segnali dalle città invisibili
  Giro95 Movimento
Riviste: Centomovimenti

Centomovimenti, Numero 2, domenica 8 settembre 2002

In questo numero:
- Antonio Tabucchi: Nel Paese del Pirlimpimpim...
- il 14 settembre a Roma, a piazza S.Giovanni (di Dacia Maraini)
Dacia Maraini: Perché il 14 settembre sarà a Roma, a piazza S.Giovanni
- Bananas: la rubrica quotidiana di Marco Travaglio - "Un caso di omonimia"


Nel Paese del Pirlimpimpim... (di Antonio Tabucchi)

Ho sentito raccontare che nel Paese del Pirlimpimpim c'era un Tizio molto
potente che presentava i sintomi di una grave malattia. Quel Paese, fra
l'altro, non era estraneo a devastanti epidemie, che avevano affettato buona
parte della popolazione. E le autorità  sanitarie del Paese cominciarono a
preoccuparsi che questo Tizio, con i sintomi che presentava (ragionamenti
strampalati, deliri gioiosi, ululi minacciosi, parole ringhiose, fiato
pesante, giallo d'itterizia, pratiche igieniche sospette eccetera),
contagiasse la popolazione intera, visto che si ostinava a girare per il
Paese bevendo alle fontane pubbliche, facendo pic-nic sui prati della
comunità  e lasciando gli avanzi in giro. Così gli dissero: gentile signor
Tizio, tu sarai un tizio importante, ma i tuoi sintomi destano
preoccupazione; ti invitiamo percià a fare le necessarie analisi presso la
locale Asl, dove tutti gli altri cittadini come te vengono a sottoporsi alle
analisi quando presentano sintomi analoghi ai tuoi. A quel punto il Tizio si
arrabbià di brutto, e comincià ad urlare che lui era sano, sanissimo, e che
nessuna autorità  sanitaria aveva ragione di dubitare dei suoi sintomi. I
medici con pazienza gli fecero arrivare un avviso a casa, dove gli si diceva
che magari era sano come un pesce, ma che se non gli dispiaceva, dati i
sintomi, doveva anche lui passare la regolare visita medica. E allora quel
Tizio si arrabbià ancora di pi๠e comincià ad urlare che lui di quei medici
non si fidava, e neppure delle strutture sanitarie di quella Asl, che lui
era un Tizio speciale, specialissimo, e per i Tizi speciali specialissimi
come lui ci voleva una Asl fatta apposta, con radiografie speciali, tac
speciali, risonanze magnetiche speciali, prelievi di sangue speciali,
urino-culture speciali e perfino copro-culture speciali, perché anche la sua
pipì e la sua popà erano speciali. E siccome il Tizio aveva una grande
Fattoria, la pi๠grande del Paese del Pirlimpimpim, la famosa Factory, con
tanti fattori alle sue dipendenze, e i fattori avevano tanti caporali alle
loro dipendenze, i caporali tanti manovali e attacchini alle loro
dipendenze, mandà a tappezzare tutto il Paese del Pirlimpimpim di editti e
manifesti in cui si sosteneva che non era il signor Tizio che era malato, ma
era malato il sistema sanitario. E tutti i cittadini del Pirlimpimpim
dovettero convincersi che nonostante quegli allarmanti sintomi il signor
Tizio era sano come un pesce. E se qualcuno per caso non si convinceva il
signor Tizio sapeva trovare anche mezzi pi๠convincenti dei manifesti,
grazie ai fattori, caporali, manovali e stallieri di cui disponeva la sua
enorme Factory. E fu così che nel Paese del Pirlimpimpim furono distrutte le
sospette strutture sanitarie, la popolazione capì che le epidemie sono mali
nient'affatto passeggeri ma necessari e il signor Tizio, sempre pià¹
trionfalmente giallo, ma che ormai aveva addomesticato anche gli imbecilli,
campà fino a cent'anni, facendo capire al mondo che se uno è malato la cosa
migliore è prendersela con la Salute.

Antonio Tabucchi

Perché il 14 settembre a Roma, a piazza S.Giovanni (di Dacia Maraini)

Da una parte ci sono dei democratici che credono ancora nella protesta
pacifica, nelle parole di critica, nelle manifestazioni di strada, nei
girotondi che partono dall'indignazione privata. Dall'altra c'è un governo
che agisce come fosse in guerra, con i carri armati schierati pronti a
schiacciare tutto quello che gli si para davanti. Questa è l'immagine che ho
negli occhi della mente, e assomiglia molto a quella apparsa anni fa su
tutti i teleschermi: il piccolo coraggioso cinese che affrontava i cingolati
di un governo tirannico basato sull' imposizione anziché sul consenso.. Ai
giudici oggi va tutta la mia fiducia e la mia speranza. Non chiedo loro di
diventare pi๠politici, al contrario li supplico di mantenersi il pià¹
possibile autonomi, di difendere l'orgoglio della loro professione
delicatissima e importantissima, di essere giusti e intransigenti
nell'applicare le regole. Ma credo che la paura in alto sia proprio questa:
che i giudici vogliano applicare le regole. E allora cambiamole queste
regole! E' questa la parola d'ordine ed è cià che sta accadendo, con una
rapidità  che lascia trasecolati. I metodi sono cambiati: non c'è pi๠bisogno
della censura e della polizia, delle prigioni e della tortura per imporre
l'interesse di pochi su molti. Ora si puà arrivare al controllo totale delle
coscienze senza passare attraverso l'esercito e i colpi di stato. Basta
possedere il controllo sulla maggioranza assoluta delle televisioni, basta
approfittare della maggioranza in parlamento per stritolare dall'interno la
costituzione, basta rendere inoffensivi i codici, basta comprare tutto e
tutti. L'ultimissima proposta che abolisce i limiti sulla proprietà  dei
mezzi di comunicazione non è l'avvio evidente a tutto questo? Vi prego:
venite in molti il 14 settembre! Non abbiamo altri strumenti in mano che la
protesta dal basso, e questa protesta, per avere una qualche significato,
deve essere grandissima.

Dacia Maraini


BANANAS rubrica quotidiana a cura di Marco Travaglio

Un caso di omonimia

"Chiunque è in grado di percepire l'importanza che dev'essere attribuita
all'imparzialità  del giudice.  Pertanto il semplice sospetto della mancanza
di tale equità  del giudice è un elemento essenziale.  La mancanza di una
norma del genere che consenta di evitare un simile difetto costituisce
percià un vuoto da colmare nell'interesse generale. Quindi perché non
colmarlo subito?". Queste ed altre sante parole scrive un tal Giulio
Catelani sul Giornale di Paolo Berlusconi, anche se resta da capire quel
"subito": la formula della legittima suspicione fu soppressa 13 anni fa
perché troppo vaga e nessuno ne ha mai sentito la mancanza, finchè
Berlusconi e Previti non han visto avvicinarsi la loro sentenza. Ma lasciamo
andare e seguiamo il Catelani nel suo ragionamento, che si fa
interessante: "Si avvia -scrive - verso la sua conclusione il procedimento
penale (che si trascina da molti anni e senza prove convincenti) contro
l'attuale premier imputato insieme all'on. Previti di corruzione in atti
giudiziari. L'opposizione si avvale di tale procedimento per arrivare a una
sentenza di condanna e alle conseguenti dimissioni dell'attuale governo e
cioè a un altro ribaltone". Una vera vergogna, denuncia il Catelani: una
"inconfutabile strumentalizzazione a fini politici di atti giudiziari con
violazione palese del principio enunciato da Montesquieu della separazione
dei poteri, principio purtroppo spesso dimenticato e trascurato". Chi è
Giulio Catelani? Il Giornale non lo precisa, e c'è da sperare che sia
soltanto un omonimo di quel Giulio Catelani che, procuratore generale di
Milano durante Mani Pulite, sostenne l'indagine del pool fino alla discesa
in campo di Berlusconi.

Da allora cominciò a trescare sottobanco, a tempestare segretamente il
ministro Biondi perché mandasse gli ispettori in Procura mentre in pubblico
si profondeva in elogi per la "rivoluzione di Mani Pulite" (parole sue).
L'ispezione si concluse con un nulla di fatto e gli 007 di Biondi scrissero,
alla fine, che "le doglianze del dottor Berlusconi, non meno dei rilievi del
Pg Catelani che quelle doglianze fa proprie, appaiono prive di qualsiasi
pregio". Non contento, nel 1995 Catelani dispose un'inchiesta riservata
quanto irrituale e probabilmente illegale sul conto di Borrelli, ipotizzando
che montasse un cavallo di proprietà  dell'assicuratore pregiudicato
Giancarlo Gorrini. L'ennesima bufala. Finalmente il Csm aprì la procedura
per trasferire il Pg per incompatibilità  ambientale: Catelani, alla vigilia
del verdetto, pensà bene di chiedere il prepensionamento, di diventare
avvocato e di iniziare a collaborare con il Giornale. Ma l'autore della
prosa sopra citata non può essere lui. Dev'essere per forza un omonimo. Un
magistrato, per quanto ex, non puà considerare "senza prove convincenti" un
processo che ha già  dimostrato con documenti bancari i passaggi di denaro,
su conti esteri, tra la Fininvest e Previti e tra Previti e Squillante. E un
Pg alla Catelani non puà invocare l'"imparzialità  del giudice" ed evocare
Montesquieu restando serio. Gli verrebbe da ridere.

Marco Travaglio

La migliore del giorno. "Se non ci fossi tu a reggere questa linea, io non
saprei a chi appoggiarmi" (Massimo D'Alema a Clemente Mastella, arrivando
alla Festa dell'Udeur a Telese, Il Giornale, 6 settembre). "Sono pronto a
dire di sì al portavoce unico dell'Ulivo, purchè sia D'Alema" (Clemente
Mastella a Massimo D'Alema, ibidem).

Appuntamento a domani!


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