Scampato pericolo

Renato Schifani voleva l’ex sindaco di Palermo, Diego Cammarata, per sistemare i conti degli Enti locali.

di Adriano Todaro - martedì 3 luglio 2012 - 2420 letture

L’uomo giusto al posto giusto poiché a Palermo ha lasciato non un buco di bilancio ma una caverna. Criticato da più parti, Cammarata rinuncia ma si dice disponibile a lavorare gratuitamente. E’ questo che ci preoccupa.

Un uomo, uno specialista. Un uomo che difficilmente qualcuno lo potrà mai eguagliare. Un uomo contro gli sprechi degli Enti pubblici. L’uomo giusto al posto giusto. Nome: Diego. Cognome: Cammarata. Classe: 1951. Professione: ex sindaco. Professione attuale: disoccupato.

La domanda ora che ci facciamo è la seguente: può uno specialista come l’ex sindaco di Palermo restare disoccupato? Certo che no. In questa italietta che non premia mai le qualità, le professionalità, finalmente un disoccupato è ripescato, portato a Roma con un incarico prestigioso. Altro che i 145 lavoratori Fiat riassunti per ordine della magistratura. Avevamo rischiato di perderlo Cammarata e già lo vedevamo partire per l’estero con una valigetta piccola piccola perché il suo sapere era tutto nella sua testa ben pettinata. Lì avrebbe venduto la sua intelligenza a qualche governo straniero, avrebbe messo a disposizione la sua specialità, quella di fare i buchi.

No! Diego non usa il trapano per fare i buchi. Non fa il meccanico. Lui è uno specialista dei buchi di bilancio, un vero esperto. Ma prima di parlarvi della sua specialità, voglio subito farvi sapere chi è stato a pensare a Diego e alle sue indubbie capacità bucaiole. Si tratta nientepopodimenoche della seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani. Da quando il suo principale gli ha ordinato di tagliarsi il riportino, si sente la testa più leggera e ogni tanto se ne esce con qualche idea di cui si meraviglia lui stesso. Ultimamente, ad esempio, mentre si preparava per volare a Roma, aveva fatto sapere a sua moglie che era intenzionato a diventare presidente.

La moglie è ormai abituata a queste sparate e con dolcezza gli aveva sussurrato: “Caro, forse non te ne sei accorto, ma sei già presidente”. Lo Schifani si era adombrato e, come gli accadeva spesso, aveva pensato che la moglie non lo comprendesse più come una volta: “Ma cosa hai capito! Io intendo diventare presidente della Repubblica”. D’altronde, aveva continuato il presidente in pectore, “Cosa ha Napolitano che io non abbia? Anch’io so telefonare, anch’io posso raccomandare, anch’io ho problemi di comunicazione con i giudici di Palermo, quindi…”.

La moglie lo guardava in tralice. Poi aveva fatto presente che non era corretto nei confronti del suo principale e mentore, l’omino gonfio e marrone che da un ufficietto palermitano l’aveva messo nell’ufficione del Senato. Ma quello Schifani non voleva sentire ragione: “Berlusconi è finito. Rappresenta il vecchio. Io sono il nuovo, me l’ha detto anche un cervello pensante come il cugino di Ignazio, quello là… come si chiama… ah sì, Maurizio. E poi, diciamolo sino in fondo: Berlusconi con il bunga bunga si è giocato tutto. A me il bunga bunga mi fa un baffo”.

La moglie l‘aveva interrotto e lo aveva guardato con commiserazione: “Questo è sicuro!”. “Che cosa vuoi dire?”, aveva domandato il Renato detto Schifani. “Nulla… dai che fai tardi e perdi l’aereo”.

A Roma questo talent scout non aveva avuto più tempo né di pensare alla frase subdola della moglie e neppure alla presidenza della Repubblica. Assorbito com’era da lavoro, si era dovuto interessare dello spending review degli Enti locali, cioè delle soluzioni per risanare i conti e tagliare gli sprechi. Doveva assolutamente trovare la persona giusta e competente e così aveva nominato Diego Cammarata che casualmente è di Palermo come Schifani e sempre casualmente l’aveva imposto come sindaco di Palermo. Ancora casualmente, poco tempo fa, aveva partecipato alle nozze della figlia dell’ex sindaco.

Che Diego sia uno specialista è fuori di dubbio. Lui non fa i buchi, ma i buconi, le caverne. A Palermo ha lasciato un buco da centinaia di milioni di euro. Ma è anche uno che sa spendere con oculatezza e che non guarda in faccia a nessuno. A un certo punto, a Palermo, si dovevano assumere 110 autisti di pullman. Requisito principale, ovviamente, la patente. Diego, però, non ha sottilizzato troppo e li ha assunti anche senza patente. Così non ha fatto discriminazioni. Poi ha dato 120 milioni di euro alle autorità portuali per avere in concessioni delle aree. Bel colpo! Soltanto che il buon Diego con tutto quello che aveva da fare non si è accorto che quelle aree erano già del Comune. Un’altra volta ha preso un dipendente comunale, forse particolarmente aitante, e l’ha nominato, all’istante, skipper della sua barca.

Come vedete uno sveglione, con molto senso dello Stato su cui Guardia di finanza e magistratura stanno indagando. Con lui Palermo è diventata la città spazzatura, anche se ha 500 spazzini più che Torino e anche dal punto di vista culturale l’ex sindaco ha lasciato un segno indelebile: infatti, sono stati chiusi tutti i teatri cittadini. Un tipo anche precisino questo siciliano, al punto che la sua Giunta aveva fatto una delibera dove, con grande precisione, s’indicava a quale altezza bisognava potare le piante: esattamente a 249 centimetri. Non uno in più perché da 250 centimetri in poi, era appannaggio degli operai del settore “Ville e giardini”.

Potevamo farcelo scappare uno così? Potevamo far fuggire all’estero questo cervello? No di certo. Ci ha pensato il presidente del Senato a chiamarlo a Roma per sistemare gli sprechi degli Enti locali.

Un Paese diretto da queste aquile non fallirà mai. A proposito. Sarà un caso che a Palermo il palazzo comunale si chiami Palazzo delle Aquile?

P.S. ̶ Apprendiamo all’ultimo momento che, a seguito di numerose critiche, Diego Cammarata ha rinunciato all’incarico ma che è disposto a lavorare gratuitamente per sistemare i bilanci e mantenere l’incarico di consulente al Senato. E’ proprio questo che ci preoccupa. Infatti, i disastri si fanno anche gratuitamente.


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