Nervosismi contemporanei

Jean come ogni mattina esce da casa per andare a lavoro, abita nella zona sud di Londra, vicino Brixton, a Tulse Hill, e per arrivare puntuale nel suo posto di lavoro, deve svegliarsi presto. Prendere il bus e poi la metrò...
Jean come ogni mattina esce da casa per andare a lavoro, abita nella zona sud di Londra, vicino Brixton, a Tulse Hill, e per arrivare puntuale nel suo posto di lavoro deve svegliarsi presto. È nella capitale inglese da tre anni, è brasiliano, ed ha acquisito una buona conoscenza della lingua inglese. Il suo sogno è di integrarsi e costruire un buon futuro per se in Europa, in Brasile questo non è possibile.
Da tre anni prende un bus e poi la metrò per andare a lavorare, una levataccia, ogni giorno la stessa storia, ma a Jean, questo non pesa, per lui è importante lavorare e crearsi un buon avvenire. Jean si prepara ad uscire, prepara la sua borsa con gli attrezzi del mestiere, è un’elettricista, si mette un giaccone, fuori c’è la tipica giornata londinese, uggiosa e che promette pioggia, esce da casa. Fa pochi passi percorrendo quelle mattonelle che calpesta da anni. Il passo è svelto, un passo tipicamente londinese, su di lui si posano gli occhi di qualcuno. Quel giorno dalle sue parti tira una brutta aria, il suo quartiere e accerchiato poliziotti, e strana gente gira per le case e per i palazzoni. Jean cammina in direzione del bus, ma qualcosa non torna, qualcuno lo sta seguendo. Sale sul mezzo e vede che quelli strani individui, in maglietta e Jeans, lo stanno fissando, nota che sono anche armati. Jean s’innervosisce, prende paura. Scende alla stazione dell’undergound di Stockwell.
Quelle persone che lo seguivano, scendono con lui, Jean è terrorizzato, ora è certo che stanno seguendo proprio lui. Jean inizia a correre all’interno della stazione della metrò, capisce che la sua salvezza è di entrare in un treno e dileguarsi, il più velocemente possibile. Corre, salta l’accesso delle macchinetta timbra-tessera, fa le scale mobili a gran passo. Entra nella piattaforma dei treni, lo stanno seguendo ancora, armi in pugno, Jean entra nel treno ma scivola, cade per terra. I tre uomini che lo stavano braccando lo raggiungono e gli scaricano in testa cinque colpi di pistola. Jean muore senza sapere perché e non arriverà mai a lavoro, n’avrà mai un futuro felice in U.K.
L’elettricista Jean Charles de Menezes, 27 anni, è stato colpito da cinque proiettili alla testa dopo essere stato inseguito dalla polizia in borghese sulla metro, hanno raccontato i testimoni. Londra 22 Luglio 2005.
Questi i commenti all’indomani dell’uccisione di Jean
"E’ una terrificante serie di circostanze in cui assumere decisioni per un singolo individuo", ha detto Blair su tv Sky News. "Qualcuno potrebbe essere colpito".
"E una tragedia che qualcuno perda la vita in queste circostanze, e la polizia esprime il proprio rammarico - questa la dichiarazione della polizia inglese - siamo ora certi che non era collegato con gli attentati del 21 luglio".
"L’uomo - sostiene ancora la polizia - e’ uscito da un palazzo nella zona di Stockwell che era sotto sorveglianza da parte della polizia nell’ambito delle indagini sugli attacchi del 21 luglio. E’ stato seguito da agenti alla stazione della metropolitana’’.
’’Quello che indossava (portava un ampio giaccone nonostante il caldo) e il suo comportamento hanno aumentato i sospetti degli agenti’’, ha proseguito.
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Ho l’impressione che prima o poi la nostra "normalità" verrà modificata. Le nostre abitudini verranno cambiate. Il dare per scontato che il nostro vicino sulla metro, in treno, alla fermata dell’autobus o in fila ad un museo ci voglia "bene", non sarà più così scontato. Uccidere la nostra occidentalità, questo il loro obiettivo. E noi, impauriti, finiremo x abbrutirci...
È un’impressione corretta, la tua. Non mi riferisco certo alla paura che la nostra Occidentalità possa venire uccisa (temo che le identità vengano anzi delineate in maniera più netta, dal confronto, specie quando entra in gioco l’odio), ma alla prospettiva di una spirale senza fine, proprio a partire dalle piccole cose, dai rapporti tra estranei sulle carrozze di treni e metropolitane.
È già così, nei paesi del nord Europa, specie quelli dal passato coloniale, dove le migrazioni (e spesso l’arrivo di ’inattesi’ connazionali di colore o di culture differenti), la fretta, la solitudine esistenziale della metropoli, hanno già inasprito i rapporti tra estranei. In sei mesi che ho trascorso in Francia, non ho mai visto un solo sorriso in metropolitana. Nessuno si è mai fermato quando chiedevo informazioni. Ho dovuto moderare immediatamente le mie espressioni di entusiasmo per non sembrare un alieno. Il grigiore e la distanza in alcune città sono un must.
Cosa c’entra tutto questo con le bombe? Beh, immaginiamo di innestare in un contesto frenetico e distaccato di cordiale odio come questo (un clima che, è solo questione di tempo, arriverà anche da noi, forse grazie anche al terrore indotto dai notiziari, e alle discussioni da bar di quartiere) l’idea, la presunzione che ogni estraneo dall’aspetto insolito possa avere addosso una bomba, o essere semplicemente un simpatizzante della jihad (e i media stanno provando in tutti i modi a inculcarcelo): è questa la bomba vera che sta per esplodere. Una bomba di odio dalle proporzioni immani, e che porterà terribili conseguenze per tutti.
Non vogliono uccidere la nostra occidentalità. Vogliono solo essere liberi di amministrare i loro paesi e gestire le loro risorse, ovvero ciò che ogni popolo desidera per la propria terra. E invece i loro territori sono occupati dagli USA e dai loro alleati, che vogliono imporre la propria egemonia instaurando false democrazie pilotate dal Pentagono e sfruttare le ricchezze petrolifere del Medio Oriente. Gli attentati terroristici da parte dei gruppi islamici sono l’ovvia reazione al terrorismo di Stato imposto loro dalle potenze occidentali. Non a caso sono stati colpiti, dopo gli USA, l’Inghilterra e la Spagna: tutti paesi che hanno inviato truppe militari in Iraq (e l’Italia è il quarto nella lista...). Ciò di cui dobbiamo avere paura è questa montatura dello "scontro tra civiltà" in cui i potenti vogliono coinvolgerci, mentre in realtà si tratta di uno scontro politico causato dall’avidità del governo USA che vuole appropriarsi di qualcosa che non gli appartiene. In quanto al clima di ostilità e paura, dipende solo da noi sostituirlo col calore e l’ospitalità verso gli immigrati che, come noi, sono solo vittime di un sistema razzista ed ingiusto.