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Racconti ischitani (ragazzo di strada 16)

di junior - giovedì 5 giugno 2008 - 4139 letture

Silvia era seduta di spalle. Stava guardando la televisione. Abbassò il volume. Si passò la mano tra i capelli. Alessio cominciò a sorseggiare il suo drink. La bevanda analcolica aveva un sapore di ciliegia.
- Perchè sei venuto...? - chiese lei senza rivolgergli lo sguardo.
- Avevo voglia di parlare con qualcuno... - rispose lui.
- Parla pure... - continuò la padrona di casa - qualcuno ti ascolta... - L’ingegnere sedette accanto a lei sul divano.
- Credo di essermi innamorato... - aggiunse spostando gli occhi al liquido rossastro del bicchiere. Silvia si alzò in piedi con un movimento rapido e deciso. Raccolse il pacchetto delle sigarette dal bordo del tavolo. Ne estrasse una. La strinse tra le labbra. Fece scivolare il polpastrello sull’accendino. L’accese. Inspirò profondamente. Attese che la nicotina le ustionasse la trachea prima di lasciarla uscire in una nuvola asimmetrica.
- A giudicare dal tono... - osservò lei facendo una pausa - sembra una confessione. - Alessio le rivolse uno sguardo intenerito.
- Ho capito... - esclamò prima che potesse replicare - Per te sono solo un’amica. Peggio...una confidente. Noo...noooo...peggio ancora...sono la tua complice. - Alessio poggiò il bicchiere sul tavolino basso. La raggiunse. Cercò di abbracciarla.
- Lasciami... - urlò Silvia senza riuscire a trattenere le lacrime - Non voglio essere tua amica. Non voglio...non voglio... - Alessio le allungò le braccia attorno alla vita baciandola sul collo.
- Noooo, noooooo...lasciami...lasciami... - Silvia cercò di liberarsi.
- Aspetta... - disse Alessio - aspetta. Devo spiegarti... -
- Non c’è niente da spiegare... - ripetè allontanandosi di qualche passo. Cominciò a singhiozzare. Il suo era un pianto disperato, quasi infantile. L’ingegnere raggiunse il divano. Sedette. Spense il televisore. Rimase in silenzio. La segretaria si era avvicinata alla finestra. Stava guardando fuori. Sembrava assorta.
- Chi è...? - chiese la donna.
- Si chiama Alessandro... - rispose lui senza aggiungere altro. Silvia si voltò in direzione dell’uomo. L’amico incrociò lo sguardo di lei. Aveva un’espressione di sbalordimento. Avrebbe voluto rassicurarla. Rimase in silenzio. Silvia si allontanò in direzione del corridoio. Alessio estrasse il cellulare dalla tasca della giacca. Compose il numero del collaboratore.
- Arrivo con un’ora di ritardo... - disse - Avvisa i clienti. - Attese qualche istante. Si alzò in piedi. Uscì dal salone. Chiamò l’amica ad alta voce. La donna si era chiusa nel bagno. Bussò con la mano sulla porta. Nessuno rispose. Si sentiva l’acqua scorrere nella vasca.
- Silvia...Silvia... - chiamò ancora Alessio - Apri la porta. Parliamo... -
- Vattene via... - urlò lei dall’interno - Vattene...viaaaaa... -
- Stai bene...? - chiese lui.
- Vatteneeeeeeeee... - urlò più forte.
- Ti aspetto allo studio... - rispose l’ingegnere.
- Vatteneeeeeeeeeee... - gridò ancora Silvia - viaaaaa... -
- D’accordo...d’accordo... - rispose l’uomo - me ne vado. Me ne vado...- Uscì dall’appartamento. Scese le scale a passo svelto. Al piano terra incrociò un inquilino. L’anziano gli chiese una sigaretta. Alessio prese il pacchetto dalla tasca dei pantaloni.
- Sono la mia marca preferita... - esclamò Giulio.
- Prendi pure il pacchetto...- disse l’ingegnere.
- Oh no..no..non posso accettare... - osservò lui.
- Certo che puoi... - aggiunse Alessio allontanandosi in direzione dell’ingresso principale - E’ un regalo. - Uscì in strada. Raggiunse la macchina. Salì a bordo. Allacciò la cintura di sicurezza. Accese il motore. Si avviò in direzione di Ischia Porto.

- Che succede...? - chiese l’ingegnere al collaboratore venutogli incontro nel parcheggio.
- Abbiamo un controllo... - rispose il giovane.
- Che controllo...? - domandò Alessio chiudendo la portiera.
- C’è la Guardia di Finanza nello studio... - spiegò lui - Ho chiamato il commercialista. Sta arrivando. -
- Bravo... - continuò l’uomo - Adesso vai a prenderti una camomilla al bar. - Il pomeriggio trascorse velocemente. Terminate le verifiche, Alessio accompagnò i militari in strada. Si salutarono. Rientrò in ufficio. Guardò l’orologio sulla parete. Era tardissimo.
- Prova a farmi la domanda...- disse l’ingegnere al giovane praticante.
- Quale domanda...? - chiese lui.
- Quella che avresti voluto farmi già da qualche ora... - Il giovane ebbe un attimo di esitazione. Mise le mani in tasca. Si guardò le scarpe come se volesse accertarsi che fossero ancora al proprio posto.
- Silvia non è venuta... - rispose sollevando il capo.
- Esatto...- esclamò Alessio dandogli una pacca sulla spalla -Chiudi tutto. Me ne vado. Sono stanco. Ci vediamo domani. -
- Buonanotte ingegnere... - aggiunse lui.
- Buonanotte... - ripetè l’ingegnere. Uscì in fretta. Raggiunse la macchina. Si diresse verso Casamicciola-Terme. La radio stava trasmettendo il notiziario serale. Il cellulare cominciò a squillare. Guardò il numero. Era Alessandro.
- Pronto... - disse.
- Dove sei...? - chiese il ragazzo.
- Per strada... - rispose l’ingegnere - E tu...? -
- A casa... - continuò lo studente - Mi annoio. Vogliamo vederci...? -
- Scendi... - disse l’uomo - Ti raggiungo tra quindici minuti esatti. -
- Ricevuto... - aggiunse il ragazzo interrompendo la conversazione.

continua...

Angela Colella


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