Il "caso siciliano" e la fase costituente del Partito Democratico

Il nostro forum dedicato alla complessa, difficoltosa e "ardimentosa" nascita del Partito Democratico registra oggi il prezioso contributo di Francesco Palazzo.

di Emanuele G. - mercoledì 29 agosto 2007 - 3837 letture

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Fassino e Rutelli

Oggi pubblichiamo un importante intervento del Prof. Palazzo in riferimento al Partito Democratico. Questo intervento è stato pubblicato nell’edizione palermitana de La Repubblica il 25 agosto scorso e dobbiamo ringraziare il Prof. Fai per avercelo segnalato e trasmesso.

T e s t o :

Guida del Partito democratico l’ambiguità del caso siciliano FRANCESCO PALAZZO

Sarà che disponiamo di un vocabolario politico limitato, ci pare tuttavia che tra un accordo politico tra pochi su un nome e un’elezione aperta a molti per decidere proprio quel nome, passi la stessa differenza che c’è tra la notte e il giorno. Sono due modi di agire certamente legittimi entrambi, ma che si escludono a vicenda. Eppure è proprio questa la strada che si sta perseguendo per stabilire chi dovrà essere il segretario regionale del nascente Partito democratico. Da una parte si cerca l’intesa su un candidato (per ora solo uomini, niente donne) gradito a tutti, chiudendo di fatto la questione. Dall’altra si confermano le elezioni primarie del 14 ottobre, che proprio quel candidato dovrebbero scegliere. Nessuna persona di buon senso potrebbe condividere un simile percorso. Già l’insolita procedura della ricerca di accordi preelettorali c’è stata regalata prima delle primarie regionali del 2005 e nel periodo che anticipò le primarie palermitane di quest’anno.

Anche in quei due casi l’indecisione sino all’ultimo momento sui nomi da proporre venne prolungata sino allo sfinimento, impegnati come si era nel trovare una concordia perfetta, inattaccabile, che non facesse rischiare nessuno. Si deve però ricordare che in qualsiasi consesso, anche nelle rispettabili riunioni di condominio, il contarsi serve proprio a dirimere questioni controverse, della massima importanza. E quando ci si conta, in primo luogo bisogna rispettare le persone che a cui si chiede il consenso, ponendole di fronte ad almeno due possibilità di scelta veramente diverse.

Se così si procedesse nel caso del Partito democratico, sarebbero poi i votanti a decidere quale è la migliore biografia tra quelle proposte e chi potrà diventare la guida siciliana del Pd in questa difficilissima fase d’avvio. Si ha la sensazione che tale procedura si voglia evitare. Trasferendo peraltro la stanza dei bottoni dal territorio isolano, esattamente a Roma. Nel suo piccolo è un record, un partito che si trova commissariato già prima di nascere. Ma non si era formato in Sicilia un parlamentino di più di cinquanta saggi che dovevano portare alle primarie del 14 ottobre?

Cosa pensano di tutto ciò le persone che lo compongono? Si spera che almeno a loro siano chiari i termini della questione. Se l’elezione primaria per la guida del partito democratico siciliano deve solo essere la presa d’atto di un patto già messo in cassaforte, allora questo partito sarà nuovo solo nel nome. Nascerà già vecchio e segnato dalle peggiori abitudini della politica politicante. Se, al contrario, per la scelta della massima carica regionale ci si affiderà davvero con fiducia alla volontà del popolo del centrosinistra, sapendo che il rischio è l’anima della politica, ecco che dell’aggettivo nuovo potrà davvero fregiarsi a pieno titolo la nuova formazione politica in Sicilia. Del resto, se si persegue l’idea di un’elezione primaria genuina, ci sono le condizioni per celebrarla sul serio.

I Democratici di sinistra hanno avanzato la possibilità di mettere in campo il segretario regionale Tonino Russo. Non sappiamo che cosa li trattenga. L’attuale segretario regionale dei Ds è giovane e con ciò si garantirebbe il ricambio generazionale, conosce bene il suo partito per averne curato l’organizzazione, pare che sia un gran lavoratore. Ha perciò le doti per unire quanto il Partito democratico ha deciso di mettere finalmente insieme. Candidando il proprio segretario alla segreteria regionale del partito democratico, i Ds mostrerebbero di attribuire un’importanza notevole alle primarie. Non potrebbero, infatti, che sostenere con forza il loro esponente attualmente più significativo. Ciò porterebbe anche la Margherita a un rapido confronto interno, anche in questo caso scegliendo il miglior candidato tra quelli sinora apparsi in maniera ufficiale o ufficiosa.

In tal caso si attiverebbe una democratica, normalissima e trasparente prassi elettorale, con almeno due contendenti veri. Non capiamo, e vorremmo che qualcuno ce lo spiegasse, cosa ci sia di sconvolgente in questo.


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