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Festa medievale a Lentini

Torna il Castrum Fest a Lentini dopo anni di assenza. Cronaca di una festa medievale tra botteghe e fuochi d’artificio.

di Serena Maiorana - giovedì 13 ottobre 2005 - 4594 letture

Tra fine settembre e i primi di ottobre a Lentini, cittadina siracusana poco nota e per nulla valorizzata, si è tornati velocissimi indietro nel tempo.

Si è tornati indietro a quell’ epoca di giullari e saltimbanchi, alchimie e misteri, corti arabe e musicanti, che è stato il medioevo. Così, in un’atmosfera remota e fatata di uno scenario lontano, si è svolta a Lentini la quarta edizione del Castrum Fest, il festival medievale che a Lentini era già nato otto anni fa, per poi sparire dopo sole tre edizioni. Ed infine per tornare oggi, dal 26 settembre al 2 ottobre.

Così, per una settimana a Lentini, lo scenario è cambiato, pronto a restituire sapori è scenari lontani.

E’ noto che quella lentinese non è l’unica trovata medievale e festaiola del territorio. Una differenza, però, tra il Castrum Fest e le altre feste in tema esiste, visto che il medioevo che Lentini ha selto di rappresentare è anche, e soprattutto, quello povero e popolare.

Per questo, nel corteo pomeridiano dell’ultima giornata era presente anche lui, il popolo, sfatto e fiero su un carretto straripante e applauditissimo. E per questo, soprattutto, a Lentini hanno scelto "la bottega" come soggetto della festa. E così la vecchia strada che si srotola fino al "Castellaccio" ha offerto una dopo l’altra le sue realtà lontane. Il liutaio, l’alchimista, l’ornatore, il pictore, l’astrologa, il caseario, l’uncinario, sono solo alcune delle trentacinque botteghe che hanno animato la strada e la festa. Poi c’erano le osterie e le taberne, le mostre e soprattutto gli spettacoli. Ad esibirsi sono stati, tra gli altri, gli "Ad Dei Laudem", gli "Arsis", i "Batarnù" e i "Secoli Bui".

Ovviamente però non sono mancate le pecche. Innanzitutto gli abiti: pur di vestirsi in maschera c’è stato chi era fuori luogo, e pur di vestirsi d’epoca c’è stato chi era fuori tempo (molti gli abiti rinascimentali, ad esempio). In secondo luogo i posti: quasi tutte le botteghe si trovavano su un’unica strada, costringendo i visitatori ad accalcarsi lì, a fare avanti e indietro, mentre sarebe stato bello poter meglio scorgere altri angoli e scorci dell’antico quartiere. In fine l’organizzazione: l’evento è sembrato ad alcuni male o poco coordinato, il percorso delle botteghe non seguiva nessuna particolare logica, rischiando così di cadere più nei modi della festa paesana che della riscoperta storica.

Di buono invece c’è stato il tentativo, peraltro riuscito, da parte dell’amministrazione, di rivalutare un quartiere (da piazza Umberto al Castellaccio) da troppo tempo dimenticato. Un quartiere che resta splendido, nonostante il cemento aggiunto negli anni e nonostante ancora non esista un serio piano di ristrutturazione e riconversione. Le potenzialità comunque ci sono, ed il Castrum Fest è servito a metterle in luce. E poi di buono ci sono stati anche i fuochi d’artificio, strepitosi, come l’ovazione che infatti li ha seguiti. Così è terminata quest’edizione del Casrtum Fest, e non resta che aspettare la prossima, sperando che non scompaia nuovamente.


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