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Giro89
Movimento
Lettera all'informazione
di sinistra...
Camminando per le strade
di questa nostra terra, verso sud e verso nord
e al centro delle sue contraddizioni, ho incontrato
cose incredibili e vissuto situazioni imprevedibili.
Percorrendo anche sentieri nuovi ed inesplorati
per il mondo tutto questo si ingigantisce.
Mi sono confuso tra migliaia
di uomini e donne, a volte milioni, che difendevano
valori e lottavano per ampliarli, che sfidavano
ogni prepotente per conquistare diritti o vederli
rispettati, che inseguivano grandi o piccoli sogni
di liberazione al plurale.
E meraviglioso perdersi
in questo popolo che non ha confini, che nessuna
barriera puo' fermare, che nessuna violenza gratuita
e barbara puo' travolgere e mortificare. E nel
farlo prendi coscienza, impari sempre qualcosa,
cresci nonostante gli anni siano tanti e, incredibilmente,
alzi una bandiera al vento e il tuo pugno verso
il cielo, non per rabbia ma per amore, e ti ritrovi
al fianco di ogni desaparecidos, di ogni vecchio
e nuovo partigiano, di ogni resistente del pianeta,
di un indio e di un disoccupato, di chi e' costretto
alla fame e alla mancanza di cura, di chi e' vittima
di guerre dichiarate o meno che uccidono senza
pieta' e vedono aumentare le ingiustizie, di lavoratori
dogni eta' (e tra questi tanti adolescenti)
che continuano ad essere sfruttati ed oppressi,
di donne e giovani che sono vittime di una nuova
barbarie che avanza e di popoli costretti alla
poverta' e alla miseria pur se ricchi.
E senza retorica ti sembra
di conoscere, da sempre, tutti e tutte e ti sembra
incredibile che ci sia lincertezza sul futuro,
la mortificazione della memoria, i drammi del
presente. Il mondo e' ancora diviso tra dominanti
e dominati (e questa separazione non e' netta,
non e' pura, non e' stabile) e anche se vogliamo
dividerlo tra destra e sinistra (mentre il centro
non e' solo un ago della bilancia) abbiamo il
dovere di indagarla davvero questa sinistra.
Ho visto, oltre i grandi
partiti e i grandi movimenti, piccoli militanti
organizzarsi, scrivere programmi e progetti, faticare
per unire quello che il padrone divide, sentirsi
un po soli e a volte smarriti in un grande
corteo (come a Genova o come a Roma ed ovunque)
cercando di tenere i propri cartelli, striscioni
(le stesse bandiere) e le proprie idee li sintetizzate
ben visibili affinche' qualcuno le notasse e non
per autoreferenzialita' o egoismi. Ho visto senza
voce e senza volto, senza nome e senza lavoro
o casa raccogliere fondi per fare un volantino,
una rivista da diffondere, pagare uno spazio dove
incontrarsi, acquistare un megafono per comunicare
con altri ed altre. Ho visto sit-in con dieci
persone per difendere un solo licenziato senza
giusta causa, per la liberta' o per far luce sulle
stragi che hanno contaminato la nostra storia
come a Piazza Fontana, per esprimere solidarietà
alla Resistenza in Colombia, all'isola di Cuba
contro il bloqueo, al fianco dei curdi e dei palestinesi,
contro il neo-colonialismo, per la pace, per lambiente,
per i migranti, per chi non ha lacqua e
per chi costruisce ospedali nel deserto e tra
le bombe.
Ho visto dieci, cento, mille
iniziative in un quartiere, tanti e tante viaggiare
non per turismo e non per caso per costruire unalternativa
di societa', organizzare feste perche' ci appartiene
anche la fantasia, ci appartiene anche la gioia
e ci appartengono occhi che sorridono. Ho visto
il rammarico, la delusione per una battaglia inventata
con entusiasmo e consapevolezza perche' oscurata,
perche' ignorata anche dai compagni e dalle compagne
che stimi e che potrebbero regalarti un rigo e
in quel rigo la voglia di andare avanti, di non
sentirti sconfitto, emarginato.
Mi e' sembrato di vivere
queste sensazioni frequentando quelle centinaia
di compagni e compagni dispersi in
mille associazioni e organizzazioni e tutti parte
di unItalia viva che ce' e non e'
stata sconfitta, quando hanno invitato Alberto
Granado da Cuba, Fernanda Navarro del FZLN dal
Chiapas, quando hanno occupato una scuola perche'
sia pubblica, gratuita, quando hanno realizzato
un presidio in un municipio per il verde o per
un rom, per la cultura e per lo sport, per valorizzare
spazi abbandonati o contro il lavoro atipico,
flessibile, in nero, sottopagato
quando
realizzando debiti oltre misura hanno stampato
un periodico, piccoli opuscoli e distribuito aiuti
umanitari con movimenti di solidarieta'
e nella mente il nome e lesperienza di Peppino
Impastato mi si riproponeva con forza
e
la rivedevo nei giovani che occupando una stalla
a Sermoneta coltivano speranze in un mondo vivo
e nuovo, organizzando una rassegna a Cosenza riparlano
di questione meridionale mai risolta e poi ancora
impegnandosi a Fabriano con i licenziati delle
Cartiere o in un dibattito a Gubbio o a Pinerolo
o in una iniziativa e un incontro a Valencia o
Rio de Janeiro o Porto Alegre e in molti altri
luoghi, insieme alla sinistra che ce', rendono
attuale il bisogno di mutare lo stato di cose
presente. Pensandoci meglio niente di nuovo.
Fatti e situazioni che vi
(ci)appartengono, che avete (abbiamo) vissuto
e che conoscete, che sono la vostra (nostra) stessa
vita. Dare opportunita', attraverso un quotidiano,
la partecipazione o linteresse per una battaglia
che crediamo giusta chiunque ne sia proponente
e protagonista e' il modo migliore, forse, per
dare continuita' anche alla nostra stessa storia
(personale e collettiva).
menene (Democrazia Popolare)
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