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L’immigrazione: Storia delle civiltà e loro evoluzioni

"... paesi ricchi con una popolazione sempre più vecchia e con pochi bambini devono scegliere tra consentire un’immigrazione massiccia o trovare qualche altra soluzione"

di Letizia Tassinari - giovedì 30 novembre 2006 - 10139 letture

Circondati dai paesi poveri con vasti eserciti di giovani che recalamano lavori modesti nei paesi sviluppati... paesi ricchi con una popolazione sempre più vecchia e con pochi bambini devono scegliere tra consentire un’immigrazione massiccia (che determina grossi problemi politici all’interno), barricarsi contro gli immigrati di cui hanno bisogno per alcune attività (una scelta che a lungo termine potrebbe rivelarsi impraticabile), o trovare qualche altra soluzione".

Così lo storico inglese Eric Hobsbawn concludeva alcuni anni fa il suo importante libro dedicato al XX secolo, intitolato "Il secolo breve", e a cio’ che gli eventi che lo avevano caraterizziato lasciavano in eredità per gli anni a venire.

Quello dell’immigrazione è indubbiamente uno dei problemi più importanti delle nostre società ricche e forti dal punto di vista capitalistico, ed è percepito da molti come un fenomeno recente legato alle globalizzazioni.

In realtà, gli spostamenti delle popolazioni hanno da sempre caraterizzato la storia dell’umanità, e hanno contribuito alla formazione delle nazioni moderne e delle culture che le definiscono. E’ impossibile pensare alla storia delle civiltà e alle loro evoluzioni senza considerare il contributo determinante delle migrazioni.

L’Italia, nel contesto più generale e più ampio dei fenomeni migratori, fin dall’unificazione ha contribuito in maniera massiccia ai movimenti di popolazione verso i paesi dell’Europa e verso altri continenti. Quasi 15 milioni di persone tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX hanno lasciato il paese per dirigersi nelle più diverse e lontane aree del mondo. Dalla fine degli anni 70, il quadro del movimento migratorio del nostro paese cambia in modo radicale. Da paese esportatore di manodopera, l’Italia dell’ultimo ventennio del XX secolo diventa mèta di immigrazione dalle aree meno sviluppate del Mediterraneo prima, e poi dopo l’89 da quelle dell’est europeo.

I nuovi immigrati che "premono" sui confini di Europa - di cui l’Italia rappresenta uno dei fronti geograficamente piu’ esposti - provengono da conglomerati urbani dei paesi poveri dell’Asia dove l’urbanizzazione rapida e non pianificata ha creato enormi periferie di bidonville, ma anche villaggi rurali e da citta’ con elevati livelli di disoccupazione dei paesi Europei come quelli dell’area balcanica, dove guerre e crisi economiche continuano a spingere un alto numero di cittadini ad intraprendere quello che è stato chiamato giornalisticamente "il viaggio della speranza".

Molteplici, e di non facile soluzione, sono, in un contesto quale quello delineato, i problemi e le contraddizioni che si sono generati nelle società ricche dell’occidente capitalistico europeo nord americano di fronte ai fenonmeni migratori, e raramente, anche nelle strategie elaborate dalle forze di sinistra negli ultimi anni, si è fatto riferimento ai fattori strutturali che alimentano e incrementano i flussi migratori.. Nel territorio provinciale la crescita demografica dela popolazione straniera ha registrato andamenti rilevanti negli ultimi 5-10 anni nei quali la presenza di cittadini stranieri è pressochè triplicata (ad oggi le persone straniere regolarmente soggiornanti ammontano a più di 22500 unità).

L’insediamento dei migranti sul territorio lucchese e versiliese in rapporto alla popolazione totale residente (ad oggi il 3,5%) dimostra che la stabilizzazione e l’integrazione vanno comunque avanti, data la natura sempre più organica dell’inserimento lavorativo e dei nuclei familiari.

In Versilia, analogamente a quanto avviene nel resto della Provincia, sono i motivi di lavoro e di ricongiungimento familiare che caratterizzano la stragrande maggioranza dei permessi di soggiorno, con una più marcata sistemazione alloggiativa rispetto al resto della provincia. La Versilia, nonostante le sue dimensioni territoriali, rappresenta circa il 40% della popolazione straniera residente sul territorio provinciale, con punte di particolare concentrazione nei Comuni di Viareggio, Camaiore e Pietrasanta, con una forte presenza delle generazioni più giovani che rappresentano ormai un dato che deve far riflettere sulla composizione demografica complessiva nei prossimi 5/10 anni, e alle conseguenze, sicuramente positive, che questo fatto rappresenta e rappresenterà! Gli elementi socialmente dinamici del fenomeno dell’immigrazione devono essere presi in seria considerazione dalle forze politiche di sinistra se davvero vogliamo interpretare e accompagnare in modo adeguato un fenomeno che, per troppi anni, è stato prevalentemente affidatoa concezioni restrittive, securitarie e xenofobe, frutto di paure che derivano da una malcelata ostilità e da punte di razzismo inconscio che, a volte, hanno attraversato anche la sinistra.


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