|
Giro95
Movimento
Riviste: Centomovimenti
Centomovimenti,
Numero 1
In questo numero:
- Andrea Camilleri: Perchè parteciperò
alla manifestazione
del 14 settembre
- L'appello di Gianfranco Bettin per la manifestazione
- Bananas: la rubrica quotidiana di Marco Travaglio
Perchè parteciperò
alla manifestazione del 14 settembre (di Andrea
Camilleri)
Con una tuta blu da jogging, circondato
dai suoi membri del gabinetto in
giacca e cravatta, Berlusconi, al termine del
Consiglio dei ministri, ha
dichiarato alla stampa che la proposta di legge
Cirami è prioritaria e va
approvata al più presto possibile. Apro
una parentesi. Perché Berlusconi ama
farsi vedere in tuta da jogging anche quando non
dovrebbe, per un minimo di
rispetto verso ciò che rappresenta e i
suoi stessi elettori? Sappiamo le
conseguenze di questa sua forsennata mania su
coloro che gli stanno attorno
per sudditanza, rovinose cadute, crolli fisici,
infarti sfiorati e via di
seguito, ma non conosciamo le ragioni che questa
mania hanno provocato. Io
vorrei portare un mio modesto contributo: penso
che Berlusconi, conoscendosi
meglio di ogni altro, tenti di scappare da se
stesso. Senza naturalmente
riuscirci. Qualche ministro, a vederlo conciato
in tuta, ha avuto
un'atterrita premonizione: vuoi vedere - si è
detto - che ai prossimi
Consigli dovremo presentarci tutti in felpa e
fare dieci giri di tavolo al
galoppo ogni mezz'ora? Chiusa la parentesi. Con
questa dichiarazione,
Berlusconi ha fatto due cose: ha gettato la maschera
e ha voluto fare un
gesto di sfida. Dando la priorità alla
legge Cirami rispetto alle vere
priorità (economia allo sfacelo, sanità
allo sbando, scuola nel caos, conti
pubblici alla deriva, inflazione in salita, disoccupazione
al Sud in
aumento), egli vuole salvare se stesso e i suoi
più fidati amici dai
processi che li vedono coinvolti. È cosa
risaputa. La prima azione che
faranno i suoi avvocati-deputati, una volta approvata
questa legge, sarà
quella di ricorrere al legittimo sospetto contro
i giudici di Milano e di
Palermo. E così guadagneranno tempo fino
alla prescrizione del reato.
Berlusconi è un recordman in fatto di prescrizioni.
Il gesto di sfida poi è
un gesto d'arroganza: con quella frase Berlusconi
ordina ai suoi e agli
alleati, che non hanno più dignità,
di votare la legge ad ogni costo facendo
leva sui numeri, vale a dire sulla stragrande
maggioranza di yesmen alla
Camera e al Senato. E l'opposizione non potrà
fare nulla se non
coraggiosamente, ma vanamente, cercare di contrastare
la preponderanza
numerica degli avversari. Finito il Consiglio
dei ministri, Berlusconi ha
indossato giacca e cravatta ed è volato
all'informale riunione dei ministri
degli Esteri europei dove si è affrettato
a dichiarare che firmerà un patto
bilaterale con gli Usa in controtendenza all'Ue:
con questo patto
bilaterale, i soldati americani che commetteranno
eventuali atrocità in
territorio italiano non saranno sottoposti al
giudizio del tribunale
internazionale, ma godranno, in Italia, dell'impunità.
In parole povere, gli
Stati Uniti possono comportarsi nel nostro paese
come in una colonia. A
Berlusconi non interessa nulla che gli altri paesi
europei abbiano diverso
convincimento, lui preferisce allinearsi con Israele,
la Romania e
Timor-Est, perché ogni idea di tribunale
e di giustizia lo sconvolge, gli fa
alzare la pressione, non lo fa dormire la notte,
gli fa cadere i pochi
capelli che gli restano e gli aumenta le rughe
invano nascoste dal
fondotinta. La giustizia, per Berlusconi, è
come il panno rosso per il toro.
Quest'uomo rappresenta un autentico pericolo per
l'Italia e l'Europa. Ecco
perché sarò presente alla manifestazione
del 14 settembre. E accanto a me,
naturalmente, ci sarà il commissario Salvo
Montalbano. Mi piacerebbe molto
se, tra la folla, egli potesse riconoscere tanti
dei suoi lettori.
Andrea Camilleri
L'appello di Gianfranco Bettin per la manifestazione
Così tanti da non poter
fare nemmeno un girotondo. Così Fede e
qualcun
altro (perfino nel centrosinistra) saranno contenti:
neanche un girotondo.
Sarà possibile se il 14 settembre arriverà
a Roma, e da Roma in piazza del
Popolo, anche solo una piccola parte di tutti
coloro che non ne possono più
di assistere inerti al degrado della nostra vita
civile, all'assalto alle
istituzioni per appaltarle al partito-azienda
e alle sue filiali e ai suoi
stallieri (a volte anche ai suoi pushers), e perfino
- udite udite: e si oda
anche il silenzio basito di D'Amato in queste
settimane di fronte ai
capolavori dei suoi protetti - perfino all'incancrenirsi
dei vizi e delle
distorsioni strutturali nel sistema economico
che si era appena incominciato
a superare. O anche, semplicemente, se verrà
a Roma anche solo una parte di
coloro che non ne possono più di farsi
rappresentare nell'universo mondo da
una macchietta di Presidente del Consiglio, uno
che è un incrocio tra
Galliani e Dell'Utri, non so se mi spiego. Se
saremo così tanti, non si
potrà, appunto, fare nemmeno un girotondo.
Così saranno serviti coloro i
quali un giorno sì e un giorno pure ironizzano
sull'infantilismo e sul
candore da Biancaneve dell'originale forma di
lotta (si, è una forma di
lotta). Magari costoro preferiscono il nero profondo
del black bloc: più
facile usarlo per spaventare la gente e, soprattutto,
quei "moderati" che
l'estremismo, l'affarismo e l'autoreferenzialità
berlusconiani ha reso
inquieti e, nella scorsa "primavera dei movimenti",
disponibili a cambiare
posizioni e opinioni. Di questa efficacia dei
girotondi, di questa loro
capacità di sfondamento nello stesso elettorato
di centrodestra, i più
consapevoli sono proprio gli uomini e i servi
e i megafoni del Cavaliere.
Per tutti costoro, i girotondi assomigliano assai
più ai giri degli indiani
attorno al quadrato del generale Custer a Little
Big Horn. In questo, sono
davvero più lucidi di certi strateghi napoleonici
del centrosinistra, che
continuano a ironizzare e, naturalmente, a dire
che "ci vuole ben altro". Ma
questo ha a che fare con un'altra partita, tutta
dentro il centrosinistra,
tutta interna allo sforzo di rinnovarne non solo
e non tanto le elité
politiche quanto, e ben di più, le forme
di comunicazione e di espressione,
la capacità di rappresentanza del più
vasto e ricco universo dell'Italia non
berlusconiana. Ma, appunto, è un discorso
che si potrà fare in seguito. Dopo
piazza del Popolo. Se posso aggiungere una cosa,
vorrei ricordare che un
altro girotondo, una cosa mai vista in quella
città, si è svolto domenica
primo settembre a Treviso per festeggiare la vittoria
degli immigrati che
occupavano il sagrato del Duomo e per contestare
il razzismo del sindaco
leghista Gentilini, con la partecipazione di centinaia
di persone. Quel
girotondo ha convocato per domenica 15 settembre,
in concomitanza col
Padania Day di Bossi che si terrà a Venezia,
lo "Humanity Day" antirazzista
che si terrà a Treviso. Saremo in tanti,
sabato 14, Roma. Venite in tanti,
il giorno dopo, a Treviso.
Gianfranco Bettin
BANANAS rubrica quotidiana a cura di Marco Travaglio
Un eroe dei nostri tempi
"Non ho compreso bene
le ragioni per cui della mia legge si debba occupare
anche la Commissione Affari costituzionali. Che
c'entra la Costituzione?".
Melchiorre Cirami, il terzo re magio del presepe
berlusconiano dopo
Baldassarre e Gasparri, è passato dal giusto
orgoglio per aver dato il suo
nome alla legge salvasilvio alla comprensibile
prostrazione per un
illegittimo sospetto che circola sul suo conto:
aver partorito una norma
incostituzionale. I suoi colleghi magistrati (quelli
veri) lo ripetono da
due mesi, ma ora lo dicono anche il Quirinale,
Marco Follini del Ccd (il
partito di Cirami) e persino Filippo Mancuso:
non si può sospendere
automaticamente ogni processo per 6 mesi appena
un avvocato salta su
invocando la legittima suspicione. Nel 1996, infatti,
per sbloccare il
processo Enimont paralizzato da un'analoga richiesta
dei difensori di Craxi,
la Consulta stabilì che quella paralisi
era incostituzionale.
Riproporla per legge oggi, infischiandosi di quella
pronuncia, sarebbe
troppo persino per la Casa delle Libertà.
Ma non per Cirami: "Mi chiedo -
dice alla Stampa - se Follini abbia fatto studi
giurisprudenziali". Un
attacco indiretto anche al ministro Castelli,
laureato in ingegneria
elettronica? No, l'apparenza non deve ingannare.
Melchiorre, come tutti i
giureconsulti di scuola giustinianea, bisogna
saperlo leggere tra le righe.
Quando domanda "che c'entra la mia legge
con la Costituzione?" non fa altro
che confessare. Con la Costituzione non c'entra
nulla. Infatti è
incostituzionale.
Marco Travaglio
Appuntamento a domani!
>>> <http://www.centomovimenti.it>
Centomovimenti News - copyright ©
>>>2002 - Tutti i diritti riservati
Direttore responsabile: Lamberto
Sechi - direzione@centomovimenti.it
Webmaster/Editor: Giovanni Pecora -
Una nota del webmaster
Cari amici iscritti alla nostra
newsletter,
chi frequenta quotidianamente internet sa benissimo
che purtroppo sul web
non ci sono solamente utenti "perbene"
ma anche personaggi che dedicano il
loro tempo a cercare di arrecare danno agli altri
utenti. Da sempre ci si
divide tra chi li identifica in soggetti psichicamente
perversi e chi invece
pensa a semplici mercenari che vendono le loro
capacità tecniche a chi ha
interesse a danneggiare un'azienda o una qualsiasi
comunità di persone che
realizza un sito web. Anche noi, per la seconda
volta in una settimana,
siamo stati oggetto delle "attenzioni"
di qualcuno che si è divertito ad
entrare nel nostro server bloccandolo con un'azione
che in gergo tecnico
viene definita "mail bombing". In parole
povere il suo attacco ha bloccato
il nostro server di posta elettronica impedendoci
di inviare la newsletter
di ieri (venerdì). Pazienza! Ci ha fatto
perdere ore di sonno e ore di
lavoro, ma la newsletter parte lo stesso oggi.
E partirà domani, partirà
tutti i giorni, a costo di non dormirci più
la notte e di fare i turni per
fronteggiare quella che, non trovo altre parole
per definirla, è
semplicemente l'opera di uno o più delinquenti.
Senza altre aggettivazioni
che francamente darebbero loro solo una apparente
"giustificazione" che non
meritano neanche. Buona lettura, dunque!
Giovanni Pecora
|