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Giro89
Zoom
Movimento
Pioggia di fischi durante il discorso sulla Resistenza
25 Aprile a Bologna, contestato
Guazzaloca
Polemiche tra partigiani e contestatori
di gaetano mangiameli
Chiarimento preliminare:
chiunque sia interessato a conoscere il testo
del discorso del sindaco di Bologna, Giorgio Guazzaloca,
in occasione del 25 aprile, abbia la buona volontà
di rivolgersi al suo ufficio stampa e di farselo
recapitare a casa.
Non chiedete al povero cronista di riportare ciò
che era fisicamente impossibile ascoltare. La
contestazione del discorso del sindaco era stata
annunciata dal Bologna Social Forum, ma nessuno
si aspettava che il risultato potesse essere così
massiccio: gli uomini-fischietto (un migliaio),
sforzatisi fino a fare scoppiare i polmoni, avrebbero
sommerso anche le urla dei pescivendoli della
Vuccirìa, figuriamoci il tono compassato
del Guazza. Il sindaco, in un clima surreale,
continuava per quasi dieci minuti a leggere il
suo testo senza che nessuno potesse seguirlo.
Il mix di piazza del Nettuno era quanto mai interessante:
il sindaco, qualche assessore, i vigili urbani,
la polizia, Rifondazione, la digos, l'Associazione
Nazionale Partigiani (contraria alla contestazione),
anarchici alla rinfusa con le bandiere rossonere
("Ah, Ah! Sono anarchici o milanisti?"
commenta un poliziotto allegrotto), i Verdi Disobbedienti,
i Palestinesi ormai in mobilitazione permanente
e gli altri immigrati con loro solidali. La banda
Roncati, onnipresente e mai doma, intonava Bella
Ciao accompagnata dal canto di qualche coraggioso
cantante improvvisato, degno della Corrida. Ugole
rubate ai fischietti, con grandi rimpianti per
le mie orecchie: perché demolire un pezzo
di storia della musica? Per fortuna, un immigrato,
a trenta centimetri di distanza, decide di orientare
il suo fischietto verso di me. Sollievo. Non sento
più quelli che cantano Bella ciao. Purtroppo
non sento più neanche la Banda Roncati,
che suonava proprio bene.
Veniamo agli assenti. I DS, innanzitutto. Critici
con il sindaco, ma anche con la contestazione
del BSF, non portano in piazza le bandiere. Punto
secondo: gli elettori del Polo. Che cattiveria
lasciare il sindaco di centrodestra da solo in
piazza. Ma chi l'ha votato? Torna in mente la
temuta e terribile maggioranza silenziosa. Preferisco
i fischi.
Note di chiusura. Guazzaloca se ne va, i fischi
proseguono per un po'. I partigiani, che certo
non impazziscono d'amore per il Guazza, sono più
arrabbiati di lui con i contestatori. "D'accordo
il neofascismo latente, d'accordo il centrodestra
inguardabile, d'accordo Berlusconi pigliatutto
ad interim (ma quanto interim?), ma il 25 aprile
è la nostra festa e voi potevate andare
da un'altra parte a contestare". Sicuramente
comprensibile lo sfogo dei partigiani, che avevano
deciso di limitarsi a non applaudire il discorso
del sindaco. Il dialogo-scontro tra un partigiano
e un palestinese non ha esiti migliori: in comune
hanno solo i baffi.
Guazzaloca si ferma al bar con il prefetto a gustarsi
il solito spettacolo della sinistra litigiosa.
Leggo sulla cronaca locale di "Repubblica"
che il prefetto si è complimentato con
il sindaco per il suo discorso. Mi chiedo come
possa aver fatto ad ascoltarlo. Mi rispondo che
non riuscirò mai diventare prefetto.
(25 aprile 2002)
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