L’Augusta

Nominati i membri dell’Agcom e della Privacy. Tutte persone competenti, lontani dai partiti con "notoria indipendenza e prestigiosa professionalità"

di Adriano Todaro - martedì 12 giugno 2012 - 2179 letture

Mia moglie si era svegliata presto. Era agitata, con la mente che "furriava" da un pensiero all’altro. Soprattutto, però, era in attesa di una telefonata da Roma, dal Palazzo. Una telefonata che non era arrivata. Io, invece, mi ero alzato dopo di lei e non avevo fatto neppure colazione. Avevo un peso sullo stomaco e avevo fatto brutti sogni. Uno, in particolare, mi angustiava perché il sogno descriveva il ritorno del vecchio e gonfio omino marrone che dopo aver annunciato, urbi et orbi, che il suo più grande desiderio era fare il falsario, ci aveva fatto sapere che intendeva tornare in pista con un nuovo partito che si sarebbe chiamato "l’Italia degli onesti" o la "Banda degli onesti", insomma una cosa così.

La sua badante, mentre gli cambiava il pannolino, l’aveva informato che non poteva fare il falsario perché lo era già da almeno 60 anni e così l’omino si era concentrato sul nuovo partito e aveva dichiarato che sarebbe stato formato da gente nuova, giovane, con la faccia pulita e che se sarebbero stati vivi, avrebbe affidato la ricerca di questa gente nuova a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Invece, non essendo i due in questo mondo, aveva chiesto ad altri due, nuovi e con la faccia pulita, Denis Verdini e Gerry Scotti.

Scusate se divago sempre, ma non era di questo che vi volevo parlare. Dunque, ritorniamo alla mattina di qualche giorno fa. Dicevo di mia moglie, agitata e nervosa. Ma perché? Entrando in cucina ero stato assalito dalle grida concitate di mia moglie: "Hai visto com’è andata a finire? Che ti dicevo? Invece di scegliere me hanno scelto l’Augusta". Io che la mattina ho la pressione bassa, facevo fatica a seguirla nei suoi ragionamenti e avevo subito pensato alla nostra portinaia che di nome fa Augusta ma non riuscivo a capire cosa avesse combinato. "Cosa è successo?", avevo chiesto timoroso e già preoccupato della prossima assemblea di condominio. E, invece, non era verso la portinaia che inviava strali mia moglie. "Quela lì ‒ aveva esclamato in dialetto milanese ‒ le arrivada fresca fresca e se propri piazata ben".

Cercando di non contrariarla, avevo timidamente cercato di capire, ma lei era ormai una furia di parole, un torrente inarrestabile: "Ma sì quela lì... la miè del Lambretta...". La moglie del Lambretta? Il mal di testa aumentava e continuavo a non capire fin quando mia moglie aveva chiarito che intendeva la moglie di quello con tanti nei sul viso che una sera sì e una ancora sì è in televisione con i plastici degli assassinii, le mutande sporche di sangue ed esperti vari. Un povero pensionato che è costretto ancora a lavorare. "Vuoi dire Vespa?". "Massì Vespa o Lambretta lè la stesa roba".

Una cosa era stata almeno acquisita. Si trattava di Augusta Iannini in Vespa che stava al posto che una volta fu di Giovanni Falcone. Lì, in quel posto, ce l’aveva messa il Castelli Padani, l’ingegnere prestato al ministero della Giustizia, a sua insaputa. Ora l’Augusta è diventata una delle Garanti della privacy grazie al voto, compatto, di Pdl, Pd, Udc. Per sette anni avrà il posto assicurato (193 mila euro l’anno), un posto dove dovrà controllare le cazzate del marito e prendere provvedimenti (sic!). "Avrà avuto i numeri", avevo timidamente borbottato. "Ma che numeri e numeri! E allora il tuo curriculum?". "Che c’entra, ora, il mio curriculum?". "C’entra ‒ aveva risposto lei, sempre più incazzata ‒ perché l’hai spedito e l’hanno cestinato. E chi hanno eletto per seguire le televisioni? Gente che di Tv non ne sa un cazzo, mentre a te, che sei riuscito a far funzionare anche quella del vicino di pianerottolo, non hanno neppure risposto".

Ora dovete ammettere che è difficile fare un ragionamento politico con mia moglie. Ma in fondo non ha tutti i torti. Erano arrivati tanti curricula perché così voleva il nuovo corso sobrio dei professori, addirittura 90. Poi li hanno presi, buttati nel cestino, si sono riuniti ABC ed hanno eletto l’uomo di D’Alema (all’Agcom la paghetta è di 260 mila euro l’anno), l’uomo di Berlusconi, la donna della Lega, l’uomo di Casini, la moglie di Vespa. Tutti, ovviamente, competenti e rispettabili mentre io, nel curriculum che avevo inviato, avevo un solo punto di forza: ero in regola con il pagamento del canone Tv. Gli altri, invece, quelli eletti, tutte persone dalla "notoria indipendenza e prestigiosa professionalità".

Mia moglie ora ce l’aveva con Antonello Soro, eletto alla privacy. Di mestiere, questo, fa il dermatologo ma ha tutti i numeri per salvaguardare e vegliare sulla nostra riservatezza. Infatti, è stato democristiano, popolare, margheritino e, infine, capogruppo Pd alla Camera. "L’hanno eletto perché prima si era sacrificato, diciamo così, e aveva lasciato campo libero a Franceschini e ora toccava a lui avere un posto. Sono proprio tutti uguali".

A questo punto ho voluto sfoggiare la mia cultura politica e ho accusato mia moglie di essere qualunquista. Avevo appena letto qualcosa su un certo Guglielmo Giannini e volevo fare colpo. Anche questa volta, però, mi è andata male. "Tutte stronzate ‒ aveva ribadito in modo colorito mia moglie ‒. Non hai visto cosa hanno fatto in Parlamento? Da una parte sono passate le nomine e dall’altro certe assenze provvidenziali e il voto segreto, hanno permesso a De Gregorio di evitare gli arresti domiciliari".

Il peso sul mio stomaco aumentava e, timidamente, avevo risposto con una frase che mi piace molto e mi colpisce sempre: "Vedi cara, la giustizia deve fare il suo corso". "Ma che corso e corso questo è un viale. Il viale dei coglioni!". Sì, quando è incazzata mia moglie sa essere anche volgare e così non ho più parlato e me ne sono andato in bagno a fare le abluzioni.

In realtà pensavo molto a quello che mi aveva detto mia moglie. Pensavo all’Imu che dovevo pagare, imposta che invece non pagheranno i vari principi Torlonia, il Vaticano, partiti, sindacati, fondazioni bancarie e pensavo alle fatiche che stanno facendo le mummie politiche per salvaguardare i loro soldi che poi sono i nostri. Su tutti svettano Casini e Violante. Il primo ha affermato una cosa a cui nessuno, sino a questo momento aveva pensato: "Alla politica non c’è alternativa e la politica costa"; il secondo è volato ancora più in alto: "La teoria della Casta non dipende dall’eccesso di finanziamento ma dalla perdita di credibilità della politica". Ma và?

Alcuni si sono appellati a Napolitano affinché non firmi le nomine spartitorie. Ma il prode migliorista, quello della "parata particolarmente sobria", ha firmato di peggio. Perché mai, dunque, dovrebbe opporsi chessò, alla signora Augusta in Vespa? E mentre scrivo queste note, vengo a sapere che Monti ha deciso di far dirigere la Rai alle banche. Presidente Anna Maria Tarantola di Bankitalia e non solo, cattolica e amica dei "furbetti" mentre il direttore generale, Luigi Gubitosi, è buon amico di Bisignani, dell’Opus Dei e indagato, a suo tempo, per la vendita di Wind e oggi capo italiano della Bank of America. Cosa c’entrano queste persone con la Tv?

Forse sto diventando qualunquista pure io. E così per tirarmi su un po’ mi sono letto alcune dichiarazioni della petulante maestrina-piangente Fornero che non vuole più parlare con i giornalisti perché la travisano e del ministro Passera che da quando è ministro s’è distinto per il vuoto, per il nulla, a parte, ovviamente, i favori alle banche e gli scippi ai lavoratori.

Ecco, questi sono altri due che se stessero a casa, risparmieremmo le spese di viaggio e andremmo in malora lo stesso.


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