segnali dalle città invisibili
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Il mondo alla rovescia. Garage Olimpo, Italia

di Gaetano Mangiameli

Poche parole introduttive. Oggi in Piazza Maggiore il Bologna Social Forum ha dato pubblica lettura delle testimonianze sui fatti di Napoli. Testimonianze pesanti, insostenibili anche per gente dallo stomaco forte. I documenti che potrete leggere qui di seguito sono una minima parte (non la più sconvolgente) di ciò che è stato letto e amplificato dal sound system in piazza, senza nessuna omissione, proprio in mezzo ai negozi più esclusivi, proprio dove passeggiano famiglie inconsapevoli. Questi testi non sarebbero certo stati letti da Bruno Vespa in prima serata, ma neanche in seconda. Le espressioni più ricorrenti sono "frocio", "comunista di merda", "piscio", "puttana", "troia". Si parla di palpeggiamenti alle ragazze, di perquisizioni anali a semplici videoamatori, di teste immerse in lavandini colmi di urina, di umiliazioni di ogni genere. Ogni tanto fa capolino qualche minaccia come "Da qui non esci", o una delirante accusa come "Ti diverti a mettere le bombe? Ti piace?". E giù calci, pugni e manganellate su gente che non era accusata di alcun reato. Purtroppo non si tratta di opere del marchese De Sade, ma di fatti avvenuti a Napoli. Rispetto al luglio genovese, è minore solo la scala degli eventi, non la qualità.
Intanto, oggi, a Bologna, i poliziotti si radunavano in Piazza Minghetti, indossando per protesta delle tute bianche. Sì, le tute bianche. La mobilitazione dei poliziotti contro "gli ingiustificati arresti" era accompagnata e sostenuta da militanti di Forza Italia e Alleanza Nazionale, che hanno perso un'altra occasione per tentare di accreditarsi come forze istituzionali.
Per ora non abbiamo a disposizione, nella loro interezza, i testi letti in piazza. Le testimonianze che seguono sono tratte dal circuito telematico di Contropiani-NoOcse. Sono state rese pubbliche attraverso la mailing list del Bologna Social Forum. Alcuni brani sono stati pubblicati da testate giornalistiche nazionali, che inserivano anche i nomi dei testimoni. Lette le proteste degli interessati, abbiamo preferito omettere sia i i loro nomi sia quelli di chi li aveva diffusi in rete. L'informazione deve anche tutelare la privacy di individui che hanno già passato abbastanza guai, come deve tutelare le stesse forze dell'ordine. Se qualcuno, con o senza regia politica, abusa della propria divisa, paghi. È nell'interesse di tutti, anche di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.
Come dicevo, ciò che segue non è il peggio. Immaginatevelo.

N. V., giornalista del circuito Indymedia. Sta filmando il corteo con una telecamera quando viene ferito e portato all'ospedale Pellegrini insieme ad un amico. Dall'ospedale viene portato alla caserma Raniero, qui gli strappano la telecamera e lui chiede un verbale di sequestro. "Uno dei poliziotti gli disse che non doveva fare il furbo e che lo avrebbe portato nella stanza delle torture. Fu accompagnato in bagno per la perquisizione e un poliziotto vedendo la sua tessera di Indymedia gli disse che quello era un covo di comunisti e cominciò a picchiarlo, erano in tre a perquisirlo e tutti e tre continuarono a colpirlo". Gli trovarono una seconda videocassetta, lui protestò e "partirono calci e pugni. Una quarta persona lo afferrò per i capelli e gli infilò con forza la testa in un lavabo pieno di urina, ma lui riuscì a non sporcarsi troppo perché la testa urtava contro il rubinetto".

L. A. Arrivò in caserma verso le 12,30. "Un agente in borghese le dava una manata sul viso che le cagionava dolore protrattosi per oltre un mese. Ha sentito che un ragazzo è stato picchiato con una sedia sulla schiena e poi è stato picchiato da tre agenti a calci, uguale trattamento ha ricevuto una ragazza giunta con questi".

S. C. Ha una parapresi spastica agli arti inferiori e l'occhio destro atrofico. Durante una carica è stato ferito, portato all'ospedale Loreto Mare, è stato prelevato e trasferito alla caserma Raniero "dove è stato accolto da un gruppo di poliziotti che gli hanno sputato addosso". "In bagno è stato fatto spogliare e sottoposto ad ispezione anale, ha ricevuto ancora calci ma ormai non ci faceva più caso". Quando i poliziotti hanno scoperto la sua tessera di iscritto all'associazione ciechi "hanno moderato un po' i toni".

F. C. Lavora da Mc Donald's e quel giorno stava andando al lavoro. Mentre scattava qualche foto della manifestazione è stato fermato e "trascinato in questura, nel cortile, dove è stato preso a calci e manganellate". Rilasciato si avviò verso la Cumana per tornare a casa, ma stava male e si fermò in ospedale, "dove è stato medicato e fermato da alcuni poliziotti in borghese. Veniva condotto presso la caserma Raniero dove un poliziotto lo ha subito pesantemente minacciato; lui si è aggrappato ad un graduato chiedendo di non essere perquisito da quel poliziotto. E' stato condotto in bagno e fatto spogliare nudo, ha ricevuto pugni e botte e ha visto che ad alcuni ragazzi strappavano il piercing".

A. C., procuratore legale. Quel giorno accompagnò una sua amica all'ospedale Pellegrini. Da qui è stato prelevato e portato in caserma, "dove è stato accolto da un gruppo di poliziotti con sputi, sgambetti, ingiurie e minacce. Fu costretto ad inginocchiarsi con la faccia al muro con altre 15 persone. Gli agenti sputavano al loro indirizzo, li picchiavano dietro la testa e li prendevano a calci. Le ragazze venivano minacciate di violenza sessuale. Un gruppo di 7-8 persone si accaniva contro di lui proprio perché avevano saputo che era un avvocato. Fu condotto in bagno con un suo amico e costretto a denudarsi e a fare flessioni. Quando pensava che l'atmosfera si fosse rilassata veniva richiamato alla scrivania, fatto inginocchiare e trascinato per una seconda perquisizione, lo facevano nuovamente spogliare e lo spingevano dall'uno all'altro, lo mettevano faccia a terra con i pantaloni calati e sentiva che entravano altre persone. Subiva colpi alla schiena, telefono ed occhiali venivano distrutti". È entrato in caserma all'una, lo hanno rilasciato alle sette di sera.

F.D. F. in caserma viene fatta inginocchiare con la faccia al muro: viene picchiata da quattro poliziotti con "calci, pugni e schiaffi. Ad ogni pugno la testa sbatteva contro la parete".

N. G. In caserma "gli hanno detto che era un frocio perché invece di scopare stava alle manifestazioni. Lo hanno fatto spogliare nudo e gli hanno ordinato di fare delle flessioni, alla fine il poliziotto rimasto sull'uscio gli ha fatto uno sgambetto prima di farlo uscire".

R. F. Anche lui viene prelevato dal pronto soccorso dove aveva accompagnato la sua ragazza. In caserma gli svuotano lo zaino e poi gli ordinano di raccogliere gli oggetti a terra. "Ogni volta che si abbassava riceveva un calcio in faccia". Due agenti lo fanno spogliare nudo, uno gli taglia la cinta dei pantaloni col coltello, l'altro "gliela passava sotto la gola tenendolo fermo" mentre il collega "gli tirava due calci al fianco".

B. C. In caserma "le perquisizioni avvenivano in un bagno molto sporco, con la tazza piena di feci tutto intorno".

C. O. Fa parte di una associazione antirazzista. "E' stata fatta spogliare facendole fare flessioni mentre piangeva. Il bagno a terra era sporco di sangue e fanghiglia".

M. G. Viene perquisita davanti a "uomini e donne e le poliziotte dicevano che se non faceva presto lei e l'amica sarebbero state perquisite da poliziotti maschi. Poi sono entrate persone importanti, tra cui una persona con una benda. E il clima è cambiato". Testimonianze della presenza di quest'uomo misterioso con la benda che tranquillizza gli agenti si trovano in più passaggi del documento giudiziario.

T. T. "Vide che alcune ragazze venivano perquisite con la porta aperta e i poliziotti guardavano".

R. D. C. "Le ragazze venivano chiamate troia e puttana, un ragazzo è stato spogliato e perquisito nudo davanti a tutti".

M. C. In caserma ha visto una ragazza che "piangeva perché non era stata mai neppure dal ginecologo e subì un'ispezione alla vagina".

M. F. Un poliziotto aprì la porta del bagno mentre veniva perquisita una ragazza molto giovane e fu rimproverato dalla poliziotta, ma lui rispose che quella non era una donna: era una merda".

M. F.. Una ragazza gli raccontava di essere stata costretta a "firmare un verbale diverso da quello vero, altrimenti non sarebbe più uscita. Lei ha firmato piangendo".

J. M.. E' figlio di un tenente colonello della Finanza, era in piazza con una telecamera. In caserma "ha visto una poliziotta perquisire un ragazzo che interamente nudo eseguiva delle flessioni. Lui non fu picchiato perché tutti avevano letto dal documento che era figlio di un tenente colonnello, motivo per il quale fu rimproverato".

(Da www. contropiani2000.org)

 

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