Lettera aperta al Ministero per le Pari Opportunità

di Thierry Abdon AVI - mercoledì 12 maggio 2010 - 2200 letture

Sono un cittadino originario della Costa d’Avorio, padre di famiglia e residente in Italia da più di 18 anni. Mi permetto di fare una considerazione sul servizio offerto ai cittadini da uffici pubblici ed esercizi commerciali della nostra nazione. Purtroppo in più di un’occasione, gli impiegati e le impiegate delle predette strutture si rivolgono ai cittadini stranieri non europei dando loro del “tu”, mentre riservano il “Lei” ai cittadini italiani. Nonostante il fatto che questo modo di interloquire con i cittadini extraeuropei sia ormai diventato una prassi, più di una volta, recandomi presso strutture sia pubbliche che private, ho potuto osservare i rapporti esistenti tra venditori e clienti oppure tra il personale addetto e gli utenti stessi, rimanendo ancora tristemente colpito nel momento in cui, mi sono reso conto che questo atteggiamento è ormai diventato una vera e propria regola. Nella maggior parte dei casi, quando faccio notare questo fatto discriminante nei confronti degli stranieri, il personale si giustifica affermando che è normale dare del “tu” ai giovani. Questa argomentazione che mi è stata data, da parte degli impiegati e dei venditori non mi convince del tutto poiché, in mia presenza e in più di un’occasione, sono stati serviti signori e signore italiani, che pressappoco avevano la mia età o che addirittura risultavano più giovani di me, ed ai quali è stato riservato loro del “Lei”, mentre a me 42enne, è stato dato del “tu”. Se in Italia, c’è un’abitudine condivisa (e ormai regola) di dare ai giovani del “tu”, mi sembra giusto rispettarla, però che sia applicata a tutti i cittadini, poiché la regola ha un senso nel momento in cui riserva a tutti una parità di trattamento. In ogni caso, suggerirei ai responsabili della pubblica amministrazione e delle attività commerciali o di servizi di consigliare agli impiegati ed impiegate, venditori e commesse, prima di proporsi al pubblico, di tenere conto anche di queste dinamiche di relazione in una società, che si avvia ormai a divenire sempre più complessa e multietnica. Vi invito, comunque, a vedere in questa lettera, un mio contributo al buon funzionamento della nostra società, essendo consapevole della necessaria attenzione da porre a queste regole sociali e di buona educazione. Certo di aver fatto cosa gradita nello scriverVi, porgo i miei migliori saluti.

Firenze, lì 18.11.2009


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