I portoni di Solopaca
Quando si parla di Solopaca, piccolo centro in provincia di Benevento, è proprio il caso di dire: non solo vini
Al di fuori della Campania, forse, non molti conoscono la Cantina Sociale di Solopaca. Una tradizione vinicola che dal 1966 delizia i palati degli appassionati e affascina anche coloro che considerano il vino, in ogni caso, come una manifestazione di cultura e tradizione. Questa è terra di Aglianico, di Falanghina, ma anche di Coda di Volpe e Fiano.
Solopaca è un paesino di poco più di tremila abitanti della provincia di Benevento. Situato all’ombra del monte Taburno, dista a circa dieci chilometri da Telese, centro sicuramente più conosciuto grazie alla presenza delle sue terme, conosciute dal 1349 quando le sue acque sulfuree salirono in superficie a causa di un forte terremoto.
Chi si reca a Solopaca, magari passando da questo territorio per puro caso, diretto appunto alle terme di Telese, rimarrà subito impressionato dalle distese di vigneti che caratterizzano le campagne poste sotto il paese, vigneti che come abbiamo accennato a inizio articolo, forniscono la materia prima alle cantine presenti in loco.
Solopaca, però, non è solo questo. Un altro elemento estasiante del territorio è la storia che ha dato splendore a questa località grazie ai soliti Normanni, protagonisti del meridione italiano in modo particolare, quando inserirono il paese nella Contea di Aversa e, in seguito, di Caserta.
Il maggior splendore fu raggiunto tra il XVII e il XVIII secolo, già dal 1609 quando la stessa Telese fu innalzata a ducato e la stessa Solopaca innalzò il suo prestigio con la famiglia Ceva Grimaldi. Di questo periodo storico, ancora oggi possiamo ammirare quando ci ha lasciato e risparmiato l’inevitabile speculazione edilizia che, nel corso dei decenni successivi, hanno depauperato e sventrato gran parte dei centri storici del nostro meridione. E non solo, purtroppo.
Abbiamo avuto la fortuna di passeggiare tra questi lembi di Storia, sfiorando con i polpastrelli e il dovuto rispetto quella pietra trasformata in arte da custodire e da difendere, calpestando quei selciati che hanno ceduto il passaggio a nobili e gente umile, tra vicoli stretti e portoni dai contorni ovoidali, e cercando i punti di incontro e le similitudini di architetture mistiche e laiche con le nostre personali realtà, pensando ai piccoli centri siciliani, calabresi, lucani e pugliesi, illudendoci che si possa ancora riunire i destini di un popolo dentro un unico percorso storico da rivalutare.
Purtroppo oggi l’unico elemento condivisibile è proprio quella lenta distruzione che, dalle nostre parti, non ha bisogno di razzi vaganti o giustificazioni da fanatismi religiosi sostenuti di interessi economici e politici che, purtroppo, in questi giorni sono tornati prepotentemente quotidianità.
Vogliamo tornare ad argomenti più semplici ed esaltanti, dove la bellezza risparmiata riesce ancora a emozionare e a ricollegarci con quel passato che, forse involontariamente, suscita ancora un attimo di riflessione, ci costringe a fermarci davanti alla capacità dell’uomo, tra una ennesima crudeltà e ipocrisia e ci illude consapevolmente che la parte creativa e votata al bello possa ancora rappresentare una speranza per il futuro dell’umanità.
Vogliamo tornare a quella sequenza di portoni, alcuni con date che ci trasbordano ai secoli passati, vogliamo tornare alla stele commemorativa che ricorda un indimenticabile filosofo hegeliano quale è stato Stefano Cusani, protagonista del Risorgimento con la sua iscrizione alla Giovine Italia, vogliamo immaginare l’amicizia che legò Giuseppe Iaricci con Enrico Caruso, della quale una targa ricordo è posta sopra un’altra architettura ovoidale, segno distinguibile di Solopaca.
Ed è per questo che lasciamo ai nostri lettori le immagini a fondo articolo, sulle quali invitiamo tutti a rendersi più consapevoli su quanto ancora rischiamo di perdere per sempre, tra palazzi invadenti e pseudo-moderni che stanno pian piano nascondendo la nostra visuale sul passato ed oltre una modesta e legittima immaginazione sul mondo che lasceremo ai nostri figli.
- 1774
- Campanile Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo
- Campanile Chiesa San Martino Vescovo
- Facciata Palazzo Ducale
- Finestra Palazzo Ducale
- Portone Corso Cusani
- Portone Stefano Cusani
- Giuseppe Iaricci
- Via Capriglia strada di accesso al centro storico
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