Quando racconteremo la storia di questi giorni

Oggi sono uscita per accompagnare mia figlia Bianca, vent’anni, ad un appuntamento medico non rimandabile...
Oggi sono uscita per accompagnare mia figlia Bianca, vent’anni, ad un appuntamento medico non rimandabile.
Siamo uscite per la prima volta dal giorno 10 marzo, bardate come si deve. Dopo, mi ha chiesto: ci fermiamo a comprare il pane?
"Non serve", ho risposto.
"Ma possiamo farlo il giro dalla via Aldo Moro? vorrei vedere quella strada".
"Preferisco di no", ho cominciato a dirle, uguale come a Bartleby lo Scrivano.
Ho fatto una piccola deviazione per farle vedere il porto e le barche per un istante.
"Non possiamo prendere qualcosa al magazzino?" ha insistito.
"Preferisco di no. E non sei autorizzata".
Il paese era tutto grigio, come imbevuto nel latte sporco, tranne le barche e il mare che continuavano a splendere.
"Che strana sensazione", le ho detto mentre parcheggiavo (lei era zitta da un po’)- "pensa che abbiamo la nostra vita a 100 metri, che ne so, la piazza, il bar, e non possiamo raggiungerla".
Mi sono girata e Bianca aveva gli occhi pieni di lacrime.
Per fortuna devo aver sbagliato qualcosa nella manovra, perché’ un istante dopo rideva.
Lo so che ci sono i nostri medici in prima linea, e le famiglie nel bisogno, che siamo immersi tutti in un grande lutto. Che io stessa non so quando e come ricomincerò a lavorare.
Però quando racconteremo la storia di questi giorni, dovremo raccontare anche i bambini e i ragazzi rinchiusi, le scuole interrotte, i giochi sospesi, e i sogni dei vent’anni cassintegrati pure loro.
E giurare che faremo di tutto per restituire ogni cosa. Ecco, questo è ciò che mi da coraggio.
(nella foto, un lavoro di Bianca, dalla sua quarantena)❤️
Questo articolo è stato pubblicato su Facebook. Ringraziamo Barbara Fronterrè per averci autorizzato la pubblicazione su Girodivite.
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