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Giro93
Movimento Il Ponte di Messina:
dibattito
MANIFESTO DEL CAMPEGGIO NAZIONALE CONTRO IL PONTE
- MESSINA 1 - 7 LUGLIO: il documento finale
Questo appuntamento nazionale,
indetto dal Messina Social Forum e che
ha visto una significativa partecipazione delle
realtà meridionali ed una
certa disattenzione di quelle nazionali, ha voluto
essere un contributo volto
a promuovere la tematica della Lotta contro il
Ponte e le Grandi Opere e
per la tutela e la valorizzazione dell'Ambiente
e dei Territori. Il
miraggio Ponte non riguarda solo le città
e le regioni direttamente interessate
al progetto; per la sua portata e per la centralità
nel legittimare
l'ulteriore strappo nella politica liberista del
governo, assume una dimensione
nazionale che non può essere ignorata,
pena l' irrilevanza di ogni
pratica critica ed antagonista.
L'accelerazione liberista
nei processi di mercificazione e
l'imposizione in tutti gli ambiti della priorità
del profitto sta comportando un
sacrificio crescente del territorio e dell'ambiente
, dei diritti , dei bisogni
e delle speranze delle popolazioni.
La minaccia del Ponte è stata ed è
presente nei programmi politici sia
del centro- sinistra che del centro -destra. Nella
versione berlusconiana
assume le caratteristiche di un modello di sviluppo
speculativo che
lega la realizzazione delle grandi opere alla
svendita del patrimonio
naturalistico, culturale ed artistico, alla microspeculazione
diffusa, portatrice di
cinismo sociale e di consenso consociativo.
In contrasto con le enunciazioni
liberiste sulla centralità del
mercato, il denaro pubblico, sottratto penalizzando
assistenza e servizi pubblici,
serve a realizzare Grandi Opere( Ponte, Autostrade,
Centrali.) che vengono
poi regalate attraverso la privatizzazione a Gruppi
e Società collaterali
al ceto politico, il cui contributo essenziale
è di incassare i profitti.
Si ribadisce così il tradizionale passaggio
Spesa Pubblica - Profitto
Privato.
Su questo piano è
evidente la convergenza d'interesse dei potentati
finanziari, economici, politici e mafiosi, il
cui intreccio ormai non
fa più né reato, né scandalo.
Del Ponte si parla da tempo, tanto da indurre
molti ad abbassare la
guardia, ma forse stavolta una qualche mostruosità
è in arrivo. Se la
realizzazione finale del Ponte è incerta
sia sotto il profilo tecnico (si pensi solo
alle incognite determinate dal rischio sismico),
che della economicità, i
pericoli che si avvicinano a grandi passi riguardano
la razzia di fondi
pubblici( circa 7 Miliardi di euro) e la devastazione
del territorio
con l'avvio della cantierizzazione.
Le ragioni del Ponte se affrontate in dettaglio
si sfaldano l'una dopo
l'altra:
In una realtà affamata
di reddito le prospettive di occupazione
locale offerte dal Ponte sono di lavoro a termine
e a bassa specializzazione,
inoltre grazie al subappalto a cascata il lavoro
sarà fondamentalmente
in nero e gestito dal capolarato mafioso, quindi
senza tutela contrattuale
e antinfortunistica, i morti si conteranno alla
fine.
· Quale Infrastruttura che dovrebbe svolgere
una funzione di volano per
lo sviluppo economico il Ponte è un'opera
morta che mortifica le
potenzialità di crescita locale. E' infatti
anacronistica rispetto al suo compito
dichiarato di via di comunicazione, di fronte
alla accertata caduta
tendenziale dei transiti e allo sviluppo in atto
della intermodalità
nei collegamenti. Per la città di Messina
sarebbe ulteriore fonte di
marginalizzazione rispetto al flusso turistico,
in quanto con il
sorvolo si troverebbe del tutto bay-passata. Comporterebbe
inoltre un esodo
forzato delle parti di popolazione residenti sul
sito e in generale un
drammatico ed invadente processo di militarizzazione
del territorio per l'evidente
carattere di obiettivo strategico di una simile
opera. Infine, essendo
il Ponte sostanzialmente una infrastruttura fittizia,
in quanto è
essenzialmente una operazione finanziaria speculativa,
il suo destino,
ultimato o non, sarebbe quello di affiancarsi,
svettando, alle altre
cattedrali nel desertificato nostro territorio.
Le assemblee interne al campeggio e le conferenze-dibattito
sul
territorio, hanno voluto dar voce e potenziare,
con un vitale collegamento alle
realtà sociali e di movimento, quel lavoro
critico già avviato da tempo in
ambiti di studio e di mobilitazione più
ristretti, ma soprattutto hanno voluto
centrare l'attenzione e la forza creativa dei
soggetti interessati
sulla necessità di elaborare una visione
complessiva alternativa e proposte
concrete volte a valorizzare i territori e a conseguire
una crescita
della qualità della vità.
L'insularità della
Sicilia non è un limite che va superato,
ma è
patrimonio storico e culturale irrinunciabile.
Piuttosto è da superare
l'isolamento derivante dalla marginalizzazione
del territorio meridionale e
siculo-calabro in particolare.
La modernizzazione della
rete ferrovia, stradale, marittima e
aereoportuale, secondo criteri di ecocompatibilità
e di reale
commisurazione ai bisogni, può promuovere
i nostri territori e sdradicarci dal fondo della
penisola solo se risulterà accessibile
a tutti e non foriera di
ulteriori devastazioni.
Il collegamento agile, veloce e di tipo "urbano"
tra le due sponde
dello stretto è un'esigenza di unione sempre
presente nelle popolazioni
locali, al di là delle riva-lità
tradizionali, che nulla hanno da spartire con
il
Mostro - Ponte.
E' evidente che altre sono
le priorità, che servono investimenti
sottratti al malaffare per servizi essenziali
quali Acqua, Istruzione e Ricerca
pubblica, Sanità. E' evidente che è
scandaloso il mancato utilizzo della principale
ricchezza del meridione, quel giacimento inesauribile
di Energia Solare (e di
altre fonti di energia rinnovabili), che per le
forze politiche non esiste se
non può essere 'centralizzato' e mercificato
tramite bollette, mentre
potrebbe essere immediatamente fruibile in modo
disseminato e autogestito.
E' evidente che la cosiddetta vocazione turistica
del meridione può e
deve essere perseguita solo dentro le coordinate
di un'ecocompatibilità
accertata e dibattuta e di una valorizzazione
dei territori, della cultura, dei
saperi e delle competenze delle popolazioni locali,
in condizioni di libera
interrelazione sociale, quindi anni- luce lontani
dall'attuale stato di
assoggettamento e ricatto.
Per questo è indispensabile una tenace
pratica di collegamento e
coordinamento, non solo tra le strutture di lotta
contro le grandi
opere, ma anche tra tutti i soggetti, attivi nei
territori meridionali e non, per
individuare modi e tempi di una mobilitazione
comune e per fare
cogliere alle organizzazioni nazionali la centralità
di questa tematica in
termini non espropianti nei confronti del protagonismo
locale.
Il campeggio quindi propone la ricerca per l'autunno
di un Momento di
confronto unitario, da cui possa venire l'indicazione
di una
Mobilitazione nazionale di lotta.
Il campeggio si propone il
lancio di una campagna per l'acquisto di un
terreno che ripercorra l'esperienza positiva della
'Verde Vigna ' di
Comiso. Si decide inoltre di avviare una vertenza
con le autorità locali per l'
assegnazione di uno spazio nella zona di Faro-Ganzirri,
finalizzata
alla continuità dell'intervento e per promuovere
la partecipazione popolare.
Si propone l'inserimento all'interno del programma
del Forum Sociale
Europeo di Firenze di un Forum autogestito delle
realtà di lotta sul tema delle
Grandi Opere.
Il Campeggio decide di riconvocarsi
per il prossimo anno per un
ulteriore appuntamento di lotta a carattere nazionale.
Messina Social Forum - Rete del Sud Ribelle -
Coordinamento Calabrese
contro
il Ponte
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