Vorrei un paese a misura di bambino e di bambina
Vorrei un paese a misura di bambino e di bambina.
Sarebbe perfetto.
Nel paese a misura di bambino i papà e le mamme lavorano di meno, cosi da poter giocare insieme ai loro cuccioli e farsi mille coccole e risate. E quando un bimbo nasce per mesi e mesi i genitori stanno a casa, entrambi, per accoglierlo nel mondo e presentarglielo.
In questo strano e buffo paese ci sono poche auto in giro a fare smog e tanti autobus e metro e tram che ai bambini piacciono infinitamente e l’aria ha un sapore più buono. E parchi al posto si parcheggi che fanno bene al cuore e agli occhi e a tutto insomma.
Nel paese a misura di bambino i giochi dei maschi e delle femmine sono uguali perché uguali sono le risate e uguale la voglia di crescere e il bisogno di conoscere e capire.
In un paese che vuole bene ai suoi bambini ogni violenza è relegata nelle favole, perché in un mondo violento crescono bambini violenti e in un paese gentile crescono bambini e cittadini gentili.
E poi ci sarebbero scuole belle e colorate con tanti insegnanti ed aule con pochi bambini e bambine. Perché altrimenti si fa confusione e si impara poco e ci si arrabbia. E crescere con la rabbia e la confusione non va bene. Proprio per niente.
Se fai scegliere ai bambini il paese in cui crescere ti diranno che non vogliono sporcizia in giro e i mari e i boschi devono essere puliti per nuotare e correre e saltare e arrampicarsi. Diranno che vogliono mille giochi, ma se poi gli dai due legnetti e quattro foglie saranno felici. E dovremmo imparare da loro la semplicità e la felicità.
Nel loro paese le ingiustizie non ci sono, o sono pochissime. I bambini non sopportano le ingiustizie. Non sopportano soprattutto se qualcuno dice loro di non farle e poi è il primo a commetterle. Ma non sopportano neanche vederle. Sono empatici. "Non si fa!" Dicono. E in tre parole c’è tutta la giustizia del mondo. E loro non hanno paura. Ti guardano dal basso, piccoli e incisivi. "Non si fa!" E quello piccolo sei tu.
Dovremmo imparare da loro.
E se riuscite ad immaginare questo paese potete ben vedere che ai bambini piace giocare tutti insieme. O forse a gruppetti. Ma non faranno mai distinzioni in base al colore della pelle, o del Dio a cui è dedicato il loro nome o altre sciocchezze del genere. I bambini non le vedono proprio le differenze, finché noi adulti non le insegniamo. Magari notano il neo sul dorso della mano. Quello si. Ma se ne fregano.
Ecco, io vorrei un paese così per mio figlio e la mia quasi figlia.
Non mi sembra impossibile. Proprio per nulla.
In un paese a misura di bambina e bambino staremmo tutte e tutti meglio.
Se lo volete anche voi proviamoci insieme. Condividete.
Restiamo umani, il più possibile bambini.
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