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Giro87
Zoom
Movimento
21 Marzo giorno della memoria, per ricordare le
vittime della mafia
di Marta Fiore
Pochi
minuti prima delle 9 del mattino, in piazza a
Nuoro non più di una decina di persone:
facce note per lo più intorno alla mostra
allestita con i disegni dei bambini di tutta Italia.
Si lavora perché tutto sia pronto per i
primi colpi del tamburo che inizierà a
suonare tra poco e andrà avanti per tutta
la giornata.
I primi colpi li fa risuonare Renato Scarpa, un
viso noto ai più che però hanno
qualche difficoltà a ricordare di averlo
"conosciuto" nel ruolo di capo-postino
di Massimo Troisi: la voce ferma, batte forte
il primo colpo di tamburo "oggi, 21 marzo,
primo giorno di primavera, vogliamo ricordarli
tutti
"!
Chi c'è stato altre volte
sa cosa segue: nomi, tanti nomi, e, dietro ognuno,
persone la cui vita è stata intenzionalmente
interrotta da altri, uomini anch'essi. Sai che
ci accompagneranno per tutta la giornata, e senti
già che non riuscirai più a dimenticare
il ritmo martellante di quel tamburo, che ogni
giorno te lo sentirai risuonare nello stomaco,
nel cervello!
Fa male pensare alla morte, siamo
uomini e non riusciamo a spiegarcela mai, specie
quando ci tocca da vicino, ma l'effetto qui è
moltiplicato per dieci, cento, mille volte; si
finisce e si ricomincia senza pausa, dal 1943
al 2002: nessun anno viene saltato e tu ci puoi
mettere accanto gli anni della tua vita, quelli
dell'infanzia, quelli del dolore, quelli della
consapevolezza, quelli della tua messa in gioco.
Si sentono le sirene, arriva il corteo, la piazza
si riempie: è bello sentire tanti dialetti
diversi, è bello sentirsi dentro l'Italia,
quella vera, quella della gente comune, delle
persone che sentono forte l'esigenza della memoria
per rinnovare l'impegno.
I sardi li riconosci subito, e
sono tanti: è una musica diversa la loro,
la leggi negli occhi pieni di sole, nei sorrisi
caldi di ospitalità, negli abbracci colmi
di speranza e di affetto. Quanto dolore nella
loro insularità, quanta tenacia nel loro
esserci, quanta generosità nel loro impegno:
in ognuno riconosci un pezzo di ordinaria follia,
quella che anche a te dà la forza di andare
avanti nelle situazioni più difficili!
Tanti i gonfaloni dei comuni da ogni parte d'Italia,
tante le fasce tricolori dei sindaci presenti
in questa giornata, facce pulite, consapevoli
che esserci significa prendere un impegno davanti
alla comunità.
Il tamburo continua a suonare. A volte ne cogli
il ritmo lento, inesorabile, lugubre; altre volte
è un ritmo veloce, incalzante, festoso,
perché ognuna di quelle persone ha creduto
fermamente che la morte non può interrompere
un percorso: così è la vita che
prevale, l'allegria e l'entusiasmo dell'impegno.
Te lo ricordano i 60 bambini delle
elementari che vengono dalla Campania e che ad
ogni nome fanno volare un palloncino, la serena
consapevolezza dei 10 del consiglio comunale dei
ragazzi di Anzola, o i 50 ragazzi di quel paese
della Sardegna che sconoscevi fino alla settimana
scorsa.
Ti accorgi che è davvero questo il nostro
presente, che ha mille contraddizioni ma diecimila
segnali di speranza.
Il tamburo continua a suonare e
tu quasi hai imparato a conoscerne ogni battito,
senti che qualcosa è cambiato, che quei
nomi hanno adesso un volto, una storia: se ti
concentri un attimo qualcuno riesci a ripescarlo
nella tua memoria e la reazione è spesso
un sorriso! Ma quanto più male ti fanno
ora quelli di cui non sai nulla, quelli di cui
non conosci neanche il nome, quei cognomi che
ogni tamburo batte in modo diverso perché
se n'è persa la memoria e il suonatore
li storpia!
Tanti incontri in quella piazza, tante storie
accomunate dal dolore e da uno stesso modo di
sentire: sai che entreranno a far parte della
tua vita da ora in poi e ti senti incoraggiata
e sostenuta come da un lungo e forte abbraccio
quello che vorresti dare a chi oggi non
è qui fisicamente ma c'è con il
cuore, con la mente, con la volontà e tu
sai bene cosa vuol dire! Mancare un ventun marzo
in piazza, ogni anno in una piazza diversa della
nostra unica Italia, è dura: ti senti diviso,
fai di tutto per esserci con un messaggio o uno
squillo, senti il bisogno che qualcuno ti tenga
accanto tutto il tempo, magari che sia disponibile
a suonare quel tamburo, anche per te!
Il pomeriggio nel teatro stracolmo
ascolti e condividi emozioni più che parole:
il dolore di una madre, il bisogno di dire una
verità politica, quello di riprendersi
il futuro, quello di ridare un volto e una storia
a tutti coloro la cui memoria abbiamo lasciato
che scolorisse
e il pensiero vola a Saveria
Antiochia, e ti accorgi che lei è presente
nel sorriso di ciascuno, ancora più luminoso
adesso perché splende accanto a quello
del suo Roberto!
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