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Racconti ischitani (ragazzo di strada 10)

di junior - sabato 12 gennaio 2008 - 4552 letture

Alessio accostò al marciapiede con una manovra disinvolta. Frenò bruscamente. Il terriccio sull’asfalto bagnato fece slittare le ruote. La berlina scivolò per qualche metro fermandosi contro un contenitore dell’immondizia. Alessandro corse verso di lui.
- Tutto bene...? - chiese il ragazzo. L’ingegnere abbassò il finestrino. Slacciò la cintura di sicurezza. Gli rivolse lo sguardo.
- Benone... - rispose - guarda se ho rotto qualcosa... - Alessio osservò attentamente la parte anteriore della vettura. Sembrava tutto in ordine.
- Tutto ok... - aggiunse lo studente - niente di rotto... -
- Andiamo a bere un caffè al bar... - propose Alessio scendendo dall’abitacolo. Era dolorante ad una spalla. Provò a massaggiare con la mano destra. Fu in quel momento che vide la collaboratrice venire verso di lui a passo spedito. Silvia aveva il viso truccato in maniera vistosa.
- Ho sentito la frenata... - spiegò la segretaria - Mi sono affacciata alla finestra. Ho visto la scena. Stai bene...?-
- Mai stato meglio... - rispose l’ingegnere - Stiamo andando a bere un caffè al bar. Ci fai compagnia...?-
- Volentieri... - aggiunse lei - Mi presenti il tuo amico...? -
- Si chiama Alessandro... - continuò l’uomo.
- Tutto qui...? - disse la donna abbozzando un sorriso.
- Alessandro ha sedici anni... - aggiunse Alessio - Gli piacciono le automobili di lusso e le moto di grossa cilindrata...-
- Bene... - esclamò lei - dev’essere un ragazzo intelligente. - Silvia li precedette all’interno del locale. Alessio si avvicinò alla cassa per fare lo scontrino. Raggiunsero il banco delle consumazioni. Il giovane aveva un’espressione distratta.
- C’è un cliente importante nello studio... - disse la segretaria - Ti sta aspettando da un’ora... -
- E tu lascialo aspettare... - rispose l’ingegnere. L’uomo notò che Silvia stava osservando Alessandro con discrezione. In strada aveva ricominciato a piovere. Raggiunsero l’ingresso dello studio. Alessio estrasse il pacchetto delle sigarette dalla tasca del soprabito.
- Ti raggiungo tra pochi minuti... - disse rivolgendosi alla donna - Avvisa il cliente che sarò da lui tra due minuti esatti. - Silvia si allontanò.
- Chi è...? - chiese Alessandro.
- La mia segretaria... - rispose l’ingegnere.
- Che tipo strano... - continuò lo studente.
- Hai ragione... - disse Alessio - Certe volte è un po’ strana...- Alessandro mise le mani in tasca. Rivolse lo sguardo all’altro lato della strada.
- Di cosa volevi parlarmi con tanta urgenza...? - chiese l’amico.
- Posso venire a vivere da te per qualche giorno...? - chiese il ragazzo. L’ingegnere non riuscì a trattenere una sonora risata.
- Perchè ridi...? - continuò Alessandro - Lo trovi divertente...? -
- Come ti è venuta questa idea...? - insistè l’ingegnere.
- Mia madre deve partire... - spiegò lo studente.
- E allora...? Hai paura di rimanere da solo...? -
- No, no, non è questo... -
- E allora...? - insistè Alessio.
- Ho pensato di venire a vivere da te per qualche giorno. Tutto qui... -
- Io invece ho pensato che tu debba rientrare a casa... - rispose l’amico - Sta piovendo. Continuiamo la conversazione domani. - Alessio guardò l’orologio. Il telefonino cominciò a squillare. Diede un’occhiata al numero. Era un cliente. Alessandro si allontanò in direzione della fermata dell’autobus. Aveva le mani in tasca. Il capo era reclinato in avanti. Sembrava ispezionare le scarpe. L’ingegnere attese qualche istante prima di entrare nello studio.

Annibale gli lanciò un’occhiata luciferina. Era un omone grande e grosso. I capelli neri e crespi, le sopracciglia folte s’incrociavano sulla parte superiore del naso. Aveva la barba incolta. Le labbra carnose somigliavano a quelle di una donna.
- E’ un’ora che ti aspetto... - esclamò in tono seccato.
- Scusami... - disse Alessio allungandogli la mano in segno di saluto. L’uomo gliela strinse forte. Pareva volesse stritolarla.
- Mi fai male... - urlò l’ingegnere.
- Togliti il cappotto... - incalzò il cliente - Somigli al conte Drakula in persona...- Alessio poggiò la borsa sulla scrivania. Silvia era rimasta seduta davanti al computer. Notò che stava sorridendo divertita.
- Lasciaci soli... - disse rivolgendole la parola - Ti chiamo appena abbiamo finito...- La donna si alzò in piedi. Uscì dalla stanza.
- Perchè l’hai mandata via...? - chiese Annibale.
- Non le avevo dato il permesso di sorridere... - rispose Alessio.
- Tutto qui...? - insistè il cliente.
- No... - aggiunse aggiustandosi il nodo della cravatta - non ho voglia di vederla per i prossimi quindici minuti. -

continua...

Angela Colella


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