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Giro99
Movimento Wu Ming project
Niente tasse senza rappresentanza: la rivoluzione
contro il copyright
di Wu Ming 1, dal sito http://wumingfoundation.com
Le reazioni delle multinazionali
dell'entertainment minacciate da quella che chiamano
"pirateria" si fanno sempre piu' isteriche
e scomposte, tanto da somigliare a veri e propri
spasmi, irrefrenabili contrazioni dei muscoli.
Muscoli pieni di acido lattico, muscoli di scagnozzi
reduci da troppi pestaggi, muscoli a cui si e'
voluto chiedere troppo, e chi troppo vuole...
stringe pugni pieni di mosche, e presto avra'
le orbite brulicanti di vermi.
Stiamo assistendo alla fine della "cultura
di massa" come l'abbiamo conosciuta, la "pirateria"
e' la punta di lancia del cambiamento. La "pirateria"
e' il contrattacco dei consumatori esasperati
da prezzi irrealistici, da gabelle e balzelli
ingiustificabili, da vere e proprie estorsioni
legalizzate, dalla miope cupidigia di chi controlla
il mercato. Se ai tempi di Napster le major discografiche
si fossero sforzate di comprendere le esigenze
reali da cui era nato il file sharing e fossero
venute incontro ai
consumatori (abbassando i prezzi, adottando
politiche piu' *elastiche* e ragionevoli in materia
di riproduzione domestica), forse ora sarebbero
in grado di assorbire i colpi.
Hanno scelto tutt'altra strada: repressione, denunce,
pressioni lobbistiche sui legislatori per inasprire
le leggi sul diritto d'autore. Risultato: profitti
in caduta libera. Se la sono voluta. Oggi e' forse
troppo tardi per rinsavire e dare retta a Craig
Barrett, presidente della Intel:
"[...] chi compra un cd deve avere la possibilita'
di copiarlo quando vuole, e di ascoltarlo su qualunque
supporto, in ogni momento in ogni luogo. Mentre
le major vorrebbero che tu pagassi ogni volta
che ascolti una canzone. Pensino invece a risolvere
i veri problemi [...] Controllare lo scambio di
files su Internet e' come aprire una lettera privata
di una persona. L'industria dell'entertainment
e' affetta da tecnofobia. Hanno proposto persino
di mettere nuove tasse sui prodotti high tech.
Ma si ricordino
: 'No taxation without representation'. E loro
non rappresentano i consumatori. Anzi.' (L'Espresso,
17 ottobre 2002).
La "pirateria" e' un processo di riappropriazione
delle tecnologie digitali, degli odierni mezzi
di (ri)produzione, per costruire reti orizzontali,
di condivisione, di autogestione. I "pirati",
i bandidos, i *cangaceiros* della cultura stanno
mettendo in ginocchio i potentati discografici
e multimediali. Prima di loro erano scesi i battipista,
movimenti che hanno contestato la proprieta' intellettuale
a colpi di DIY, cut-up, sampling, culture jamming,
plunderphonics...
La calata dei barbari e' partita da lontano. Eppure
gli odierni padroni del vapore sono stati colti
alla sprovvista, pensavano di poter conservare
i loro privilegi col minimo sforzo, ogni tanto
sguinzagliando i cani da guardia a mordere il
culo di chi saltava il muro di cinta. Ora siamo
gia' nel cortile, loro cominciano a patire l'assedio,
i cani ringhiano ma ciascuno di noi ha in saccoccia
una polpetta avvelenata.
La "pirateria" e' un processo sociale,
non e' soltanto "trasgressione" e "violazione"
dell'esistente, ma annuncia che stiamo varcando
i vecchi confini, preconizza e lascia intravedere
nuove relazioni sociali, nuove comunita', nuove
forme libere della cultura.
La proprieta' intellettuale come la conosciamo
oggi e' un'imposizione recentissima (non ha piu'
di trecento anni) ma ha gia' fatto il suo tempo,
e' ormai vissuta come intollerabile. Si faranno
strada altre formulazioni, meno rigide e vincolanti,
il copyleft del "software libero" e'
probabilmente la base piu' solida su cui costruire.
Ma, come sempre e' successo nella storia, il cambiamento
fatichera' a imporsi se manchera' l'alleanza (anche
informale) tra "democratici" e "ribelli",
tra riformatori e bandido
s, tra copyleft e "pirateria".
Il file sharing, la masterizzazione di CD, il
cracking di software proprietario sono gia' atti
politici, azioni contro la tirannide, anche oltra
l'effettiva consapevolezza di chi li compie. Sono
la guerriglia partigiana che combatte sulla Linea
Gotica del copyright, e prepara il terreno per
la risalita degli Alleati.
Come le forze dell'Asse sull'Appennino, le multinazionali
e gli enti amministrativi al loro soldo hanno
perso la testa, e collezionano figure di merda:
- da due anni provano a mettere in commercio CD
presuntamente "anti-copia", creando
disagi agli acquirenti, con l'unico esito di stimolare
l'intelligenza collettiva a trovare il modo di
crackarli;
- la famigerata RIAA (Record Industries Association
of America) vorrebbe rastrellamenti di massa,
esige che gli Internet Providers stilino e rendano
pubbliche le liste di chi scarica MP3;
- alcune major, convinte che siano i giornalisti
musicali a "rippare" i promo cd e diffondere
le canzoni prima della loro uscita nei negozi,
stanno fornendo ai recensori lettori portatili
*sigillati con la colla*, per impedire l'estrazione
del cd. Ma in questo modo i lettori non saranno
riutilizzabili, andranno buttati nella rumenta.
Una mossa ridicola e anti-economica, di puro sperpero,
dettata dalla disperazione. Non ci credete? La
notizia e' qui: <http://www.newscientist.com/news/news.jsp?id=ns99992804>
Se credono di poter frenare un epocale processo
di cambiamento con questi mezzucci...
Non dovrebbe impressionarci la campagna di allarmismo
che precede il lancio in pompa magna da parte
di Intel & Microsoft di TCPA/Palladium (implementazione
dell'hardware che dovrebbe bloccare l'esecuzione
e la riproduzione di ogni materiale "protetto"):
per come si presenta il panorama, quest'innovazione
potrebbe creare problemi inimmaginabili a chi
l'ha inventata, acuendo ogni contraddizione gia'
esistente in materia di privacy, copyright e diritti
dei consumatori; ad esempio, c'e' una contraddizione
tra
le sopracitate dichiarazioni di Barrett e uno
degli effetti che in teoria produrra' Palladium:
inibire la masterizzazione per uso privato. C'e'
da attendersi una rivolta da parte degli utenti.
Insomma, in un modo o nell'altro Palladium finira'
per produrre dialetticamente il proprio contrario,
l'innovazione dal basso che costringera' le corporations
a escogitare qualcos'altro, e cosi' via, ogni
volta salendo di livello come in un videogioco
spara-spara. E' successo in ogni fase del progresso
mediologico, succedera' ancora, a dispetto dei
tentativi capitalistici di produrre *in vitro*
la "fine della Storia".
Come collettivo di scrittori veterani delle battaglie
contro le attuali leggi sulla proprieta' intellettuale,
e tra i pochissimi ad adottare una "licenza
di pubblicazione aperta" in letteratura (una
dicitura copyleft che permette la riproduzione
dell'opera), Wu Ming e' attento a ogni sviluppo
di questo processo.
L'aurora e' appena cominciata, e gli uccelli riprendono
a cantare. Dalle major, prima che il sole sia
alto, ci attendiamo altre azioni involontariamente
dadaiste. Dalla societa' civile, organizzata nelle
forme che riterra' piu' adeguate, possiamo attenderci
la cacciata dei capi, capetti e crumiri dell'industria
culturale. Vorwaerts, kamaraden!3--------
E' gia' disponibile on line il reportage di WM1
sul software libero in Brasile, pubblicato su
L'Unita' l'1 dicembre col titolo "La terra
degli hackers". Crediamo sia necessario essere
consapevoli di cosa sta succedendo laggiu': e'
il maremoto, con epicentro a Porto Alegre. La
lotta contro la proprieta' intellettuale e' *immediatamente*
lotta contro l'esclusione, la poverta' e le differenze
di classe.
WM1 - e non solo lui - continuera' a seguire gli
sviluppi.
http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/portoalegre_os.html
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