segnali dalle città invisibili
 

Giro93 Movimento Zoom
Riappropriamoci della nostra diversità: il caso Caltagirone
intervista a Maria Attanasio, a cura di pina la villa

Le ultime elezioni amministrative a Caltagirone hanno portato alla vittoria, al secondo turno, della coalizione di centrosinistra, guidata da Franco Pignataro.
Per capire come è potuto succedere, in una Sicilia consegnata quasi interamente alla destra, abbiamo rivolto alcune domande a Maria Attanasio, scrittrice che alla sua città, Caltagirone, ha dedicato alcuni dei suoi testi più belli, dalla raccolta di poesie
Nero barocco nero al racconto pubblicato da Sellerio Di Concetta e le sue donne. (Su Maria Attanasio leggi la scheda presente sulla nostra storia della letteratura europea online, "Antenati").

La città, Caltagirone. Una città di provincia con una lunga storia e una ricca vita culturale e civile. Ma oggi, quali i problemi più importanti, le attese più diffuse?
Una storia, quella della Caltagirone del passato, di potere e grandezza, anche economica - città di vastissimi demani e di libere istituzioni cittadine - di cui nulla resta se non la compattezza, tra barocco e liberty, del vastissimo centro storico, e una sorta di senso di civiltà e di rispetto delle istituzioni (ma anche del potere) insito negli abitanti; per il resto è simile a tutte le città alla periferia dell'Occidente - e la Sicilia è periferia dell'Occidente: da un lato i cittadini hanno le stesse aspettative di vita (e di consumi) delle società industrialmente avanzate, dall'altro la loro condizione economica è profondamente differente. Io ritengo che al mio paese, ma in genere nel Sud, la povertà non ha manifestazioni eclatanti perché c'è una sorta di mutuo soccorso nei nuclei familiari: una ridistribuzione del reddito - delle pensioni dei nonni, degli stipendi di padri e madri a familiari disoccupati- che la camuffa, e la rende dignitosa. Il primo problema, e il più grande, è, a Caltagirone, la mancanza di lavoro -lavoro che i giovani vogliono qua, non in Nord-Est - ma insieme ad esso la richiesta di una qualità di vita e di socialità più alte, che consenta sia l'aggregazione sia la riappropriazione degli spazi della città.

Marilena Samperi è stata sindaco di una giunta di centro-sinistra per due mandati consecutivi. C'è, a tuo giudizio, un carattere specifico della sua attività? C'è una continuità fra l'esperienza amministrativa della sua giunta e i recenti risultati elettorali?
Durante il suo primo mandato Marilena Samperi ha avuto la tremenda esperienza di un disoccupato disperato che si è dato fuoco ed è morto davanti a lei. Nei nove anni della sua sindacatura la sua attività si è concentrata perciò quasi totalmente sul tema del lavoro, nel senso di promuovere le condizioni strutturali per il suo sviluppo; da qui l'elaborazione di Patti territoriali - approvati dalla Comunità europea - che ha portato e porterà Caltagirone delle consistenti risorse economiche, finalizzate alla promozione della attività produttive, e quindi a nuovi posti di lavoro sia nel settore industriale che artigianale e turistico. In verità è stato il turismo, legato alla ceramica, a fare in questi nove anni un vero e proprio balzo in avanti, e a creare nuove possibilità e nuovi posti di lavoro. A mio parere la qualità amministrativa più caratterizzante di Marilena è stata la concretezza, ma una concretezza femminile, selettiva, mirata alla soluzione dei problemi importanti e strutturali per la città: l'acqua, ad esempio, che mancava in modo drammatico; sono stati scavati pozzi, si sono rimesse a nuovo le condutture; e mentre la maggior parte della Sicilia muore di sete, a Caltagirone di acqua ce n'è in abbondanza, ogni giorno. Tutto questo è anche alla base della vittoria, nelle recenti elezioni amministrative, del sindaco del centrosinistra, Franco Pignataro, un uomo coerentemente di sinistra e coerentemente cattolico, le cui direttrici fondanti sono state da sempre, fin dai primi anni del suo impegno nel P.C.I. , la socialità, la solidarietà e una concezione etica del suo impegno lavorativo e politico.

Conosciamo Franco Pignataro nelle vesti di un preside di scuola media
attivo ed efficiente. Quale la sua vicenda politica?

Franco Pignataro non è un candidato trovato all'ultimo momento, o il risultato delle mediazioni dei partiti del centrosinistra; la sua candidatura è stata infatti avanzata e sottoscritta, a partire dall'estate del 2001, da quasi 2000 cittadini, e sottoposta al vaglio delle primarie, ma non è stata avanzata nessun'altra candidatura nel centrosinistra. Pignataro inoltre è apparso come il naturale successore dell'amministrazione Samperi, durante la cui sindacatura ha svolto, con grande efficienza e grandissima popolarità, il ruolo di vicesindaco e assessore alla cultura. E anche con creatività: si deve a lui e all'assessore vicesindaco di Scordia, Salvo Basso - la cui perdita è umanamente e politicamente incolmabile per tutto il calatino - la creazione del Coordinamento degli assessori alla cultura del calatino, una struttura che ha consentito l'ideazione e la realizzazione di una politica culturale unitaria, con iniziative di grande qualità e a bassi costi per le singole municipalità, nei comuni del comprensorio del calatino; un'esperienza unica, credo, in Sicilia. Che non deve andare perduta, ma recuperata e riproposta anche in altri ambiti assessoriali.

Chi è Antonio Carullo, il candidato sindaco di centro destra?
La storia di Antonio Carullo, che - nonostante le pendenze giudiziarie in corso relative al sua passata attività amministrativa a livello provinciale - si è candidato a sindaco del centrodestra, è simile a quella di tanti exdemocristiani, saliti sul carro berlusconiano, per non perdere il treno. Ma lui - e come lui per fortuna anche tanti altri in queste elezioni amministrative - il treno l'ha perso: ciò, nonostante le irrealizzabili promesse elettorale (tipo: la promessa di 1000 posti di lavoro se fosse stato eletto), nonostante una campagna elettorale spocchiosa e intimidatoria, e nonostante negli anni ottanta avesse già fatto il sindaco a Caltagirone, lasciando nella città un buon ricordo di efficienza amministrativa (rispetto alla totale inefficienza della maggior parte dei sindaci democristiani di quegli anni). Le doti di efficienza e managerialità, che tutti a Caltagirone gli riconoscono, non sono però bastate a farlo eleggere.

Quali le cause di questa sconfitta anomala, secondo te?
Tanti i motivi. Per prima cosa una profonda divisione nel centrodestra; Alleanza Nazionale infatti nel primo turno ha presentato un suo candidato sindaco, l'avvocato Massimo Favara, che ha posto con forza e pubblicamente il problema morale e dell'onestà amministrativa nei riguardi di Antonio Carullo; il quale, peraltro,, si è legato ad affaristi e nomadi della politica, che in queste elezioni amministrative sono stati tanti a Caltagirone: da qruppi di verdi a ex socialisti, ex diessini,ecc.; non è un caso che quello che nel mio libro Di Concetta e le sue donne viene chiamato Manichino di salotto -ex segretario e senatore comunista, ex socialista, ex Di Pietro, ex tutto- era pateticamente in prima fila tra i suoi più accaniti e sprezzanti sostenitori. E Caltagirone è una comunità che, anche se tende a essere conservatrice, forse per quelle doti di civiltà e rispetto istituzionale di cui parlavo inizialmente, disprezza i transfughi: non è mai capitato che ne sia stato eletto qualcuno ad alte cariche istituzionali; è vero il contrario, nella prima metà sessanta - periodo di incontrastato dominio democristiano a Caltagirone - fu eletto senatore, con un vero e proprio plebiscito popolare, il dottore Gianbattista Fanales, segretario della sezione del P.C.I., che aveva subito per lunghi anni le persecuzioni e il carcere fascista, senza mai, pur potendolo, chiedere la grazia e rinunciare alle sue idee.
Ritornando al presente c'è da dire che il programma e gli atteggiamenti di Antonio Carullo nella campagna elettorale sono stati una specie di scimmiottatura di quelli berlusconiani, compreso il contratto pubblico con gli elettori; i quali, però, dopo più di un anno di governo di centrodestra, cominciano a vedere l'imbroglio di questi fumosi e demagogici pezzi di carta.

Quali sono stati i motivi che hanno fatto scegliere Pignataro?
Oltre a quanto ho appena detto, la vittoria di Pignataro è merito sia dello stesso Pignataro, che l'ha costruita nel tempo attraverso anni di quotidiano lavoro amministrativo e di forte riconoscibilità, nella città, delle sua trasparenza e onestà intellettuali e politiche; sia dell'unità - senza alcuna crepa, divisione, senza nemmeno alcuna ipotesi di candidature alternative alla sua - di tutto il centrosinistra insieme a Rifondazione Comunista.
Ma è stata per me politicamente significativa, soprattutto nel secondo turno, l'intensissima partecipazione popolare, di massa e di qualsiasi ceto, attorno al centrosinistra e al suo candidato, come se la città volesse esorcizzare modalità e fantasmi della vecchia classe dirigente che, con finti vestiti nuovi, ritornavano con più arroganza e iattanza di prima. Di nuovo indiscussi e prepotenti signori della città. Ciò ha spaventato, ci ha spaventato tutti, e la sinistra è ritornata compatta a mobilitarsi, a partecipare. E a vincere.

C'è un senso, un'indicazione generale, che si può trarre dall'esperienza di Caltagirone?
Un segnale non solo amministrativo, ma politico: si può tornare a vincere se si è uniti, non solo in nome di chiare scelte di uomini e di programma, ma anche di una prospettiva politica altra; che è, insieme, partecipazione collettiva, riappropriazione della politica attiva da parte delle masse, ma anche fare della propria diversità - la lettura in senso fortemente sociale e utopico della realtà - un irrinunciabile e fondante valore ideale.

 

Il Progetto
[Up] Inizio pagina | [Send] Invia questa pagina a un amico | [Print] Stampa | [Email] Mandaci una email | [Indietro]