Trattori a trazione chimica? no, grazie!

La vera agricoltura è nell’alleanza tra consumatori e agricoltori, per la protezione della salute umana. Importiamo prodotti agricoli altamente inquinati.

di Luigi Boggio - mercoledì 28 febbraio 2024 - 1460 letture

Trattori o non trattori, ma non tutti dicono la verità sulla Pac in particolare la Lega e Fratelli d’Italia e quasi tutte le associazioni agricole prima fra tutte la Coldiretti. La politica agricola europea dopo i vari incontri con i governi dei vari Stati e le associazioni agricole è approdata al Parlamento europeo per l’approvazione. La Lega e Fratelli d’Italia hanno votato a favore, convinti della bontà del provvedimento. Che ora il ministro Lollobrigida e quello ombra Ettore Prandini della Coldiretti vengano a dirci che il piano va rivisto. Viene da chiederci: dove erano? A spasso per Bruxelles come l’altro giorno per farsi vedere sorridenti e accoglienti in mezzo agli agricoltori della Coldiretti, mentre altri produttori in modo autonomo manifestavano sotto il Palazzo del governo della regione siciliana.

Una regione sempre più allo sbando con il governo Schifani e gli alleati che pensano alla spartizione di tutto quello che può essere spartito. Hanno iniziato con la nomina dei manager delle aziende ospedaliere per proseguire verso altri enti regionali che non sono pochi. Dell’agricoltura però nessuno se ne occupa forse quando ci sarà la lottizzazione dei consorzi di bonifica e dell’istituto vite e vino di Trapani.

A mio modesto parere non è la scelta ambientalista o il minore consumo di chimica che andrebbe rivista negli indirizzi della politica agricola comunitaria, ma si dovrebbe fare in modo di fermare l’import sleale. Per questo ci vorrebbe una precisa volontà politica della Commissione e del Parlamento per mettere ordine alle importazioni di prodotti non sempre salubri o coltivate con lo sfruttamento del lavoro minorile per il rispetto del principio di reciprocità. Un principio che salvaguardi la salute dei consumatori e, nel contempo, tuteli le nostre aziende agricole dal rischio di concorrenza sleale.

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mela avvelenata

Andando al mercato capiamo in rapporto ai prezzi i prodotti che arrivano dall’estero e quelli di prossimità. Un esempio sui carciofi egiziani e quelli della piana niscemese. Per gusto e salubrità non c’è paragone anche se i nostri produttori fanno meno uso di chimica come nell’uva da tavola o nelle mele. La chimica non si capisce che non può sorreggere il comparto dell’ortofrutta per una svolta green e ambientale necessaria per venire incontro alla crescente sensibilità dei consumatori. Ma si deve pagare di più se non vogliamo ancora sulle nostre tavole una miscela di chimica al glifosato.

Il grano canadese viene trattato con una miscela di glifosato come le lenticchie. Il riso asiatico viene coltivato utilizzando il triciclazolo. Il pomodoro cinese non si conosce la miscela di chimica che utilizzano. Le nocciole turche sono piene di aflatossine cancerose. Le mele brasiliane contengono una miscela di pesticidi da noi vietati. I limoni argentini vengono coltivati utilizzando il propiconazolo. Dulcis in fundo, le arance egiziane, nostri diretti competitor, sono state segnalate tracce di clorpirifos. Un quadro allarmante che, per una reale svolta, bisogna costruire un’alleanza tra i produttori e i consumatori, quello che sino ad oggi non c’è stato.


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