USA 2024 - Il voto delle donne: perché le donne non votano le donne?
Le cronache ci raccontano che le donne non hanno votato per Kamala Harris. Molte donne hanno votato per Trump. Un simile risultato deve condurci a pensare le elezioni americane e l’ideologia liberal.
Le cronache ci raccontano che le donne non hanno votato per Kamala Harris. Molte donne hanno votato per Trump. Un simile risultato deve condurci a pensare le elezioni americane e l’ideologia liberal. La cultura liberal si conferma astratta dalla realtà. La retorica dei diritti civili non ha funzionato, le sirene delle politiche di genere non hanno condotto le donne a votare per le donne. La motivazione è di ordine materiale, il caro e vecchio Marx ci ha insegnato che ogni individuo è materialmente legato al ruolo che ricopre in essa. Il quotidiano è “diversamente vissuto” dalle donne delle classi popolari e dalle donne delle classi dirigenti. Le donne che vivono la quotidiana fatica del lavoro e del pagamento dei conti conoscono sul campo la verità. “Il re è nudo”, ovvero la retorica dei diritti civili sganciati dai diritti sociali può far presa solo sulle donne e sugli uomini più abbienti. Il mondo reale non è entrato nella campagna elettorale dei liberal e, quando la candidata ha fatto cenno a provvedimenti di ordine sociale, non è stata credibile. La presidenza Biden è sempre stata globalista e guerrafondaia, Kamala Harris sua vicepresidente è stata valutata come parte integrante di un sistema imperialista e oligarchico. Kamala Harris non poteva che essere giudicata in linea con tali politiche che hanno premiato non solo l’oligarchia americana, ma anche le oligarchie alleate; si pensi alle oligarchie ucraine che probabilmente usufruiscono di denaro pubblico per fini privati. L’uso improprio del denaro pubblico ha schiacciato verso il basso le condizioni materiali delle classi popolari.
Si è rotto l’incantesimo, le donne americane non si sono identificate con la candidata che è parte di un sistema di privilegio. Le donne al governo nel mondo sono espressione del mondo liberal e pertanto non sono il volto nuovo e popolare della politica, ma il “vestito nuovo” della conservazione. Le elettrici votando per Trump hanno votato contro la guerra, poiché Trump ha promesso di chiudere “le guerre”. Ogni guerra imperiale e globalista è un taglio ai servizi sociali, al lavoro e alle pensioni. Le donne hanno scelto il candidato che ha colto la stanchezza per una politica imperiale pagata con i sacrifici del popolo. Con l’elezione di Trump può iniziare il congedo della contrapposizione tra i generi capace solo di offuscare la realtà con la retorica della propaganda. L’incantesimo si è rotto, ma le risposte restano ancora fragilissime, in quanto Trump non è la risposta ai problemi materiali ed economici del popolo. Il voto ai repubblicani denota il vuoto politico di una sinistra reale e razionale che negli Stati Uniti ha sempre fatto fatica ad affermarsi e a delinearsi. In Europa le condizioni non sono migliori, pertanto un grande serbatoio di resistenza che chiede risposte autentiche ai problemi materiali non trova che soluzioni conservatrici vendute con il linguaggio retorico deli spot pubblicitari. Il grande vuoto delle sinistre socialiste e comuniste consente alla conservazione di utilizzare i voti della contestazione in modo reazionario. Dinanzi a noi si aprono grandi potenzialità che rischiano di disperdersi. Il lavoro politico che attende giovani e meno giovani è ricostruire una visibilità teorica e programmatica funzionale all’emancipazione dei ceti subalterni. Il voto delle donne a Trump è simile a Giano bifronte è un incedere verso la smitizzazione degli “idola” liberali e nel contempo è una forma di resistenza immatura, in quanto Trump è parte sostanziale dell’establishment.
Forse decenni di pubblicazioni rilevanti e irrilevanti stanno inaugurando un nuovo tipo di cultura, forse siamo dinanzi ad una grande occasioni che necessita di base teorica e di prassi per inaugurare un nuovo corso. L’oligarchia giudica i subalterni dei “semplici” da dominare con formule semplici, secondo la lezione di Gustave Le Bon in Psicologia delle folle, pertanto riteneva che le donne votassero per una candidata donna solo perché donna, tale dogma è stato smentito. Sta a tutti lavorare per una alternativa reale, per coloro che militano nella sinistra reale il semplicismo è solo uno strumento per dominare. Il semplicismo emotivo non risponde alla realtà delle “folle anonime e manipolabili” che divengono tali sotto lo zoccolo duro della conservazione. La sinistra comunista lavora, affinché le folle diventino comunità politica. Dobbiamo emanciparci dai nuovi fascismi che in modo nuovo vorrebbero addomesticare uomini e donne con il semplicismo e l’emotività:
“Dopo aver indicato in modo molto generale i principali caratteri di una folla, li studieremo particolarmente. Parecchi caratteri speciali della folla, come l’impulsività, l’irritabilità, l’incapacità di ragionare, l’assenza di giudizio e di spirito critico, l’esagerazione dei sentimenti e altro ancora si possono osservare anche negli esseri appartenenti a forme inferiori di evoluzione, come il selvaggio e il bambino. E una analogia che noto soltanto di sfuggita. La sua dimostrazione uscirebbe dalla trama di quest’opera. E, d’altra parte, sarebbe inutile per le persone che conoscono la psicologia dei primitivi, e convincerebbe poco quelli che l’ignorano. Ora prendo in esame, uno dopo l’altro, i diversi caratteri facili a osservarsi nella maggior parte delle folle. 1. - Impulsività, mobilità e irritabilità delle folle. La folla, come abbiamo detto studiando i suoi caratteri fondamentali, é guidata quasi esclusivamente dall’istinto. I suoi atti subiscono molto più l’influenza del midollo spinale che quella del cervello. Le azioni compiute da una folla possono essere perfette nella loro esecuzione ma, siccome il cervello non le dirige, l’individuo agisce seguendo l’impulso dell’eccitazione. La folla, alla mercé di tutti gli stimoli esterni, ne riflette le continue variazioni. Dunque é schiava degli impulsi che riceve” [1].
La ragione al di là dell’emotività si afferma sempre, in quanto le condizioni materiali non possono che favorire il principio della ragion critica, la quale necessita di forme di mediazione e di partecipazione per trasformarsi in soggetto politico. Forse la rottura di taluni schemi può essere l’inizio di un lungo processo di emancipazione.
[1] Gustave Le Bon, Psicologia delle folle, Capitolo II Sentímenti e moralità delle folle.
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