contrario con il risultato che il candidato alla disperata ricerca di chi lo debba appoggiare corre il rischio di imbarcare referenti “interessati” che lo costringeranno a compromessi.
Questo, forse, determinerà la staticità operativa del nascente Partito Democratico.
Riferimenti bibliografici:
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• Kendall, Kathleen E. Communication in the Presidential Primaries: Candidates and the Media, 1912-2000 (2000);
• Palmer, Niall A. The New Hampshire Primary and the American Electoral Process (1997);
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• Ware, Alan. The American Direct Primary: Party Institutionalization and Transformation in the North (2002), the invention of primaries around 1900.
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