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Il tesoro di Lentini

"Noi di antiche pietre, di antichi vasi abbiamo pieni i depositi delle Soprintendenze e dei musei, non ne servono altri": Alessandro Pagano, assessore ai Beni Culturali, Regione Sicilia

di Italo Giordano - mercoledì 26 gennaio 2005 - 9477 letture

Nel parco archeologico di Leontinoi, il 14 gennaio, due tombaroli sono stati colti in flagranza dagli agenti del commissariato di Polizia di Lentini, mentre operavano degli scavi illeciti, veri e propri saccheggi del nostro patrimonio culturale.

Santo Rizzo e Francesco Bellina, i due incriminati, erano muniti di metal detector e operavano indisturbati, fino alla loro cattura, all’interno dell’area archeologica.

L’entità della devastazione, che ha interessato alcuni ambienti rupestri in contrada Crocifisso, rende plausibile l’ipotesi che le operazioni andavano avanti da lungo tempo.

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Leontinoi
Vista sull’ETNA da Leontinoi la zona archeologica di Lentini Carlentini SR

- I luoghi interessati, posti in una balza rocciosa prospiciente alla valle San Mauro, sono adiacenti ad un’abitazione rupestre di periodo greco, che è stata oggetto di ricerca da parte dell’università di Catania nel 1980, i cui dati di scavo sono stati di capitale importanza per la comprensione delle problematiche inerenti all’insediamento greco, descritto, brevemente ma in maniera accurata, dallo storico greco Polibio, del II secolo a.C.

Purtroppo, la lunga assenza delle istituzioni preposte alla tutela del parco e delle zone sottoposte al vincolo si è fatta sentire; ulteriore penalizzazione è stata la lunga chiusura, per oltre un decennio, del museo di Lentini (Sr), riaperto soltanto poco più di un anno fa.

Qualcosa di ancora più importante degli stessi reperti archeologici, che tutt’al più ne sono il simbolo, è stato rubato a questa generazione: la memoria.

Il successo dell’operazione di polizia è sicuramente l’esito di una maggiore sensibilità; la riapertura del museo, attualmente diretto dal dott. Lorenzo Guzzardi, si auspica possa inaugurare una fase di rideterminazione delle funzioni del museo stesso, riqualificandosi a polo culturale, propulsore di ricerche archeologiche, nel contesto di una delle più importanti colonie greche del mediterraneo, di cui vi sono ancora molti aspetti da chiarire circa lo sviluppo urbano della polis.

Oltre ai reperti trafugati recuperati in loco al momento dell’arresto, nella casa di uno dei due tombaroli è stato rinvenuto interessante materiale archeologico, che ricopre un arco cronologico di circa due secoli (V-III secolo a.C.) e un cospicuo numero di monete.

Tra i materiali si registrano peculiari figure fittili di gusto miniaturistico, interessanti dal punto di vista iconografico, nonché frammenti di numerose statue in terracotta di Demetra che lasciano ipotizzare la presenza di un’area cultuale greca.

Dietro questa vicenda, si cela una problematica ancora più profonda: la distanza abissale che separa il senso civico della gente che vive i luoghi, in questo caso le vicine città di Lentini e Carlentini (SR), e la coscienza del proprio patrimonio culturale. Proprio dove sono stati microscopicamente stanati i due tombaroli, a meno di 100 m, sono state costruite, meno di un ventennio fa, due palazzine macroscopicamente abusive.

Si deve aggiungere che la loro cattura fa ipotizzare un commercio di opere d’arte, giacché i due non hanno operato presi da furore archeologico, ma è verosimile una committenza che fa del nostro patrimonio un fosco affare privatizio.

Alcune dichiarazioni dell’assessore ai Beni Culturali, della Regione Sicilia, Alessandro Pagano, gettano ulteriormente nello sconforto.

In un’intervista, pubblicata ne "La Sicilia" del 22 gennaio 2005 a p.10, ha dichiarato «…Noi di antiche pietre, di antichi vasi abbiamo pieni i depositi delle Soprintendenze e dei musei, non ne servono altri.

Certo se si tratta di siti particolarmente importanti, o di opere di straordinaria rilevanza, bisogna tutelarli, ma senza eccedere, senza musealizzare l’intera Sicilia pregiudicandone il futuro. È soprattutto l’uomo che conta e che deve stare al centro di tutto».

Da queste parole trapela un inquietante formulazione, a livello istituzionale, di un comune pensare che i musei sono ingombri di materiale e che tale materiale è una palla al piede. Questa mentalità, da sradicare, è forse lo stimolo che favorisce il saccheggio e il commercio illegale di opere d’arte.

Sarebbe opportuno che chi ricopre una carica istituzionale valuti gli effetti dirompenti che le proprie parole potrebbero avere in una realtà dall’alto tasso d’illegalità.

D’opposta sensibilità una notizia pubblicata nel supplemento domenicale de "Il Sole 24 Ore" del 11 Luglio 2004. Nei magazzini "ingombri" del Museo Salinas di Palermo dimoravano, all’insaputa di tutti, gli "dei di Selinunte", cioè frammenti di metope del Tempio C. È la scoperta di Clemente Marconi, seguita da un’interessante riflessione di Salvatore Settis, di cui l’assessore Alessandro Pagano dovrebbe farne tesoro: «Una delle più ricorrenti banalità che si sentono ripetere dai mille improvvisati Soloni del patrimonio culturale è che i magazzini dei nostri musei sono stracolmi di materiali non in vista, e perciò "inutili".

[…] Periodicamente nella vita di ogni museo che si rispetti, accade che qualcosa dal magazzino sia promosso alle gallerie aperte al pubblico. Insomma, i depositi di un museo rappresentano una sorta di riserva aurea, in perenne rapporto con le collezioni esposte: devono essere anch’essi visitabili (per gli studiosi), e funzionano (anche) come un serbatoio di sorprese».

La risposta al recupero non è bloccare la ricerca e cementificare la Sicilia per l’uomo al centro di tutto.

L’interesse per l’archeologia nasce proprio in un contesto storico in cui l’uomo era al centro della speculazione filosofica, ma non edilizia: il Rinascimento.

L’archeologia è quel ponte che ci collega al passato e ci rende materialmente coscienti che l’uomo fa parte di un processo storico in continuo divenire.

Di sicuro tale ponte è di gran lunga più importante dell’anacronistico progetto di un ponte sullo stretto, simbolo di un faraonico fallimento della politica siciliana.

La risposta al recupero del patrimonio culturale, in senso qualitativo, e non dei beni culturali, in senso quantitativo, sta nella ricerca.

Ogni nazione progredita fa della ricerca il fulcro del progresso; al contrario, l’attuale classe dirigente siciliana, confinata in una surreale periferia culturale, sembra fare della gloria dell’inutilità la propria base.


- Ci sono 2 contributi al forum. - Policy sui Forum -
> IL TESORO
28 gennaio 2005, di : Veronica Riso |||||| Sito Web: Il Tesoro

Italuccio! Che dire? condivido in pieno l’amarezza e il disappunto per l’ignoranza e la consapevole ed ammiccante disonestà di chi ci governa. Bisogna comunque lottare x svegliare le coscienze! Complimenti!!
    > IL TESORO
    29 gennaio 2005, di : Giampiero

    Tutta la mia approvazione per quest’articolo. Complimenti (e meno male che c’è chi ancora ha il coraggio di denunciare tali assurdità). Giampiero
> IL TESORO
29 gennaio 2005

bravo Italo sempre fieri di essere amici tuoi!!!