Quotidiani: solo un milione di copie

L’Unità in edicola il 16 aprile mentre Repubblica forse non vende – I leader politici più potenti sul web – Agenzia Agi si rinnova – Vespa non fa il botto – Corrado Formigli e la scarpa bianca e blu

di Adriano Todaro - mercoledì 8 marzo 2023 - 2224 letture

AGI RINNOVA DIREZIONE – L’Agi (Agenzia giornalistica Italia) ha nominato il nuovo direttore. Una donna, Rita Lofano dopo che il direttore Mario Sechi è andato a dirigere l’Ufficio stampa e relazioni con i media di Palazzo Chigi. Lofano lavora all’Agi da 23 anni ed è stata corrispondente dagli Usa per 10 anni. Contestualmente a questa nomina, è stato nominato condirettore Paolo Borrometi, uno dei simboli del giornalismo anti-mafia. Dal 2019, Borrometi era vicedirettore dell’Agi.

QUOTIDIANI SEMPRE PEGGIO – Il segretario uscente della Fnsi (il sindacato dei giornalisti), Raffaele Lorusso, durante il congresso ha sottolineato che le copie dei giornali, comprese quelli online, vendute in Italia sono scese a un milione. Nel 2007 erano poco più di sei milioni e nel 2019 (data del precedente congresso) si era sprofondati a due milioni e mezzo. Lorusso ha citato l’impietoso il Rapporto sulla Comunicazione del Censis: «Oggi il quotidiano come organizzatore dell’esperienza sociale dei giovani è già estinto. Legge quotidiani con regolarità a malapena il 5 per cento dei giovani fra i 14 e i 29 anni. C’è un 95 per cento che non li usa. Ma fra i 45 e i 64 anni non cambia granché: soltanto l’8,8 per cento dei lettori fa uso abituale del quotidiano». Inoltre, sempre dalla relazione di Lorusso, si viene a sapere che i giornalisti dipendenti a tempo indeterminato non sono più di quindicimila. Gli altri, che pure operano da giornalisti, sono free lance, precari, giovani volonterosi che bussano a una porta per qualche euro («schiavismo intellettuale» ha sintetizzato Vincenzo Vita sul Manifesto), «giovani coraggiosi che non hanno timore a presentarsi appena dietro i carri armati ucraini o nei paesi bombardati (quando non vengono rispediti in patria, accusati d’esser spie di Putin), stagisti proposti a titolo gratuito da qualche onerosa scuola di giornalismo».

WEB: CHI SONO I LEADER PIÙ POTENTI – L’Osservatorio Digitale ha compiuto un’indagine per capire, su 196 capi di governo, quelli più “potenti” sul web. Hanno preso in esame i tre social più utilizzati e in cima alla classifica si vede Narendra Modi, primo ministro dell’India, con oltre 207milioni di seguaci, seguito dal presidente dell’Indonesia Joko Widodo con più di 80milioni e Joe Biden, presidente Usa, con 66milioni. Seguono il presidente della Turchia Tayyip Erdoğan con 40milioni, quello dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyj (al quinto posto) con 27milioni e del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva con oltre 25milioni. L’Italia è al 19esimo posto con Giorgia Meloni (per follower: 6milioni e 54 mila). Fra i piccoli stati svetta il Vaticano. Papa Francesco è 12esimo a livello internazionale per follower (oltre 14milioni di seguaci senza considerare Facebook dove non è presente).

L’UNITÀ IN EDICOLA – Non quella di prima, ma torna con la direzione – come vi avevamo annunciato nelle scorse settimane – di Piero Sansonetti. La data è stata fissata per il 16 aprile. Lo slogan per il lancio è «Torna l’Unità, Torna Gramsci». Slogan impegnativo per il direttore che è stato, nella sua carriera, anche vicedirettore dell’Unità, quella originale. La linea del giornale? Risponde Sansonetti diventato un’icona-prezzemolo del piccolo schermo Tv: «Serve un giornale che rompa tutti gli schemi e che mantenga dei punti fermissimi di ragionamento e soprattutto di battaglia. Bisogna fare una battaglia come si faceva una volta». Bene. E la politica? Bisogna combattere «per una civiltà più giusta, ma anche più libera. Non si può andare dietro ai 5 Stelle che sanno solo ragionare di manette, bisogna ragionare sul lavoro e sul diritto al reddito. Mantenendo dei punti di riferimento: uno fondamentale è quello del garantismo». Ecco, ora è più chiaro. Ancora uno sforzo: «Bisogna smettere di pensare che arrestando le persone, si risolvono i problemi della giustizia. Non si risolvono, si aggravano. Bisogna smettere di pensare che si deve far morire un anarchico che sta facendo lo sciopero della fame per ragioni strettamente politiche». Nel novembre 2022 Alfredo Romeo, imprenditore di gestioni immobiliari, già proprietario de Il Riformista e Sansonetti hanno vinto la gara del curatore fallimentare del Tribunale di Roma offrendo 910mila euro – diecimila più dei 900mila messi sul tavolo da Silvio Pons, presidente della Fondazione Gramsci Emilia Romagna – e si sono assicurati la testata. Ventuno dipendenti storici (17 giornalisti e 4 poligrafici) dal primo gennaio 2022 hanno vissuto in un limbo, senza ammortizzatori sociali e senza prospettive di occupazione. Una situazione iniziata con la società editrice Unità srl e, a partire dal 27 luglio data del suo fallimento, proseguita con il curatore fallimentare. In questi giorni il curatore ha inviato le lettere di licenziamento e quindi ora i dipendenti potranno accedere alla disoccupazione.

REPUBBLICA NON È IN VENDITA – Continua il tormentone sulla vendita, o meno, di Repubblica. Nuova puntata e nuova dichiarazione. Questa volta viene dal direttore del quotidiano, Maurizio Molinari: «Assolutamente no, Repubblica è leader dell’informazione digitale in Italia e dà fastidio alla competizione, è tutto lì».

CINQUE MINUTI NON ESALTANTI – Bruno Vespa non fa il botto con “Cinque minuti”, ma in compenso fa tre domande tre a Giorgia Meloni. Secondo l’Auditel, la trasmissione ha conseguito 5,165 milioni di spettatori con il 23,6%. Subito prima, il Tg1 aveva ottenuto 5,368 milioni di spettatori e il 25,27%. In quella serata, con i funerali di Costanzo, il TG5 ha battuto le altre Tv conseguendo 5,375 milioni di spettatori con il 24,94%. Dopo Vespa, comunque, Amadeus è risalito a 5,255 milioni e il 23,38%.

FORMIGLI “SEGNALATO” – Corrado Formigli conduttore di “Piazza Pulita” e la cronista Sara Giudice sono stati “segnalati” ai rispettivi Consigli di disciplina regionali da parte del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. La vicenda riguarda la puntata del 2 marzo scorso quando Formigli ha mostrato, in studio, la scarpa bianca e blu di un piccolo migrante morto nella strage di Cutro. Mostrando la scarpa, Formigli ha detto: «Speriamo solo che come avvenne per il piccolo bambino curdo Aylan nel dicembre 2015, trovato annegato sulla spiaggia di Smirne, e che portò da un’emozione a un’iniziativa politica della Germania di Angela Merkel, che aprì le porte…». Da qui sono nate le polemiche soprattutto all’interno della categoria dei giornalisti. Secondo l’Odg «Il diritto di cronaca è sacro, ma lo è altrettanto il rispetto della deontologia professionale, che impone il corretto comportamento dei cronisti sui luoghi degli eventi e, anche in televisione, continenza e rispetto del linguaggio, compreso quello non verbale». In particolare l’accusa a Formigli e a Sara Giudice è relativa al fatto di aver portato via dalla spiaggia della disgrazia un oggetto quando sarebbe bastato filmarlo. Là, sulla spiaggia, hanno detto in molti, ci sono ancora i parenti delle vittime che cercano ricordi dei defunti. È un po’ la spettacolarizzazione del dolore simile ai plastici di Bruno Vespa.


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