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27 Giugno 1980: un concerto indimenticabile

Una luna rossa, enorme e Bob che prevalentemente usò la chitarra elettrica, ma che non disdegnò quella acustica per alcune canzoni.

di Orazio Leotta - mercoledì 23 giugno 2010 - 5093 letture

Nel 1981 ci lasciava Bob, Rastaman vibration. Era l’11 Maggio. Soltanto un anno prima, in una calda serata di fine giugno, aveva dato vita ad uno di quei concerti mitici, uno di quelli indimenticabili, assurti quasi a leggenda relativamente quantomeno al territorio italiano, in un San Siro gremitissimo, una notte davvero giamaicana. Io c’ero.

Andata in treno e ritorno in macchina fino a Roma e poi ancora in treno. Un evento, che fece proferire a mia madre, per la seconda volta nella sua vita, riferendosi a me, “ma da chi ha preso??”. La prima volta, per la cronaca, era stato a seguito di un gol di Chiarugi in una finale di coppa: correvo come un forsennato sul balcone…..

Bob mi ricorda le caldi estate di fine anni ’70, primi anni ’80, quel trait-union che dal reggae ti apriva la strada verso il rock, quelle sonorità grazie alle quali capivi e gustavi meglio tutta la musica di qualità; la libertà, i primi amori e i regali pretesi per la maturità (“Il Capitale di Marx o musicassette del suo sound: un anno, i miei genitori da Chianciano Terme, furono obbligati a ritornare con “Live” e “Survival”…). Centomila spettatori.

L’indomani fu la città di Torino a beneficiare di un evento di siffatta portata. Che mi ricordo? Beh, avevo quindici anni e quello fu un viaggio premio per una promozione diretta (insperata, senza materie da riparare) dalla seconda alla terza Liceo. Caldo, tanto caldo. L’estenuante attesa fino al tramonto quando spuntarono i Wailers, Bob ed anche Rita.

Una luna rossa, enorme e Bob che prevalentemente usò la chitarra elettrica, ma che non disdegnò quella acustica per alcune canzoni. Ricordo che ero ebbro di felicità e che ogni canzone, anche quelle mai sentite prima mi parvero bellissime e pronte per essere cantate insieme a tutt gli altri. Ricordo quelli che, durante le ore di attesa, mentre cantavano altri, tra cui un giovane Pino Daniele, cercavano di scavalcarti e guadagnare posizioni davanti a te.

“One Drop” la cantai ballando, mimando con le mani i brevi colpi di tamburo al terzo ritornello, ma anche “No woman no cry” e tante altre le cantai a voce alta. Bob mi sembrò da lontano piccolo ed anche magro, chissà se stesse già male. Può darsi, “Redemption Song” diede l’idea, in effetti, di un estremo saluto cumulativo. Era la mia prima volta a San Siro, in quello che poi, per me, sarebbe diventato “Il Tempio”.

Non potevo immaginare che le circostanze mi avrebbero condotto a trascorrere dieci anni della mia vita nei dintorni di Milano e frequentare con assiduità quel “Teatro dei sogni”, giusto per fare un parallelismo con l’inglese Old Trafford (Fui anche lì, ma molto dopo, ma questa è un’altra storia, anch’essa indimenticabile, …quella sera del 28 maggio 2003….).

Biglietto_Bob_Marley

Grazie Bob per esserci stato e grazie amico Sergio da Cologno Monzese per avermi comprato il biglietto. Che bella comitiva eravamo quel giorno! Io, Sergio, la Gilly, Barbara, Biagio detto Brasi e suo cugino di cui non ricordo il nome ed altri milanesi che conobbi al momento, quelli dell’ “Old Fashion”, come li etichettai dopo, nel bagaglio dei miei ricordi.


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