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Henry Mancini: un grande italo-americano

Il pianoforte fu il suo strumento preferito anche se i suoi esordi musicali lo videro alle prese con l’ottavino.

di Orazio Leotta - giovedì 14 giugno 2012 - 11641 letture

Il 14 Giugno del 1994 ci lasciava a Beverly Hills un grande italiano d’America, il musicista Henry Mancini, pseudonimo di Enrico Nicola Mancini, di origini abruzzesi. Compositore di oltre cento colonne sonore per film, vinse quattro premi Oscar, ottenendo diciotto nominations.

Gli anni ’50, furono quelli dei suoi esordi, e nel 1954 arrivò la prima nomination agli Oscar per le musiche di “La Storia di Glenn Miller” sulla vita del grande musicista americano perito durante il secondo conflitto bellico mondiale. Il suo nome è legato a doppio filo col regista Blake Edwards (“Colazione da Tiffany” – Oscar nel 1962 -, “La Pantera Rosa”, “Peter Gunn: 24 Ore per l’Assassino”, “Victor Victoria”- Oscar nel 1983).

Sue le musiche anche dei celebri “Sciarada”, “Il Frutto del Peccato”, “Hatari!”, “Nei Panni di una Bionda” e di svariati remakes e adattamenti sempre sul tema della Pantera Rosa. Per la TV, suo il celebre “Meggie’s Theme” traccia portante della fiction “Uccelli di Rovo” e suo lo zampino nella serie “Peter Gunn” della fine degli anni ’50 il cui tema dominante farà poi parte integrante della colonna sonora del film “The Blues Brothers”. Oltre ai due citati Oscar per la migliore colonna sonora a Mancini Henry_Mancini[1]sono stati assegnati altri due Oscar per la migliore canzone originale: con “Moon River”, sempre per “Colazione da Tiffany” e con “Days of Wine and Roses” dell’anno dopo.

Il pianoforte fu il suo strumento preferito anche se i suoi esordi musicali lo videro alle prese con l’ottavino. Il suo stile, che risente considerevolmente dell’influsso del suo ispiratore e maestro Glenn Miller, può essere considerato una sorta di vera e propria colonna sonora di un’America che ripartiva dopo la Seconda Guerra Mondiale con il piglio ( misto a tratti a prosopopea) della grande nazione che si proiettava come punto di riferimento a vasto raggio. “Lujon” è forse il pezzo che più di tutti sintetizza la grandeur americana e al contempo è sinonimo di viatico, di biglietto d’ ingresso nel mondo dei sogni, nell’Eldorado che la grande nazione americana si apprestava a offrire a chi ne fosse stato interessato.

Composto negli anni ’50 e facente parte della miniserie televisiva Mr. Lucky - altrimenti noto come “Slow Hot Wind” - lo troviamo presente anche in film di successo quali “Il Grande Lebowski”, “Two Lovers” e “Sexy Beasts”.


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