CONTRO LA CARFAGNA LE TRANS VERSILIESI ALLA PRESA DI ROMA
Con un no fermo e deciso al disegno di legge sulla prostituzione, a firma della Ministra alle Pari Opportunità Mara Carfagna, è partito sabato mattina da Torre del Lago il pullman organizzato dal Consultorio Transgender di Regina Satariano e Fabianna Tozzi. L’Associazione Trans Genere, responsabile dell’omonimo Consultorio, era a Roma in prima linea “ contro un disegno di legge iniquo che non tiene in considerazione il fatto che la prostituzione possa essere una scelta, e che non garantisce aiuto alle vittime della tratta e dello sfruttamento, non offrendo alternative a chi vorrebbe abbandonare l’attività prostitutiva e ha bisogno di un sostegno – come ha affermato Regina. “Un disegno di legge che inoltre criminalizza la prostituzione, aumentando lo stigma e il pregiudizio verso chi la pratica, esponendo le persone a violenze, persecuzioni, discriminazioni e maggior emarginazione – come ha aggiunto Fabianna.
All’appuntamento a Roma in piazza Farnese, per esprimere la loro contrarietà al provvedimento del Governo e per ribadire che esiste un altro modo di gestire la questione prostituzione, tra l’altro portato avanti da anni, se pur con fatica, da chi è impegnato in favore dei diritti di chi si prostituisce ed è costretto a farlo, erano in centinaia.
Non solo le “ sex workers” di tutta Italia, donne, transessuali e gay. Con loro, promotori dell’iniziativa, anche numerosi enti e associazioni con storie e matrici culturali anche molto diverse: dal Mit all’Arci e all’Asgi, dall’Associazione Cantieri Sociali alle Associazioni Giraffa, la Strega da bruciare, Libellula, Naga, On the Road, il Circolo Mieli, il Comitato per i diritti civili delle prostitute, la Cooperativa Sociale Dedalus, i Radicali di Sinistra, il Coordinamento Transessuale Silvia Rivera, il gruppo Abele, molte Onlus da Firenze e Pisa, il Cnca, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, l’Ufficio Pastorale Migranti Piemonte e il Consorzio di cooperative sociali Gesco dalla Campania. “ A chi esercita la prostituzione per mancanza di alternative e a causa della discriminazione non viene offerta alcuna alternativa, nessuna misura di supporto all’inclusione sociale e all’inserimento lavorativo – questa secondo Regina Satariano e Fabianna Tozzi una delle lacune più gravi della normativa Carfagna. Oltre al fatto che il disegno di legge, e le ordinanze comunali di alcuni sindaci, come Alemanno a Roma e Domenici a Firenze, prevedono una unica, troppo semplicistica, ingiusta e inefficace misura: il divieto cioè di prostituirsi in strada. “ Questo disegno di legge – è la voce delle rappresentanti del Consultorio Transgender di Torre del Lago – riguarda tutti, ogni singolo cittadino, e non solo le prostitute e le associazioni di settore”. Questo perchè “ quando di fronte a problemi sociali rilevanti si ricorre alla tecnica del capro espiatorio e a colpire i più deboli e indifesi, la democrazia stessa viene messa in pericolo”. Sotto attacco non ci sarebbero solo le prostitute ma i diritti. Il provvedimento Carfagna criminalizza tutti quei soggetti che invece dovrebbero essere aiutati, donne, minori, siano essi maschi o femmine, che sulla strada sono spesso soggetti alla tratta e allo sfruttamento e le transessuali che non hanno alternativa. “Il togliere la prostituzione dalla strada – hanno evidenziato Regina e Fabianna - sposterà la prostituzione al chiuso degli appartamenti e dei locali notturni, aumentando la invisibilità di chi è sfruttato, che non potrà essere raggiunto dalle Unità di Strada degli operatori sociali, che quotidianamente operano con il loro lavoro di prevenzione, informazione e sostegno medico, e neanche dalle Forze dell’Ordine”. Quello che da piazza Farnese è stato chiesto al Governo a gran voce è di aprire un tavolo al quale siano presenti tutti i soggetti più auterovoli nel campo della prostituzione e della tratta con l’obiettivo di ripensare le norme e le politiche, alla luce degli studi e delle esperienze più significative, “ senza inutili e pericolose scorciatoie demagogiche”.
Parlamentari e politici hanno aderito a sostegno della protesta
“Anche io sono una puttana” e “Difendi la tua lucciola di quartiere” sono state le spille e gli adesivi distribuiti durante la manifestazione “ Adeschiamo diritti”, che ha visto, sotto gli ombrelli rossi simbolo delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso, centinaia di persone radunate in piazza sotto un palco sul quale si sono alternate autorevoli voci.
Il primo ospite d’onore che ha preso la parola è stato l’onorevole Franco Grillini: ” Il governo ora – ha affermato - vuole mettere le sue mani anche nelle mutande dei cittadini”.
Mentre sotto il palco i manifestanti, tra cui Regina Satariano del consultorio transgender di Torre del Lago e Federica Pezzoli, giurista, scrittrice, militante per i diritti civili, umani e lgbt, e fotografa, ( www.myspace.com/federicapezzoli ) hanno srotolato lo striscione “Nove milioni gli uomini comprano sesso da settantamila prostitute” e quello contro Berlusconi e Alemanno e la loro “doppia morale che inquina le strade”, tra il pubblico andavano a ruba le t-shirt con la foto dell’ormai famoso calendario dell’allora soubrette Mara Carfagna, con il sottotitolo “ Che orrore vendere il proprio corpo”.
Sul palco, tra i tanti che si sono alternati, hanno poi preso la parola, urlando il loro “Vergogna”, Sergio Ravasio, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, Paola Concia del Pd, l’ europarlamentare di Rifondazione Comunista Vittorio Agnoletto, Pia Covre, segretaria del comitato per i diritti delle prostitute, e la sociologa e scrittrice bolognese Porpora Marsciano.
Tutti per chiedere a gran voce che alle trans, cosi come alle prostitute donne, venga garantito il diritto alla sicurezza, alla dignità e alla sopravvivenza: “ i diritti non si concedono, si garantiscono”. Nessun boa di struzzo o sfacciato colore e folklore: le prostitute di Italia, venute in gran numero da Viareggio e da tutta la Versilia come da Pisa , Firenze, Napoli, Bologna e Verona, hanno avuto il sostegno anche di don Antonio Zappolini, parroco toscano e vice presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza. Le contraddizioni del ddl Carfagna sono venute allo scoperto: “ consentire la prostituzione al chiuso delle case è uguale al legittimarla, cosa questa che il Vaticano non permetterà”. La conseguenza ovvia è che questa legge non passi, a meno di rendere reato la prostituzione stessa. “ Cosa questa però che equivarrebbe a consegnarla su di un piatto d’argento alla criminalità organizzata – come ha sottolineato Regina Satariano aggiungendo che “ prostituirsi non è reato, la sicurezza sta diventando solo l’abbaglio e il pretesto per escludere e discriminare i più deboli e i diversi nei confronti dei quali sono aumentate aggressioni, violenze, discriminazioni che si fanno passare come normali, endemici e scontati atti di violenza metropolitana, sottacendone l’origine razzista, sessista e omo-transfobica”. L’Italia, è questo è un dato ufficiale, è il paese nel mondo con maggiori reati contro le prostitute: “ sulla paura e sull’insicurezza – hanno concluso Regina e Fabianna - si sono costruite campagne che non risolvono ma ingigantiscono i problemi, dei quali si continua a non considerare le cause cercando semplicemente di eliminare gli effetti per mezzo della ricetta più semplice, quella di nascondere”. Esattamente quello che si sta tentando di fare con la prostituzione, rendendola invisibile, senza tutela sanitarie. e senza neppure offrire una alternativa lavorativa”.
Il caso: cacciata da un noto coiffeur della Versilia perchè trans
A Roma era presente anche lo psicologo dottor Massimo Lavaggi, che opera come volontario nel Consultorio di Torre del Lago, ricevendo due volte la settimana transessuali e transgender, offrendo loro il percorso e il sostegno psicologico necessario. Le “ storie “ con le quali lo specialista viene in contatto sono storie di ordinaria “ violenza “, non solo fisica ma morale. Una delle più toccanti è sicuramente quella di una giovane transessuale, appena operata e donna a tutti gli effetti per la legge. “ Si chiama Elena – ci ha raccontato lo psicologo – e dopo un corso, pagato di tasca sua, aveva trovato lavoro come parrucchiera in un noto coiffeur della Versilia. Una cliente, accortasi che Elena era una transessuale, ha detto al titolare del negozio che non gradiva le sue mani tra i capelli”. Ossia alla signora non piaceva che fosse una trans a farle la messa in piega o il colore. L’epilogo di questa triste storia di razzismo transfobico è stato il licenziamento di Elena, la quale ha perso il lavoro e ha dovuto rivolgersi ad un legale per vedere riconosciuti i propri diritti di lavoratrice cacciata senza giusta causa. In Italia esiste una legge antidiscriminatoria , è il Decreto Legislativo 216 del 9 luglio 2003 e l’unico sindacato in Italia che ha strutturato un servizio mirato è la Cgil, con la istituzione della sezione Nuovi Diritti che fa capo a Gigliola Toniollo. “ Il cieco perbenismo rende dura la vita a chi non sceglie la via della prostituzione per mantenersi”, questa la constatazione di chi, trans, ha cercato un lavoro “ normale”.
Zoom: Cosa chiedono le trans?
Lo chiediamo a Regina e Fabianna. “Vogliamo essere libere, innanzi tutto dalla violenza, a cui vuole condannarle la ministra Carfagna costringendo le persone ad esercitare la prostituzione al chiuso, dove è più difficile difendersi dalla violenza e dove aumenta la precarietà”. Il Ddl non considera infatti il fatto che chi si prostituisce non commette reati contro terzi ma spesso li subisce con violenze, stupri, rapine, sfruttamento, riduzione in schiavitù. “ Vogliamo poi essere libere di poter accedere e di usufruire di servizi e opportunità, mentre invece il ddl Carfagna con il suo estremismo securitario e la sua impostazione esclusivamente repressiva toglie ogni prospettiva futura per chiunque voglia abbandonare la prostituzione. Le persone trafficate vedranno ridotte drasticamente le loro possibilità di accedere ai programmi di assistenza e protezione sociale”. A chi esercita la prostituzione per mancanza di alternative e a causa della discriminazione non viene offerta alcuna alternativa, nessuna misura di supporto all’inclusione sociale e all’inserimento lavorativo. “ Vogliamo poi essere libere sia di scegliere, visto che il Ddl non tiene in considerazione il fatto che la prostituzione possa essere una scelta di vita, sia essere libere dal pregiudizio e di agire. Per salvaguardare il pubblico pudore si impongono norme di comportamento limitando la libertà e l’autodeterminazione andando a ledere i diritti”.
Letizia Tassinari
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