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Non rimane che restare in silenzio

Tra i brandelli dei corpi e la disperazione dei sopravvissuti, qualcuno trova il tempo per sfruttare un caso di morte e farne campagna elettorale.

di Piero Buscemi - mercoledì 17 marzo 2004 - 5189 letture

"Cari amici, abbiamo cercato di capire che cosa ci succedesse dentro, quando abbiamo ricevuto le notizie e le immagini di Madrid. Abbiamo provato un’infinita pietà per le vittime, persone intente alla loro vita quotidiana, esistenze distrutte da un gesto assurdo e arbitrario. Ci siamo sentiti vicini al dolore dei loro famigliari. Ci siamo chiesti come sia possibile compiere questi atti senza immaginare queste sofferenze. Qualunque cosa volesse dire chi si è espresso con questo mezzo, ha espresso soltanto la sua disumanità. Abbiamo sentito il nostro rifiuto del terrorismo, della violenza, dell’uso delle armi come la conseguenza immediata e necessaria del valore assoluto della vita umana. Ci siamo ritrovati a pensare cose già pensate, a dire parole già scritte, mesi fa, nell’appello CESSATE IL FUOCO. Ci siamo persuasi che questi pensieri e queste parole non debbono essere abbandonati o taciuti perché inascoltati. Ci siamo persuasi di doverli ripetere e ribadire con maggiore insistenza, con più forza."

Ho voluto iniziare questo articolo con la lettera inviata da Emergency, a seguito dei tragici fatti di Madrid di giovedì scorso. L’ho fatto perché nessuno potrà dire che, si possa rimanere a guardare quello che succede intorno a noi, nelle piazze, nelle stazioni, nei tranquilli quartieri della nostra indifferenza, senza ammettere che quanto sta accadendo è ancora una volta, solo e stupidamente: Guerra.

Non esistono "missioni di pace" se chi le fa, indossa mimetiche e tra le mani stringe fucili automatici. E’ arrivato il momento di finirla di farci prendere per il culo. Possiamo andare ai dibattiti di chi sa e di chi sapeva, di chi rispetta i minuti di silenzio in onore delle vittime ed ha già firmato una nuova missione militare in Iraq, di chi ha distribuito foto segnaletiche dei guerrieri dell’Eta, solo un’ora dopo l’attentato e ha continuato a minacciare il mondo, che si sarebbe battuto per bloccare questa strage. Mentre fonti da tutto il mondo, comunicavano alla stampa mondiale, che la matrice era islamica. Possiamo starli a sentire fino alla nausea, i loro messaggi di solidarietà dalle loro e dalle nostre comode scrivanie, a vivere guerriglie urbane, donne kamikaze, bambini armati, soli che non sono mai sorti all’orizzonte. Possiamo, ma mentiamo a noi stessi, alla nostra condizione umana che ci colloca tra i ben pensanti, che hanno sempre una risposta a tutto, che raccolgono informazioni dall’etere, dalla carta stampata, e credono che questo sia sufficiente, per emettere un parere.

E’ giusto parlarne, perché la morte ti sfiora in queste occasioni, e ti accorgi della sua presenza sui volti impauriti di chi c’era, di chi ha sentito lo scoppio, di chi è riuscito a sentire il calore del suo sangue e capire che non era ancora arrivato il suo momento. E’ giusto, perché la mente ti porta a tutte le volte che hai preso quel treno, che hai camminato sfiorando altre cento persone, che sei tornato a casa illudendoti che con quelle immagini televisive, tu non c’entravi niente.

E’ sbagliato, orribile, disumano, impacchettare 200 morti dilaniati e confezionare campagne elettorali e ragioni del SI e ragioni del NO, perché nessuno troverà mai parole giuste per dare un senso a pezzi d’anatomia fatti saltare in aria.

Non cerchiamo parole di disgusto a quanto accaduto, perché non esiste un metro imparziale di valutazione quando si commentano morti ammazzati. Ha lo stesso colore, il sangue delle vittime di Madrid e quello dei soldati e dei civili di Bagdad, Kabul, New York. Lo stesso fottuto rosso colore, che impressiona i nostri occhi e ci costringe a guardare cosa non abbiamo voluto vedere prima.

Occorre solo il coraggio, e ribadisco questo concetto, che questa è una sporca guerra. Diversa nei protagonisti, nel modo di combatterla, nelle sue vittime, nei suoi giochi ipocriti. Ma è guerra. Quella che abbiamo visto nei filmati storici della Seconda Guerra Mondiale; quella descritta al cinema sul Vietnam, sulla Cambogia, sul Centro America; quella che ci fa ricordare i morti nei giorni della commemorazione. Perché la guerra contiene due sole verità: non ha mai risolto niente e colleziona cadaveri. Non rimane che restare in silenzio, per rispettarli.


per sottoscrivere l’appello "cessate il fuoco" www.emergency.it


manifestazione per la pace del 20 marzo a Roma

L’appuntamento con Emergency alla manifestazione del 20 marzo a Roma è alle ore 11.00 in piazza Albania angolo via san Prisca. Come si arriva: metropolitana linea B fermata Piramide-Ostiense prendere via della Piramide Cestia (5 minuti a piedi)che porta direttamente in piazza Albania. La partenza del corteo è prevista alle ore 14.00 da piazzale dei Partigiani.

Sul sito, nella sezione "incontri e news", troverete le indicazioni per i pullman organizzati dai vari gruppi territoriali di Emergency.



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> Non rimane che restare in silenzio.
19 marzo 2004

Il percorso della manifestazione e’ cambiato e si snodera’ in questo modo: via Barberini, l.go S. Susanna, p.za della Repubblica, via Cavour, via Petroselli, via dei Cerchi, Circo Massimo (p.zza Porta Catena)

La partenza della manifestazione e’ prevista alle ore 14.00 da piazzale Barberini, ma visto l’aumento delle adesioni negli ultimi giorni e’ possibile che corteo si muova prima.

L’appuntamento con Emergency e’ entro le ore 11.00 in via Vitt. Emenuele Orlando angolo p.zza della Repubblica (di fronte alla libreria Feltrinelli); metropolitana linea B fermata Stazione Termini o Repubblica.

Vi aspettiamo numerosissimi!!!

(aggiornamento del 17 marzo ore 18)


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