La politica estera è una cosa seria

Una delle sfide per riportare alla normalità un paese, che nel corso degli anni ha smarrito parecchie bussole, sarà quella di ridare equilibrio alla nostra politica estera.
Povera Italia! Per l’ennesima volta si usa la politica estera per finalità non certo nobili. Tutt’altro… Essa – la politica estera – nel corso degli ultimi anni è diventata un alibi per partite aventi come campo di gioco gli angusti spazi della politica nazionale. La sensazione che se ne riceve non è certamente positiva. E’ come se l’Italia non avesse contezza della sua importanza sullo scacchiere internazionale. Quando si vorrà capire che la politica estera è una cosa seria?
Cosa significa avere una politica estera improntata a canoni di raziocinio e visione strategica? Vorrei indicarvi alcuni parametri utili a delineare una politica estera seria.
La politica estera è espressione degli orientamenti di una Nazione sullo scacchiere internazionale. Ciò ha un motivo ben preciso. La politica estera non può essere mai espressione di una parte, ma è il risultato dello sforzo complessivo di un paese. Più essa è il risultato di una sintesi globale più essa riesce a dare giusta autorevolezza al paese che la esprime;
La politica estera non è un prodotto dell’azione di un singolo. Il pericolo è quello di trasformarla in un atto sottoposto all’arbitrio umorale di una singola persona. La politica estera non ha bisogno certo di essere variabile dipendente della volubilità di un singolo attore. Rischia di arrecare danni evidenti all’immagine del paese nel mondo;
La politica estera si realizza con il contributo cooperante delle istituzioni democratiche del paese. Una politica estera mica si inventa dall’oggi al domani. E’ il punto di arrivo di un lungo processo di costruzione portato avanti dalle istituzioni democratiche del paese. Processo sviluppato in un quadro di piena collaborazione istituzionale e tesa a fornire il nostro paese degli opportuni assi strategici in riferimento alla sua attività sull’estero;
La politica estera si sviluppa secondo il diritto nazionale e il diritto internazionale. Sembra a primo acchito un’affermazione dettata da Monsieur de La Palice, ma le cose stanno proprio in questo ordine di fattori. La politica estera necessita di un quadro di riferimento giuridico – nazionale ed internazionale – che ne detti i principi, le regole, le procedure e le “best practices”. Il contrario sarebbe uno spazio internazionale ove regna l’opposto dello stato di diritto. Ovverossia il disordine;
La politica estera si espleta nelle sedi più appropriate. Non può prendere forma da un’assise di partito o un dialogo informale a due in un ristorante. Ci sono delle sedi a cui si demanda la delineazione, lo sviluppo e l’implementazione della politica estera. Ad esempio, in Italia le due sedi preposte sono il Governo (attraverso il Ministero degli Esteri) e il Parlamento. A livello europeo, il Consiglio dei Ministri, la Commissione e il Parlamento. Non soltanto ci sono luoghi, ma anche organizzazioni internazionali quali l’Ansean (per l’Estremo Oriente), il Mercosur (per gli Stati dell’America del Sud che insistono sul bacino del Rio de la Plata) o la Lega Araba:
La politica estera è un insieme di accordi che sono da rispettare. Uno Stato al fine di attivare la propria politica estera sottoscrive accordi o con altri stati oppure con organismi sovranazionali. Gli accordi sono documenti scritti redatti secondo il diritto internazionale che indicano le modalità di espressione della volontà degli Stati sullo scacchiere internazionale. Gli accordi si sottoscrivono, anche, fra uno Stato singolo con una pluralità di Stati. Od ancora fra uno Stato ed un’organizzazione internazionale. Ca va sans dire che gli accordi vanno rispettati. Abbiamo così il principo del "pacta servanda sunt". Gli accordi regolano, quindi, la politica estera di un Stato diventandone lo strumento principale.
Una delle sfide per riportare alla normalità un paese, che nel corso degli anni ha smarrito parecchie bussole, sarà quella di ridare equilibrio alla nostra politica estera. Al fine di amplificare quel prestigio internazionale che nonostante tutto ancora noi abbiamo. Per garantire all’Italia un posto di attore protagonista in un mondo che ha fatto della globalizzazione e del localismo i due estremi entro cui oscilla. Noi abbiamo bisogno della politica estera. Inconcepibili spinte isolazioniste o subordinate a un "redde rationem" utilitaristico. Una politica estera che abbia i caratteri del raziocinio e della visione strategica.
Nota di orientamento: Per conoscere la politica estera italiana per AERE, TEMI, COOPERAZIONE, ECONOMIA, G8 e ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI si prega di cliccare QUI
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