segnali dalle città invisibili
  Giro96 Tribeart
Tutte le strade portano al Colosseo

di vanessa viscogliosi
 
 

«Per vedere Roma» consiglia Stendhal occorrono uno zecchino, due o tre delle migliori piante della città acquistate sul Corso e «un calesse equipaggiato coi migliori cavalli».
I cavalli oggi nella capitale non ci sono più, se non quelli che trainano le “carrozze” turistiche che offrono due ore di romantica passeggiata tra le bellezze e lo smog del centro, il tutto a suon di euro.
Per evitare ogni sorta di problema di salute, soprattutto polmonare, e risparmiare qualche euro, è meglio pertanto munirsi di un bel paio di piedi, incorniciati da morbide e comodissime scarpe da ginnastica, non importa neanche se siano di marca o meno…
La ricchezza culturale, storica, artistica, archeologica di Roma è talmente elevata che una settimana, anzi, un mese di permanenza nella città si rivelerà al turista insufficiente per visitarla tutta e per cogliere appieno tutte le sue sfaccettature.
Roma è passato, presente e futuro.
È la Roma dei Cesari e quella dei Papi.
È la Roma «der Cupolone» e dei bucatini all’Amatriciana.
Roma è la Città Eterna, dove convivono, influenzandosi reciprocamente, diverse culture e razze.
Roma «caput mundi».
Se dovessimo fare un sondaggio o, semplicemente, chiedessimo a qualsiasi persona di associare un monumento alla capitale, questi con estrema spontaneità e rapidità risponderebbe: il Colosseo.
Non c’è monumento che tenga. L’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come «Colosseo» (dal nome di una statua di Nerone detta «Colosso», eretta nelle immediate vicinanze), è senza dubbio il primo monumento che i turisti di ogni nazionalità si precipitano a visitare quando sono a Roma.
Che piova, che grandini non importa. Giapponesi, Inglesi, Tedeschi, Francesi, tutti in fila (e che fila!) appassionatamente per rendere omaggio al simbolo romano per antonomasia.
La costruzione dell’imponente monumento venne avviata nel 72 d.C. da Vespasiano e poi portata a termine dal figlio Tito nell’80 d.C. Per celebrare il grande evento, l’imperatore romano organizzò grandiosi festeggiamenti che rallegrarono la città per ben 100 giorni.
Nell’Anfiteatro, che poteva contenere fino a 5.000 persone, venivano praticati dei giochi spesso cruenti, però molto apprezzati dal pubblico. Grande entusiasmo suscitavano quindi negli spettatori i combattimenti tra gladiatori (in genere schiavi appositamente addestrati), le cacce ad animali feroci (tigri, leoni, ecc.), le battaglie navali per simulare le quali si riempiva d’acqua l’arena.
Per assistere agli spettacoli si entrava dalle arcate inferiori, delle scale portavano poi ai vari settori della cavea, ognuno dei quali era riservato ad un determinato ceto: il primo all’imperatore e alle vestali e così via fino all’ultimo dove sedevano il popolo e le donne.
Il piano di copertura dell’arena ora è inesistente, ma una volta serviva a coprire il complesso sistema sotterraneo del quale facevano parte i congegni meccanici dei giochi ed i corridoi di transito per i gladiatori e le belve.
Terremoti ma anche gli stessi cittadini, che non hanno esitato a trafugare materiale per costruire le proprie abitazioni, hanno impedito ai nostri occhi di ammirare il Colosseo nella sua forma integra e originaria. Si possono tuttavia ancora individuare i segni dell’antica struttura costituita da quattro piani dei quali i primi tre presentavano delle arcate tra le quali figurano semicolonne di stile jonico, dorico e corinzio. Nell’ultimo, più compatto ed ornato di lesene corinzie, si aprono invece delle finestre.
Quell’epoca gloriosa, fatta di conquiste e trionfi, continua a vivere nelle fotografie dei turisti che immortalano i centurioni del nuovo millennio.

 

 

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