Covid 19 - 2021: i nuovi schieramenti

I garantiti e i senza garanzia costituiscono i nuovi schieramenti, del tutto trasversali, tutt’altro che ideologici...

di Silvia Zambrini - sabato 6 marzo 2021 - 2213 letture

Una cosa che non dimenticherò di questo periodo sono i baristi e negozianti che sostano sull’uscio a braccia conserte guardando passare la gente. Immagino quanto siano infinite le loro giornate. (Anonimo milanese)

Mentre la cultura tace, cresce un rumore sordo quanto inquietante: quello dell’assenza di pubblico, frequentatori, consumatori, ospiti. Durante questo anno di pandemia c’è chi nonostante i disagi non ha subito perdite economiche e chi invece ne è stato colpito duramente.

Da sempre certe categorie professionali vengono accomunate secondo determinati preconcetti per cui l’imprenditore, considerati i “generosi profitti”, può anche restare temporaneamente fermo. Ma la maggior parte delle piccole e medie imprese non sono come Amazon; spesso sono singoli proprietari che devono sostenere costi continui. Alcuni, seppure in perdita, sopravvivono attraverso il duro lavoro di più persone quando la gestione è famigliare. Altri hanno dovuto chiudere o stanno per farlo.

Tra i non garantiti, oltre agli esercenti “bramosi” di riaprire, ai notai e commercialisti abituati a laute parcelle, ci sono i lavoratori dello spettacolo, gli artisti imprenditori di se stessi, gli operatori occasionali. Se si attribuisce all’imprenditore il torto di voler lavorare e guadagnare nonostante il Covid, ciò dovrebbe riguardare anche il musicista che vive dei pochi concerti, delle collaborazioni con orchestre già numericamente limitate, delle serate presso locali e piano bar. Oltre ai tanti che operano a tempo determinato presso cinema, teatri, musei e tutte quelle attività inattive ormai da molto tempo.

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Milano, Piazza del Duomo. Manifestazione dei lavoratori dello spettacolo durante il lockdown delle attività culturali

I garantiti e i senza garanzia costituiscono i nuovi schieramenti, del tutto trasversali, tutt’altro che ideologici: ora, accanto all’esercente “bottegaio” e all’immobiliarista “palazzinaro” ci sono gli artisti e letterati che danno lezioni private, la babysitter che deve pagare le rette universitarie, l’animatore del villaggio turistico: tutti che si ritrovano tra i non garantiti, con anche chi consegna cibo a domicilio o svolge altri servizi pagati a provvigione e sottocosto.

Ma il pregiudizio non colpisce solo i non garantiti. Anche chi da sempre coinvolto nel proprio ruolo, magari in questi mesi rischiando il contagio in ospedali e case di riposo, appartiene ai garantiti “fannulloni”, protetti dal posto fisso; compresi gli impiegati nell’amministrazione pubblica che avrebbero voluto essere attivi ma non potevano perché questa non era sufficientemente organizzata.

La speranza è che il vaccino venga somministrato a tutti e in tempi brevi. Ma intanto è bene riflettere su quella che rischia di rimanere una contrapposizione insensata quanto velenosa tra il “parassita sociale” considerato tale solo per il fatto che riceve lo stipendio durante la pandemia e chi, in assenza di copertura economica, vorrebbe che il lavoro riprendesse o almeno avere delle certezze (meno sorprese all’ultimo momento), senza per questo essere considerato un incosciente o un egoista. Che questa situazione non diventi motivo di ulteriori contrasti. Piuttosto di trattamenti economici adeguati e garanzie allargate a tutti, indipendentemente dalle circostanze esterne.


Questo articolo è stato pubblicato anche su Fana.one.



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