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Il crocifisso incostituzionale

L’Italia messa in croce dalla proposta leghista
di angelo luca pattavina

Articolo 7 della Costituzione della Repubblica Italiana: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.
Articolo 8: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.

In uno stato libero e democratico, come quello in cui credo di avere cittadinanza, delle norme come quelle sopra enunciate, inserite tra i principi fondamentali della Carta Costituzionale, mi fanno pensare che le basi per un sistema di “integrazione culturale” (sia essa sociale, religiosa o politica) e di pluralismo siano garantite.

In passato, per la verità, senza dover andare troppo in là nel tempo e nello spazio, le cose stavano diversamente. Lo Statuto Albertino proclamava il cattolicesimo romano “religione di stato” e prometteva agli altri culti solo “tolleranza”. Successivamente il regime fascista, sulla base dei Patti Lateranensi, riconosceva dei privilegi alla Chiesa cattolica e decretava la “conciliazione” tra Stato e Chiesa. Una recente riforma ha ridimensionato questi rapporti rendendo le due entità indipendenti e sovrane ciascuna nel proprio ordine.

Oggi, infatti, viviamo in uno stato laico e non in uno stato confessionale dove non esiste una separazione tra gli ordinamenti della sfera religiosa e quelli della sfera civile; ordinamenti, come quelli di alcuni stati islamici, che da un lato tendono a legittimare su basi religiose il potere statale e dall’altro ad assicurare efficacia giuridica ai precetti religiosi.

Se teniamo in considerazione questi elementi non può non sembrare assurda, o quantomeno inopportuna, la pretesa recentemente avanzata da alcuni parlamentari leghisti (ma sottoscritta anche da altri gruppi) di rendere obbligatorio il crocifisso nelle aule delle scuole italiane.
Nelle scuole, ma non solo. Infatti la proposta è quella di rendere effettiva l’esposizione in tutti gli uffici pubblici e di garantirne la legale permanenza. La proposta in esame infatti recita: “Chiunque rimuove in odio ad esso l’emblema della Croce o del Crocifisso dal pubblico ufficio nel quale sia esposto o lo vilipende è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da 500 a 1000 euro”.
Vietato bestemmiare dunque.

Sarà forse per la presenza un po' ingombrante del Vaticano all’interno del nostro territorio, oltre che ovviamente per una millenaria tradizione cristiana, che viviamo un senso di sottomissione subdolo e reverenziale nei confronti di un’istituzione come la Chiesa cattolica che si rivela essere non solo religiosamente ma anche politicamente molto forte.
Un timore che non ci permette un’apertura totale verso altre forme di culto e di non-culto, pericolosamente identificate come destabilizzanti dell’ordine costituito.

La cosa che più lascia pensare è che la proposta arriva proprio dal gruppo leghista che prima ha fatto fuoco e fiamme contro i preti perchè davano aiuto agli immigrati e poi sono quelli che più aspramente criticano il fondamentalismo delle religioni islamiche. Non è forse questo un modo di creare barriere piuttosto che di aprirsi ad una società che inevitabilmente sta diventando sempre più interculturale?
Se è dunque vero che viviamo in uno stato laico non avanziamo pretese di imposizioni non laiche. Cosa impedisce ad un musulmano di pretendere che in ogni luogo pubblico ci sia un’immagine di Maometto?

Piuttosto che fare un passo indietro verso gli estremismi e i fondamentalismi facciamo un passo avanti verso l’integrazione e la tolleranza.
Di uomini crocifissi nella storia ce ne sono stati fin troppi.
Credete quello che volete, ma non fatevi mettere in croce anche voi.
E state attenti a non mettere in croce nessuno.

 

Il Progetto
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