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Giro97
Movimento
Un "salotto critico" prima della guerra
Incontro-dibattito alla Prima
Festa di Itaca
di Angelo Luca Pattavina
Guerra
necessaria o guerra inevitabile?
Si è discusso di questo,
ma anche di altro, all'incontro organizzato Venerdì
11 Ottobre al Cortile Platamone, all'interno della
Prima Festa di Itaca (laboratorio di politiche,
scritture e percorsi diretto da Claudio Fava).
Un incontro-dibattito moderato
da Ninni Terminelli (giornalista palermitano)
e che ha visto la partecipazione "appassionata"
di Vauro (vignettista de Il Manifesto), Anna Bucca
(presidente dell'ARCI Catania), Antonio Foresi
(inviato da Bruxelles del Tg1), Fiorella Ghilardotti
(parlamentare del PSE) e dello stesso Claudio
Fava (giornalista ed esponente dei DS a Catania).
Un
incontro per discutere, confrontarsi e mettere
in luce dinamiche e processi logici e illogici
che sono alla base di ciò che "l'effetto
guerra" presuppone e si porta dietro.
Così, si sono affrontate
problematiche come quella dei diritti negati (quelli
dei bambini soprattutto); "di come",
fa notare Anna Bucca, "qualsiasi forma di
guerra (diretta o latente, come può essere
l'embargo) non faccia altro che ledere la popolazione
civile piuttosto che i governi".
Si è discusso di come ci
sia una "cultura della guerra" così
pregnante da aver coinvolto anche chi normalmente
sarebbe stato contro la guerra. Se la guerra continuerà
ad essere tra le opzioni possibili, sarà
sempre quella più facile da scegliere.
E' stato messo in luce il potenziale delle parole.
Le parole come armi, l'arma per nascondere la
verità. Ci sono termini, spiega Vauro,
come "intervento umanitario", "effetti
collaterali", "operazioni chirurgiche",
"missili intelligenti" e tutti quelli
che come questi cavalcano la scia dell'edulcorazione,
che non fanno altro che nascondere una verità
ovvia e crudele: la guerra è un massacro
di vite umane.
Un bisogno di precisazione condiviso
anche da Claudio Fava che pone però l'accento
sul problema storico e semantico della "verità".
Il suo no alla guerra vuol dire un sì alla
verità, a quella che si può avere
solo declinando ogni parola, ogni situazione attuale
con i fatti della storia. Perchè non bisogna
dimenticare, come ricorda anche Vauro, che i "barbari"
(Saddam Hussein, Bin Laden, ecc.) che oggi si
vogliono combattere sono gli stessi di quelli
che qualche anno prima venivano invece foraggiati
e sostenuti dagli americani nella lotta al comunismo
("gli USA hanno finanziato il terrorismo
islamico per regalare ai sovietici il loro Vietnam").
Pacifismo a tutti i costi insomma,
ma non solo. C'è anche chi, infatti, sostiene
le ragioni di una guerra necessaria. "Era
strategicamente inevitabile fermare Hitler",
sostiene infatti Antonio Foresi, "e i nipoti
di Hitler esistono ancora, quindi bisogna fermare
anche loro". "E' vero che il popolo
americano reagisce in maniera infantile",
continua, "ma la loro preoccupazione è
legittima, visto che l'11 Settembre sono stati
attaccati per la prima volta a casa loro".
Quello che è incomprensibile, invece, è
come la "saggia Europa" si faccia condizionare
in maniera così subdola da quel quarto
scarso di americani che hanno eletto Bush ("Forrest
Gump Bush", lo chiama Fava).
E su questo c'è un accordo
unanime. Proprio sul bisogno di un'Europa che
sappia giocare un ruolo più forte all'interno
delle organizzazioni internazionali infatti le
distanze di posizioni si accorciano. "Questa
Europa non deve restare un nano", sostiene
Fiorella Ghilardotti, "ma deve riuscire ad
esportare fuori dai propri confini quella pace
che è riuscita a costruire per sè".
E aggiunge Foresi: "L'anima dell'Europa unita
è essenzialmente economica, è necessario
un salto di qualità (che la Convenzione
sta cercando di fare) che possa dare una politica
estera comune forte e decisa".
"Un'occasione mancata qualche anno fa",
ammette onestamente Fava, "quando 12 dei
15 paesi dell'Unione erano retti da governi di
sinistra".
Una riforma su cui investire potrebbe essere la
democratizzazione delle Nazioni Unite che scardini
quel sistema tolemaico che vede la Casa Bianca
al centro del sistema decisionale e tutti gli
altri stati come satelliti ruotanti; anche se,
viene fatto notare, non dimentichiamo che la "legittimità"
dell'ONU non può bastare a garantire comunque
la "giustezza" di una guerra.
Considerazioni. Opinioni.
Verità forse. Verità così
lampanti che non ci resta altro che aprire gli
occhi e guardarle.
Senza dimenticare che discutere è importante,
che discutere è una forma di lotta, purchè
però la discussione non resti autoreferenziale
e riesca a dare spunti di riflessione convincenti
anche per quell'opinione pubblica (la maggior
parte per la verità) che a questi "salotti
critici" purtroppo non partecipa.
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