segnali dalle città invisibili
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21 Marzo giorno della memoria, per ricordare le vittime della mafia

di Marta Fiore

Pochi minuti prima delle 9 del mattino, in piazza a Nuoro non più di una decina di persone: facce note per lo più intorno alla mostra allestita con i disegni dei bambini di tutta Italia. Si lavora perché tutto sia pronto per i primi colpi del tamburo che inizierà a suonare tra poco e andrà avanti per tutta la giornata.
I primi colpi li fa risuonare Renato Scarpa, un viso noto ai più che però hanno qualche difficoltà a ricordare di averlo "conosciuto" nel ruolo di capo-postino di Massimo Troisi: la voce ferma, batte forte il primo colpo di tamburo "oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera, vogliamo ricordarli tutti …"!

Chi c'è stato altre volte sa cosa segue: nomi, tanti nomi, e, dietro ognuno, persone la cui vita è stata intenzionalmente interrotta da altri, uomini anch'essi. Sai che ci accompagneranno per tutta la giornata, e senti già che non riuscirai più a dimenticare il ritmo martellante di quel tamburo, che ogni giorno te lo sentirai risuonare nello stomaco, nel cervello!

Fa male pensare alla morte, siamo uomini e non riusciamo a spiegarcela mai, specie quando ci tocca da vicino, ma l'effetto qui è moltiplicato per dieci, cento, mille volte; si finisce e si ricomincia senza pausa, dal 1943 al 2002: nessun anno viene saltato e tu ci puoi mettere accanto gli anni della tua vita, quelli dell'infanzia, quelli del dolore, quelli della consapevolezza, quelli della tua messa in gioco.
Si sentono le sirene, arriva il corteo, la piazza si riempie: è bello sentire tanti dialetti diversi, è bello sentirsi dentro l'Italia, quella vera, quella della gente comune, delle persone che sentono forte l'esigenza della memoria per rinnovare l'impegno.

I sardi li riconosci subito, e sono tanti: è una musica diversa la loro, la leggi negli occhi pieni di sole, nei sorrisi caldi di ospitalità, negli abbracci colmi di speranza e di affetto. Quanto dolore nella loro insularità, quanta tenacia nel loro esserci, quanta generosità nel loro impegno: in ognuno riconosci un pezzo di ordinaria follia, quella che anche a te dà la forza di andare avanti nelle situazioni più difficili!
Tanti i gonfaloni dei comuni da ogni parte d'Italia, tante le fasce tricolori dei sindaci presenti in questa giornata, facce pulite, consapevoli che esserci significa prendere un impegno davanti alla comunità.
Il tamburo continua a suonare. A volte ne cogli il ritmo lento, inesorabile, lugubre; altre volte è un ritmo veloce, incalzante, festoso, perché ognuna di quelle persone ha creduto fermamente che la morte non può interrompere un percorso: così è la vita che prevale, l'allegria e l'entusiasmo dell'impegno.

Te lo ricordano i 60 bambini delle elementari che vengono dalla Campania e che ad ogni nome fanno volare un palloncino, la serena consapevolezza dei 10 del consiglio comunale dei ragazzi di Anzola, o i 50 ragazzi di quel paese della Sardegna che sconoscevi fino alla settimana scorsa.
Ti accorgi che è davvero questo il nostro presente, che ha mille contraddizioni ma diecimila segnali di speranza.

Il tamburo continua a suonare e tu quasi hai imparato a conoscerne ogni battito, senti che qualcosa è cambiato, che quei nomi hanno adesso un volto, una storia: se ti concentri un attimo qualcuno riesci a ripescarlo nella tua memoria e la reazione è spesso un sorriso! Ma quanto più male ti fanno ora quelli di cui non sai nulla, quelli di cui non conosci neanche il nome, quei cognomi che ogni tamburo batte in modo diverso perché se n'è persa la memoria e il suonatore li storpia!
Tanti incontri in quella piazza, tante storie accomunate dal dolore e da uno stesso modo di sentire: sai che entreranno a far parte della tua vita da ora in poi e ti senti incoraggiata e sostenuta come da un lungo e forte abbraccio … quello che vorresti dare a chi oggi non è qui fisicamente ma c'è con il cuore, con la mente, con la volontà e tu sai bene cosa vuol dire! Mancare un ventun marzo in piazza, ogni anno in una piazza diversa della nostra unica Italia, è dura: ti senti diviso, fai di tutto per esserci con un messaggio o uno squillo, senti il bisogno che qualcuno ti tenga accanto tutto il tempo, magari che sia disponibile a suonare quel tamburo, anche per te!

Il pomeriggio nel teatro stracolmo ascolti e condividi emozioni più che parole: il dolore di una madre, il bisogno di dire una verità politica, quello di riprendersi il futuro, quello di ridare un volto e una storia a tutti coloro la cui memoria abbiamo lasciato che scolorisse … e il pensiero vola a Saveria Antiochia, e ti accorgi che lei è presente nel sorriso di ciascuno, ancora più luminoso adesso perché splende accanto a quello del suo Roberto!

Il Progetto
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