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Accendere la TV oggi significa
trovarsi di fronte a programmi scadenti,
a donne oggetto, a speculazioni sui sentimenti
e sui dolori della gente comune.
Film e trasmissioni degni di nota sono ghettizzati
in fasce orarie notturne. Di certo ne saranno
contenti gli insonni, meno gli altri che
sono costretti a sorbirsi piagnistei e tette
sia su Mamma Rai che la Mediaset.
Se la TV italiana è divenuta mediocre
e superficiale lo dobbiamo soltanto alla
dura legge dei numeri o, meglio, a quella
dei soldi.
Tutti i palinsesti televisivi
gravitano intorno alle pubblicità
che si riescono a trovare. Gli stessi programmi
sembrano essere scritti e ideati non per
offrire un servizio al pubblico ma per fare
da spartiacque tra uno spot televisivo e
laltro.
Tutto questo è ridicolo e deludente.
Come se non bastasse lunica preoccupazione
di molti che fanno televisione
è quella di conoscere i dati dellAuditel.
Alle 10 di ogni mattino, presentatori, giornalisti,
attori e veline del momento, angosciati
dallansia di aver fatto magari un
flop, si informano attraverso questo morboso
strumento, di quante persone abbiano seguito
lultima fatica.
Peccato che lAuditel si basa sulla
scelta televisiva di un piccolo margine
della popolazione italiana, ovvero il 10%.
Una televisione di cattiva qualità,
è ovvio non poteva che avere un sistema
grossolano di rilevamento degli ascolti
televisivi
ma come è possibile,
allora, stabilire il successo di una trasmissione,
o di un film, rispetto a un altro?
Megachip e Articolo 21 hanno lanciato contro
lAuditel uninteressante campagna,
Basta con lAuditel, volta
a mettere in luce linattendibilità
di questo mezzo.
I dati quotidiani che vengono propinati,
infatti, si discostano altamente con la
reale visione e il gradimento degli spettatori.
Pochi in Italia sanno come nasce lAuditel
e con quale funzione. La Rai, la Fininvest
e lUpa firmano un patto nel 1986 con
lobiettivo di rilevare, attraverso
questa società privata, gli ascolti
degli spot. In seguito lAuditel si
è trasformato in un «giudice
inappellabile», come sostiene Roberta
Gisotti, nel suo ultimo libro, La favola
dellAuditel.
Lindagine condotta dalla giornalista
di Radio Vaticana è stata giustamente
utilizzata come supporto teorico alle accuse
mosse, nei confronti dellAuditel,
da Megachip e Articolo 21, in occasione
della conferenza stampa, tenutasi a Roma
lo scorso 24 ottobre, durante la quale è
stata promossa la rivoluzionaria campagna.
«LAuditel è uno strumento
fallace», dichiara Giulietto Chiesa,
giornalista e fondatore di Megachip, «il
libro e Roberta Gisotti vi spiegheranno
il perché».
In effetti lanalisi accurata dellautrice
rivela la totale inadeguatezza e linaffidabilità
di questo sistema di rilevamento.
Il campione Auditel è composto da
5075 famiglie. Ogni nucleo familiare è
considerato solo un gruppo di consumatori
e non di cittadini utenti. Per diventare
infatti una famiglia Auditel,
occorre dichiarare di essere abituati a
stare incollati davanti al televisore almeno
3 o 4 ore al giorno, in caso contrario non
si è rilevanti per la pubblicità.
Non esiste nessuna garanzia poi che la famiglia
campione, di regola impegnata in questo
servizio per 5 anni e ripagata con un piccolo
elettrodomestico allanno, adempia
con onestà la propria mansione: chi
può dimostrare infatti che ci sia
qualcuno davanti alla TV e per quanto tempo?
Ogni azione della famiglia campione deve
essere registrata. Anche landare in
bagno a lavarsi i denti o andare in cucina
a preparare il caffè deve essere
segnalato sul telecomando dellAuditel.
In quanti però lo fanno? In fin dei
conti il premio annuale è soltanto
un tostapane
Cè da dire inoltre che lAuditel
controlla uno o al massimo due televisori
a famiglia, ma solo se questi si trovano
nel salotto o in cucina. Ne consegue, quindi,
che gli apparecchi delle camere da letto,
non vengono considerati.
Non parliamo poi dei limiti tecnici: nelle
ore serali solo le frequenze di Rai1, Canale5
e La7 non si sovrappongono e nel pomeriggio
si salvano solo quelle di Rai2 e La7.
E tutte le altre? Semplice
si confondono
tutte.
Comè possibile che in tutti
questi anni si è fatto affidamento
su un così imperfetto strumento?
Sicuramente la favola dellAuditel
ha rinvigorito le tasche di molti, tranne
quelle dei consumatori. Pardon, degli spettatori.
MEGACHIP DIXIT.
Meno Auditel per tutti significa meno
TV deficiente, più attenzione alla
qualità dei programmi, più
trasparenza economica per chi investe in
pubblicità. Alla fine, più
pluralismo.
Nel corso della conferenza
stampa sulla campagna Basta con lAuditel,
è stata illustrata una petizione
indirizzata allAuthority per le comunicazioni,
a cui si richiede che essa svolga, secondo
legge, le rilevazioni degli ascolti radiotelevisivi.
È stato inoltre lanciato un appello
per segnalare le famiglie del campione Auditel,
la cui lista è segreta, allo scopo
di smascherare linattendibilità
del metodo e della tecnica utilizzata, così
come già emerso dalle testimonianze
delle poche famiglie uscite allo scoperto
sulla stampa.

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