Abbiamo una Costituzione - il nuovo libro di Gaetano Sgalambro

Abbiamo una Costituzione : Ideologie, partiti e coscienza democratica costituzionale / Gaetano Sgalambro. - Roma : ZeroBook, 2019. - 70 p. - ebook ISBN 978-88-6711-163-3, book ISBN 978-88-6711-164-0.
di Redazione Zerobook - domenica 6 ottobre 2019 - 6032 letture

La Gran Bretagna, leader delle democrazie occidentali, è riuscita a conquistare la sua Magna Charta. Ma non è mai riuscita a produrre una Costituzione. L’Italia all’indomani della Seconda guerra mondiale si dota di una delle Costituzioni più moderne e meditate dell’Occidente, con la confluenza dei due pensieri, quello cattolico-liberale e quello socialista-comunista. Giunti alla Terza Repubblica, rimeditare attorno al significato della Costituzione e al suo valore è non solo necessario ma vitale.

La nostra Costituzione ha tutti gli attributi necessari per essere riconosciuta come la compiuta espressione di una nuova ideologia”.


«Mi sono sentita una marziana in Senato». È con queste parole che la senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e testimone della Shoah, ha commentato l’astensione dal voto in Senato da parte del centrodestra il 30 ottobre 2019 dell’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza su basi etniche e religiose. In effetti con questo atto politico sembra che una parte dei partiti politici rappresentati nel Parlamento italiano abbiano voluto rompere il patto fondativo della nostra Repubblica. Questo patto, nato all’indomani della sconfitta della Seconda guerra mondiale, aveva visto il nascere della Repubblica “fondata sul lavoro” e su istanze antifasciste, con l’apporto e la confluenza di almeno due grandi forze ideologiche e popolari: il cattolicesimo e il socialismo/comunismo. È stata grazie a queste due componenti che è nata la Costituzione repubblicana, una delle costituzioni più avanzate e moderne d’Europa.

Il saggio di Gaetano Sgalambro pone l’attenzione proprio su questo aspetto, quanto mai d’attualità e urgente nel dibattito politico di questi giorni. Era in nome di quel patto che il PCI, in un momento drammatico per la storia del nostro Paese, poneva il problema della necessità del “compromesso storico” ovvero la messa da parte dei sospetti e dei divieti del lungo maccartismo italiano, e la compartecipazione di tutte le forze democratiche al governo del Paese, compreso il PCI fino ad allora escluso. Erano gli anni drammatici degli scandali di corruzione, del terrorismo, della crisi economica. L’uccisione di di Aldo Moro mise fine a quel tentativo.

Negli anni successivi una nuova classe politica si è affacciata sui palchi elettorali televisivi e sul Web. Provenienti da ceti e con una formazione che spesso ignora la storia e la consistenza del terreno su cui tutti noi poggiamo i piedi. Le pagine di Gaetano Sgalambro sono un invito anche a ri-studiare gli atti fondativi del patto democratico del nostro Paese, che per Sgalambro contengono le risposte a molti dei nostri problemi attuali. La Costituzione, per Gaetano Sgalambro, se letta, contiene molte più risposte di quante uno potrebbe immaginare.


Dalla: Premessa

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Copertina del libro di Gaetano Sgalambro "Abbiamo una Costituzione"

Il pensionamento mi ha consentito di riprendere in mano il filo delle speranze liceali di potere addivenire a una società più democratica e solidale, nate dagli insegnamenti sociali di Giorgio La Pira e Igino Giordani. Tenute chiuse nel cassetto nel corso dell’attività professionale, sono state ugualmente alimentate dal mio fornire un infinitesimale appoggio alle posizioni delle formazioni politiche dette progressiste, perché ritenute mani capaci di curarle. Anche perché ero convinto, ad orecchio, che fossero costituzionalmente sostenibili.

Se non che, già nell’ultimo decennio di professione, avevo accumulato tante riserve sulla qualità complessiva delle loro sorti reali da portarmi lontano dall’area progressista e da bloccarmi nel limbo di coloro che votano scheda bianca.

Appena le ho tirate fuori dal cassetto, avutone il tempo, mi sono accorto che il loro lievito era ancora in fermento. Tuttavia, poiché i suoi frutti reali corrispondevano ben poco alla concretizzazione delle potenzialità da me attese, ho voluto cercare quale fossero state le criticità che ne avevano ammosciato la crescita nella società. Senza escludere una mia elaborazione esageratamente utopica degli insegnamenti del professore La Pira. Da qui ho incominciato una sorta di analisi introspettiva circa la fondatezza storica delle mie convinzioni politiche e sociali, ovverosia delle vere ragioni del mio essere di parte.

La inizio con lo studio della Costituzione Italiana, assunta quale punto cardinale di riferimento della nostra democrazia e del modo di viverla, oltre che del modo in cui è stata vissuta, dove ho trovato subito la conferma della piena legittimità delle mie speranze giovanili; vi ho associato un riordino degli eventi bellici e parabellici che l’avevano determinata; l’ho conclusa riepilogando i paralleli e susseguenti atti della politica italiana, verificandone la rispondenza sia con gli indirizzi di principio costituzionali, sia con gli effetti pratici sul destino del paese.

Il tutto mi ha portato a leggere nella nostra realtà storica, a prescindere dalle narrazioni politiche e mediatiche, tre piani principali: il piano geopolitico, il più importante, prima dominato dalle potenze egemoniche vincitrici del Secondo conflitto mondiale, che disegnano i confini fisici, i destini statuali, politici e gli indirizzi ideologici dei paesi sconfitti, i nostri compresi, e a seguire dalle superpotenze economiche (le stesse vincitrici); il piano politico nazionale, piano di mezzo, dove opera la classe dirigente con il suo modo di relazionarsi col primo e di auto promozionarsi per farsi legittimare dai cittadini; il piano sociale, il terzo, importante per la fattualità del paese, dove operano le istituzioni intermedie e periferiche dello stato e i cittadini, i quali sono chiamati a legittimare al parlamento la classe politica per dovere democratico e debbono mandare avanti se stessi, la famiglia e insieme il paese.

Alla fine analizzo questi tre piani con l’occhio del fisiopatologo della democrazia costituzionale, che ha un angolo di visuale ristretto per la necessità di essere specifico, e ho visto che la nuova classe politica, volendo misconoscere la sua sudditanza alle potenze vincitrici del Secondo conflitto mondiale, invece di riscattarsi puntando tutto sulla realizzazione sostanziale, e non solo formale, dei nuovi valori democratici, in totale autoreferenzialità li contrabbanda, in successione, con diverse liturgie retoriche. La prima è epica, addirittura pseudo-risorgimentale, e raggiunge l’acme allorché rivendica il co-merito pieno nel crollo del sistema fascista e la piena paternità del progetto costituzionale -le cui radici sono in massima parte altrove-; segue, subito dopo, quella ideologica; e in tempi a noi più vicini, quella para-costituzionale.

Ho visto pure un paese che dopo la fine della ricostruzione postbellica continua a stare con le maniche rimboccate e che da solo, nonostante si porti appresso tutti i suoi difetti, che non sono pochi, entra meritevolmente all’ultimo posto dei G7.

Nel frattempo la politica perde del tutto la concezione del paese-impresa, al cui futuro è indispensabile provvedere, e per legittimarsi soddisfa le questioni minime di un paese-condominio, che riscuotono i facili consensi degli elettori interessati.

Gaetano Sgalambro


L’autore

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Gaetano Sgalambro

Gaetano Sgalambro, nato a Lentini nel 1939, diplomatosi al Liceo classico Gorgia a Lentini, poi laureatosi in medicina e specializzatosi in cardiologia presso l’Università di Catania. Ha esercitato come cardiologo ospedaliero nell’equipe del prof. F. Barbaresi. Vive a Legnago. Ha scritto per diversi blog, scrive per Girodivite.


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