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La Giulietta fuorilegge e i mercatini di Natale

Per quindici giorni la città di Trento è assediata da cinquecentomila visitatori del Mercatino di Natale. Intanto, i Comuni limitano il traffico escludendo dalla circolazione le auto Euro0 ed Euro1.

di Michele Ruele - mercoledì 29 dicembre 2004 - 5852 letture

1.

Il mercatino di Natale, narra la storia, è nato a Stoccarda nel Settecento. Nel 2004 il mercatino di Natale è una calamita per turisti. Anche in città, paesi, frazioni che nella loro tradizione hanno tutt’altro - che ne so, l’emigrazione, la miseria, l’hockey su ghiaccio o cose del genere.

A Trento il mercatino di Natale è un’ellisse di casette di legno in Piazza della Fiera, se lo vedi dall’alto (?) è un occhio aperto: lo fanno da circa quindici anni. Ha avuto molto successo, nonostante il mercatino di Natale sia un uso tradizionale tedesco di Germania e austriaco. Ha ben più senso a Bolzano, in Alto Adige. Vabbè, nel commercio non si guarda per il sottile.

Ed ecco come una città torpida e infreddolita in pochi anni si trasforma in una meta di turismo di massa. E come almeno altri venti centri medi o piccoli del Trentino si inventano il loro mercatino di Natale. I turisti? Un assedio.

2.

Il Natale dalle parti del centro è un’orribile fiera mercantile. Niente a che fare con Gesù Bambino, la nascita povera, la capanna con il bue e l’asinello...

3.

Le cifre dell’assessorato provinciale al commercio narrano di cinquecentomila visitatori e diciottomila pacchetti confezionati, in quindici giorni. Eppure è stato un anno di relativa stanca, la crisi c’è dappertutto. Tirano molto cappelli pantofole guanti in stile tirolese (a Trento? e chi li ha mai visti?), gli addobbi natalizi, le ceramiche (tradizione della ceramica in Trentino?) e soprattutto la gastronomia. Alla grande il vin brulè.

Il sistema dei parcheggi è sofisticato: ne esistono nella cintura attorno al centro, con bus navetta che portano in città; più alla mano una serie di silos e parcheggi sotterranei a pagamento. Chi abita nelle vie del centro evita di lasciare l’automobile per strada e Trento sembra il festival della targa italiana. C’è una lunga via che costeggia l’Adige, nella zona dello stadio e del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, che per chilometri diventa un serpente di pullman e camper.

Trento ha circa centomila abitanti, tutto il Trentino circa quattrocentocinquantamila, come un grosso quartiere di Milano o Roma. L’assessore al commercio, l’anno scorso, ha annunciato il suo desiderio personale che i visitatori arrivassero negli anni prossimi al milione.

4.

Domenica 12 dicembre c’è stata la concomitanza con la tradizionale, questa sì, Fiera di Santa Lucia, occasione di afflusso dalle valli trentine verso il capoluogo. Il Presidente della Provincia ha fatto intervenire la protezione civile per evitare gli ingorghi che l’anno scorso hanno coinvolto mezzo Nord Est e tutte le vie verso il Brennero.

È stato uno dei giorni in cui le polveri sottili hanno superato i limiti. Sulla città è piovuta una sventagliata di decine di migliaia di pullman Iveco e Mercedes, Toyota Rav4, Multipla, Focus, auto vecchie e nuove.

5.

A Trento per fronteggiare l’inquinamento le auto con motori Euro 0 ed Euro1 - macchine di dieci o dodici anni fa - non circolano tutti i lunedì e venerdì e nei due giorni o più successivi a quello in cui vengono oltrepassate le soglie di emissioni di polveri.

6.

Giobatta Bort è un trentino puro, anziano e raro continuatore della stirpe dei libertini settecenteschi. Fuma le sigarette con il bocchino Dunhill, indossa pantaloni a quadri con la cravatta intonata. È un dandy discreto, glorioso e inattuale. In garage custodisce una Giulietta Alfa Romeo 2000, color crema, come quella che guidavano Pasolini e Chet Baker. L’ha comprata nel 1970 per questa sua devozione alla poesia.

Ha le cromature perfette, il colore brillante, la pelle dei sedili è più morbida di quella di un bambino, i tappetini sono originali, quando cambia i pneumatici li va a comprare in certe officine specializzate in Lombardia. Dovreste vedere (e toccare) le manovelle dei finestrini, la bachelite del volante, il pomello di legno delle marce.

La Giulietta di Giobatta Bort sarà non si dice Euro zero, almeno almeno Euro meno venti. Ha già avuto dei problemi quando ha dovuto montare le cinture di sicurezza e passare dalla super alla verde. Giobatta Bort è un uomo generoso, per niente tirchio. Però ha amato e ama la sua automobile, non la vuole cambiare con una di queste moderne. Ha settant’anni, è come se volesse trovarsi una fidanzata da venti, dice, non è per lui. Non ne ha nessuna intenzione.

Per lui uomo fedele ed elegante l’uso dell’automobile è sporadico ma impone cura e zelo appassionati, perfino amorevoli: e poi la Giulietta è custode di antichi fasti, a cui Giobatta Bort non intende rinunciare, è come una carrozza di serie; forse gli emblemi signorili sono un po’ sbiaditi, forse le avventure si sono disperse ma la storia che custodisce la Giulietta è grandiosa. Ha una di quelle autoradio arcaiche con la selezione della frequenza segnalata dalla stanghetta rossa verticale e la riga FM distinta dalla riga MW.

L’uso che ne fa è igienico, la fa muovere di tanto in tanto per tenerla in forma e prevenire mali gravi dovuti all’inattività. È anche un uso estetico, è una macchina su cui si gode a guidare e sia lei sia l’autista sia la gente per strada si beano del passaggio. Ovviamente Giobatta Bort prima di uscire la lucida e indossa per lei i guanti da guida, quelli senza dita, di pelle e tessuto traforato.

Giobatta Bort è profondamente avverso al consumismo e alla rapidità inutile: sa spendere a profusione ed essere velocissimo ma conosce bene la volgarità e il peso kitsch di queste cose, detesta la portata politica e sociologica delle spese infantili, capricciose, fanfarone, nevrotiche, sa bene che la maggior parte di chi si compra la macchina nuova sta al servizio di bisogni completamente estranei ai propri desideri e alla propria felicità. Sa bene anche che se gli amministratori avessero pensato per tempo a quello che sarebbe avvenuto in questa città soffocante la sua Giulietta sarebbe stata salva.

Nei giorni in cui è gli è lecito, passa in via dei Ventuno e poi sulla tangenziale e sul Lungo Adige, scegliendo con cura le strade meno trafficate per arrivarci, osserva come degli animali strani i pullman scatarranti nella loro fila sterminata e le centinaia di station wagon e monovolume grigie che vomitano le centinaia di migliaia di tristi turisti turnisti che visitano stancamente le strade di Trento.

La Giulietta 2000 color crema targata TN 116648 (targa tutta in bianco e nero, rigorosamente) di Giobatta Bort è fuori legge. Per ora il lunedì, il venerdì e i due giorni o più successivi al giorno in cui le polveri sottili superano i limiti. Ma presto ne sarà decretata la morte legale. A piedi, dopo, andrà a osservare l’assedio dei turisti e a respirare l’aria rinfrescata dai motori Euro due-tre-quattro.


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