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Il coraggio di opporsi

“L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo.” (Liliana Segre)

di Martina Famulari - mercoledì 15 aprile 2020 - 3124 letture

“Sono un uomo nero, in un mondo bianco” - cantano delle note soul, ma prima facciamo un salto indietro di qualche settimana. Il colore della pelle svanisce in un tram della nostra Sicilia, un cittadino improvvisamente smette di essere un silenzioso passeggero decidendo di opporsi coraggiosamente allo sprezzante dialogo di umiliazione tra colui che si accerta che ogni passeggero sia munito di biglietto e un extracomunitario.

Il controllore nonostante abbia chiesto la presenza opportuna del biglietto al migrante secondo disciplinata dalla Legge 24.11.1981 n.689 s.m, non ha esitato a umiliarlo, non concedendogli il tempo, né la maniera opportuna di poter replicare, il tutto condito da un tono barbaro e privo di limiti alla richiesta. Per fortuna un padre, un siciliano, un lavoratore onesto che sta tornando a casa nella indifferenza e nello spiazzante silenzio che ha visto coinvolti i passeggeri, coraggiosamente non ha esitato a farsi avanti pur di difenderlo ed invitare l’operatore a placare i toni. Come risposta è stato anche quest’ultimo sanzionato, nonostante interdetto da limiti fisici e documentata certificazione.

Il forte vince sui deboli. La colpa dell’extracomunitario? Non avere il biglietto, non capire l’italiano ed essere invasore della nostra terra. Viva il pregiudizio. La colpa del cittadino siciliano? Non esser rimasto zitto.

Sì in silenzio, come chi alla presenza di episodi del genere, con tono austero non partecipa, decide vergognosamente di aderire a quella cerchia degli “ignavi”, di coloro che non partecipano, non obbiettano, che temono per se stessi e per il proprio egoismo. Coloro che se non sono capaci di difendere un minorato etnico, non sarebbero capaci di farlo con un minorato disabile, un fratello, un compagno o un normalissimo compaesano. Coloro che hanno deciso di dimenticare il valore delle proprie posizioni e dunque della loro etica individuale.

Quella mattina non c’erano bombe, le urla non si udivano, la guerra e la fame finalmente erano cessate, la Nuova Terra era un porto sicuro, la solitudine viene placata da quella figura superficiale di un viaggiatore che si trova sullo stesso tram, un “coraggioso” viaggiatore. Quanti sarebbero disposti a farsi multare? Quanti disponibili a difendere un “nero”? E’ troppo semplice parlare mediante uno schermo, ma lì fuori, c’è chi nella sua semplicità è dotato di coraggio e riesce ad attuare la propria posizione nel silenzio delle nostre città, facendosi sentire.

Nelle corso della Storia numerose figure si opposero, ma opporsi richiede un atto di volontà che va oltre la superficialità delle parole. Opporsi è azione, è movimento in silenzio. Le nostre leggi insegnano rigorosamente come equiparare la convivenza e mantenere l’ordine, ma non prevedono l’abuso di potere. Esso può far riferimento a diverse fattispecie tutte riconducibili all’abuso del diritto, ovvero all’affievolimento o l’annullamento del diritto soggettivo, quando quest’ultimo venga esercitato oltre i limiti stabiliti dall’interesse per cui tale diritto sia stato sancito, non perseguendo più, di fatto, il suddetto interesse e configurando un comportamento illecito.

Le leggi ci consentono di mantenere l’uguaglianza tra gli uomini, sono state da sempre lo scettro di giustizia e battaglie combattute dentro le aule dei tribunali. E’ veramente triste sapere che chi ha dei doveri manchi proprio nell’utilizzo appropriato della legge, peccando nella rappresentazione delle proprie vesti, coerente al proprio ruolo. Forse è davvero l’ora di svegliarsi. Il sonno dell’ignoranza genera mostri. Storie come quella di Rosa Parks, Martin L. King, dell’avvocato Bryan Stevenson e il suo assistito non devono essere dimenticate. Il razzismo si manifesta dentro le nostre case ogni giorno, dai commenti sulla sessualità di genere, con la degenerazione del maschilismo e del femminismo, nelle aule scolastiche dove i ragazzi con disabilità vengono esclusi, e non solo, la triste e ridicola differenza di classe sociale che è emersa e sopravvive da sempre, la quale ha confuso meritocrazia e pregiudizio.

I Teresia e le Cassandra albergano ovunque. Questa non è semplicemente la vicenda di un normale pregiudizio scaturito dalla solita canzonetta sul razzismo, non è questione politica, né economica, Bensì umana. Quella umanità che forse abbiamo da tempo dimenticato, ma di cui ricordiamo l’importanza solo quando dobbiamo affrontare un viaggio, allora sì, lì tutti siamo pronti ad essere cittadini del mondo. Abbiamo dimenticato le gesta di Colombo, la colonizzazione che abbiamo imposto nei secoli precedenti. La bellezza della mescolanza dell’arte, di costumi, delle leggi e degli usi, tra i vari popoli, con lo sbarco di culture diverse sono state tristemente accantonate.

Abbiamo buttato nel dimenticatoio la divisione e la forte disparità tra Nord e Sud? E non riferiamoci solo ai tempi del Ministro della Malafede dell’Età giolittiana. Osserviamo il presente. Pronti a scaturire sentimenti di totale idiosincrasia, sprezzante giudizio e quella infida e arguta assenza di riflessione, ove l’etica di riconoscere tra il giusto e lo sbagliato, il limite e l’illimitato, sono state insultati dalla totale indifferenza umana. Non ci riguarda, siamo il popolo forte. Vestirsi di quel ridicolo velo di furbizia e superiorità prima o poi, condurrà alla rovina.

La riflessione non strappa l’identità, non umilia in pubblico, non ti urla come se fossi un animale, quella si chiama ignoranza, perché ignora ed esclude tempo, ambiente, toni e strumenti. La mente umana è fantastica, ci consente di pensare, valutare, e ci permette di attribuire su una scala il valore etico dei nostri comportamenti. Non ne siamo sempre consapevoli. Con occhi nuovi tale presa di coraggio e l’esempio di un normalissimo padre di famiglia non siano considerati come atti eroici, ma un punto di partenza su cui ognuno può riflettere, rammentando che cittadini del mondo, lo si è sempre. Tutti partecipiamo con il nostro silenzio al dolore altrui, ignorando, disprezzando, non decidendo e inebriati dalla paura di opporci.

La nostra indifferenza può essere letale, ma può salvare quella vita, quel migrante, sorella, madre, collega universitaria o amica. Non rimaniamo in silenzio. Scegliamo da quale parte stare, scegliamo ogni giorno, ricordando sempre, di essere esseri umani.


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