La signora delle contumelie, ops camelie

“Sono Letizia, nell’intimità Titti, la Migliore e bevo Brachetto, a sorsi larghi e golosi, per tirarmi su e giù..."

di Deborah A. Simoncini - sabato 19 novembre 2022 - 4028 letture

“Sono Letizia, nell’intimità Titti, la Migliore e bevo Brachetto, a sorsi larghi e golosi, per tirarmi su e giù. Non mollo la bottiglia neanche quando ho la lingua impastata. Abbiate fiducia che saprò risolvere in meglio e in senso giusto la questione lombarda. Sono orgogliosa di poter continuare a servire la mia causa e la mia casa, mentre mi dichiarate cattiva e funesta e arrivate a dire che rappresento il male e la sciagura più terrificante. E’ solo questione di tempo, il popolo si unirà con me e contro di voi. Dalla mia ho un elettorato forte. La parte più arretrata della borghesia, la più consistente, sarà contenta di lasciar perire lo Stato e salvare la mia e la sua borsa. Badate bene: la giustizia sommaria deve sostituire quella pubblica.

Ve lo faccio vedere io chi sono.

Letizia Moratti

In quanto donna di classe detengo il privilegio politico ed economico, ho con me la magistratura e l’esercito che da sempre ritengono giusto difendermi. Non ho peccati da scontare. Darò una prova di forza e di disciplina con l’adunata delle camicie bianche della Lombardia che convocherò a Milano sabato 26. Mi impadronirò del potere e creerò una repubblica Lombarda oligarchica. So usare i miei talenti e creare stabilità e certezza per un nuovo ordine”.

Per compiere la sua delicata omissione Letizia chiese che le portassero il vestito di colore di luce. Ho la pelle bianca da pescecane, e un corpo da donna provocante, con tanto di abbronzatura tra le cosce. Osservate la mia carnalità … Issò le natiche e salita la scaletta giunse sul palco, si tolse la cuffia di gomma e scosse la bionda chioma. Un ciccione, in pantaloni bianchi e gli occhiali da sole con l’aria da intelligentone allungò la mano e le diede gran pacca sulla chiappa destra: “Prendi questa: viene da Silvio, te la manda lui! Abbuffati pure delle banane che hai sognato per tutta la vita”. Lei da balabiota spalancò la bocca grande come una rana, di fronte al Manettone, la faccia le diventò un buco e rise irrefrenabile, memore di quando il “ghe pensi mi”, giovane, dinamico e pieno di vitalità, faceva scorrere la di lui chiusura lampo sui suoi denti. Con voce bassa, la fronte segnata da rughe profonde e una certa energia affermò: “A lui, grazie ai suoi sforzi e alla mia leadership, va il mio ringraziamento più sentito. E’ un valoroso compagno di battaglia. Portategli i miei saluti”. L’uomo la fissò in silenzio per un tempo così lungo da risultare sgradevole. Titti guardò l’orologio: il rappresentante dell’industria imprenditoriale Natale Angelosanto, con il suo ricco catalogo di profumi, aveva già un ritardo di venti minuti. Aspettò mezz’ora e poi se ne andò. “E’ un imbecille e vuole approfittare della mia pazienza. Ho un passato di destra, ma purtroppo mi si prospetta un futuro solo dalla parte orientale. Il mio valore me lo so meritato, non con parole presuntuose, ma con campagne e battaglie regali. Valuto sempre l’onestà delle persone e non capisco perché da sinistra mi trattano in questo modo”.

Il palco cigolava mentre si avviò … “Perché mi ritenete pericolosa? Resto sconcertata!” Cominciò ad agitare il braccio e rivolse un cenno del capo. “Dove posso trovare conforto? Senza politica la mia vita è vuota e disperata”. Una pecora, convinta di essere un cane, correndo le venne incontro senza esitare, nel fiutarla e annusarla, quasi quasi la faceva cadere indietro. Rise piano. “ Ah, quanto sono felice di vederti! Non so dirti quanto sono felice. Dalla finestra ho visto che eri proprio tu. A Silvio prenderà un colpo quando gli dirò chi è arrivata!”.

Arriverò alla vittoria con una marcia trionfale, incontrastata quanto inattesa, tra tartine, fritturine, prosecchi e pecorini/e. “Se prima non mi avete scelta adesso dovete subirmi. Da prima donna, di rara precocità, arriverò a conquistare il potere in Lombardia con la mia storia tutta a destra, ma spostata a sinistra. Ho deciso di farmi strada da politica professionista devota e cocciuta e mi sono già iscritta a un corso di formazione. Non voglio morire senza elettori e dimenticata. Le mie opere non invecchieranno mai e la mia fiamma continuerà a splendere. Può anche darsi che io esageri un po’, ma ammirate il mio genio. Invecchiata, il viso paffuto e gonfio, portava un bizzarro taglio corto di capelli color topo muschiato. Aveva due orecchie rosse e rigide. Si schermì gli occhi col palmo della mano e osservò la folla radunata sotto il palco. Nessuno mi ha reclutato! Perché continuate a chiedermi la tessera del partito che non ho? Davvero pensate che io sia così imbecille da non sapere che razza di mondo mi hanno lasciato? Meglio credermi una puttana che una comunista. Voglio vivere la mia vita e non gettarla alle ortiche”. Aprì il borsellino e diede una moneta all’uomo del marciapiede. Il sole ammantava tutta l’aria che sapeva di carbone e pesce marcio. Quando il sole salì più in alto nel cielo il mattino si riscaldò e lei abbassò la zip del giaccone. Dalla camicia con i primi bottoni aperti si scorgevano le forme arrotondate dei seni. Ti posso abbracciare? Matteo la strinse così forte a sé che sentì il suo corpo morbido e caldo. Di fronte alle contestazioni fu chiesto l’intervento della milizia locale che aprì il fuoco contro gli scioperanti. In nove rimasero uccisi e molti feriti. Seguirono altri disordini e nei giorni successivi si contarono oltre cinquanta vittime. Rifiutò di negoziare e ribadì la sua intransigenza. Per un breve periodo regnò il caos. Arrivò la depressione vasta e profonda.

“La mia famiglia è profondamente radicata in Lombardia e io sono una vera figlia di questa terra. Padre e madre militavano nel movimento per la temperanza. Non sono molto esperta nel parlare di me. Sin da piccolissima amavo giocare ai soldatini. Giocavo alla guerra con bottoni di colori diversi che per me erano soldati di eserciti avversari. Ero sveglia e apprendevo con grande felicità. Un carattere più incline alla testardaggine che alla muta sottomissione. Bambina sincera, ma non sempre irreprensibile né ubbidiente”. Inaugurata un’amicizia solida e duratura intraprese una lunga e prestigiosa carriera. Un gallo rispose al fischio della sirena. Il sudore le colava lungo la faccia sporcandola, spesso si asciugava gli occhi con la manica.

Dominata dal desiderio, come fusa in una personalità collettiva, comparve sul palco alle due e mezza di notte, circondata dal suo staff. La guardavano estasiati come fosse una santa. “Mi dicono di essere un’attrice e che recito una commedia, persino nell’adeguare i vestiti al mio personaggio”. Portava dentro di sé l’ambiguità, nell’inseguire con sobrietà scrupolosa e riservatezza il consenso dell’opinione pubblica. Giuseppi quando si presentò ebbe una accoglienza gelida. Lo vedevano come una specie di fomentatore di guai per il radicalismo intransigente dei suoi discorsi. “Il potere ha carattere ambiguo, segreto, impalpabile, droga, produce nel cervello sostanze che danno assuefazione. Quando l’hai appiccicato addosso non puoi più farne a meno. Allargato a dismisura ti porta alla perdizione. Guarda l’asino, la principale bestia da soma dell’essere umano: procede con lentezza perché ha orgoglio. L’amore un’essenza specifica e anche per questo vorrei che con più gloria e ragione la nobile patria, di cui ci vantiamo, la si chiamasse “mia cara matria”. Le parole sono femmine, i fatti sono maschi. “Il fare è proprio degli uomini, il parlare delle donne”. La confraternita della misericordia è con me. Mi chiamano a risolvere situazioni critiche. Ho dovuto e saputo risollevare la santità lombarda e contributo a risolvere molte criticità: sono liberalpopolare e mi riconosco nella dottrina sociale e nel catechismo della chiesa cattolica. Ancora continuate a parlare di schemi che sono gabbie? Rivendico il mio curriculum stellare: sono un’eccellenza competente. Seguirò il metodo tutto mio del “Se po’ fa’”, quello delle grandi sfighe: noi lombardi siamo concreti e non ho paura alcuna di misurarmi con nessuno. Premetto e prometto che lotto per vincere e vincerò”.


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