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"Mani Pulite", 10 anni dopo

Assemblea dibattito con Marco Travaglio e Stella Rao
di Angelo Pattavina

Lunedì 22 aprile 2002.
Sul maxi schermo dell'Aula magna della scuola media "Cavour" scorrono le immagini dello scorso 23 febbraio, quando migliaia di persone si ritrovano al Palavobis di Milano a discutere sulla tenuta della nostra democrazia. Una breve sintesi rende conto di alcuni degli interventi che si sono succeduti quel giorno, da quello di Furio Colombo a quello del professor Francesco Pardi, da Dario Fo a Flores D'Arcais, da Antonio Di Pietro a Nando Dalla Chiesa.
Un lungo applauso, poi si riaccendono le luci e, nell'aula gremita da un pubblico attento ed interessato, comincia l'incontro organizzato da "Città Insieme" sul problema della legalità a dieci anni da quel fenomeno che ha segnato lo spartiacque tra quelle che sono state definite la "prima" e la "seconda" repubblica italiana: mani pulite.
Al tavolo dei relatori, moderati dal giornalista Carlo Alberto Tregua, Marco Travaglio, giornalista e scrittore, e Stella Rao, avvocato e dirigente siciliano di Alleanza Nazionale. Due punti di vista diametricalmente opposti, due interpretazioni a confronto.
Il tema è introdotto da Tregua che pone l'accento prima di tutto su come un certo modo di fare politica abbia progressivamente allontanato i cittadini dalla politica stessa (vedi il caso francese) e di come questo abbassamento del livello di attenzione sia pericoloso per la democrazia. Poi entra nel vivo della discussione facendo notare come in Sicilia, rispetto al resto d'Italia, il fenomeno "Mani pulite" sia esploso più tardi (vedi il caso Ciminiere) e di come, in generale, oggi le inchieste per corruzione siano stranamente in diminuizione. Non si commettono più illeciti?
E' Travaglio a riprendere le fila del discorso facendo un'analisi lucida e ragionata della situazione. Innanzitutto sottolineando l'importanza di un incontro basato su un tema come la legalità piuttosto che sulla globalizzazione, sull'art. 18 e problematiche simili, proprio perchè il concetto di legalità è un concetto pre-politico, che va al di là delle posizioni di destra e di sinistra e in quanto tale deve essere trattato in maniera univoca. Poi passa a trattare più da vicino il problema di mani pulite, facendo notare come in un primo periodo (dal '92 al '94) sia stato percepito come un fenomeno inteso ad ottenere la restaurazione della legalità, mentre negli anni successivi (quelli in cui è stato coinvolto anche Silvio Berlusconi) sia stato fatto passare come un colpo di stato, una persecuzione, sfociando praticamente nella "beatificazione dei ladri".
C'è, inoltre, un passaggio importante nell'analisi di Travaglio che, dopo aver spiegato i rischi di degenerazione del nostro sistema democratico con l'accentramento nelle mani di una sola persona di tutti i poteri istituzionali (esecutivo, legislativo e giudiziario) e non (quello informativo), punta il dito, sia contro quella sinistra che oggi non sa fare vera opposizione e che in questi anni ha anzi legittimato la posizione di Berlusconi (increscioso il tentativo di accordo sulla Bicamerale), sia contro il capo dello stato che, invece di utilizzare gli strumenti a sua disposizione per garantire una migliore tenuta democratica del paese, ha controfirmato delle leggi vergognose.
L'indignazione della società civile allora diventa del tutto legittima.
La parola passa poi all'avvocato Stella Rao che, riguardo al problema di mani pulite, vanta la posizione che il suo partito (AN) ha tenuto rispetto a quei fenomeni di illegalità diffusa che caratterizzavano i rapporti tra politica-mafia-imprenditoria già prima del 1992. L'allora MSI, tenuto fuori dall'arco costituzionale governativo, fu uno dei pochi a protestare contro questo sistema, afferma la Rao, spiegando come solo dopo il 1992, rotto l'equilibrio politico-istituzionale che "bloccava" la democrazia, si sia ottenuta la possibilità di costituire un sistema che permettesse una effettiva alternanza di governo.
Le difficoltà e gli imbarazzi della Rao iniziano però quando, incalzata da alcuni interventi del pubblico, stenta a dare una spiegazione alle accuse del come un "partito di sani valori" come quello di cui fa parte si sia piegato alle logiche del potere, accettando di stare al governo con corrotti e pregiudicati (come i ministri Bossi e Sgarbi).
Il dibattito, coordinato dal vulcanico padre Resca, è stato effettivamente molto acceso, gli interventi molto eterogenei, ma le repliche, come spesso accade in queste occasioni, stentano ad essere esaustive e chiare.
E sotto la pioggia si ritorna a casa con tanti dubbi a cui non si sa a chi chiedere risposta.

 

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