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Giornalisti uccisi. Ucraìna? Niente paura sono palestinesi

Poco spazio nei giornali dedicato all’assassinio di due giornalisti palestinesi

di Adriano Todaro - mercoledì 18 maggio 2022 - 4182 letture

Mentre gli occhi del mondo sono rivolti alla guerra Russa-Ucraìna, i giornalisti continuano a essere uccisi anche in altre parti del mondo. In Palestina, ad esempio, dove nelle ultime settimane sono stati trucidati due giornalisti.

Su queste pagine tentiamo, ogni settimana, di mettere in evidenza il difficile lavoro che compiono i reporter di guerra, la cui maggioranza non dipende da una testata giornalistica o televisiva, ma sono free-lance, nella pratica senza tutele. Tentiamo di mettere in evidenza come si tenti, da parte dei vari governi, di mettere la stampa in condizione di non nuocere al loro interesse e al loro potere ricorrendo ad attentati, omicidi, cause e altro per chiudere loro la bocca.

In questi mesi, l’attenzione mediatica è catalizzata sull’Ucraìna e poco spazio hanno dato i giornali all’assassinio della giornalista palestinese di AlJazeera Shireen Abu Akleh di 52 anni. La donna è stata colpita mentre seguiva gli scontri fra l’esercito israeliano e i miliziani palestinesi nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Colpito a morte anche il giornalista Alì Samodi, con un proiettile alla schiena. I due reporter indossavano regolamentari elmetti e giubbotti con stampigliato ben in chiaro “PRESS”. E a questi assassinii c’è stata una coda che dimostra a che punto è giunto l’imbarbarimento delle forze israeliane.

Durante le esequie cristiane della giornalista Shireen Abu Akleh, le forze israeliane hanno attaccato e preso a manganellate coloro che portavano, a spalla, la bara della giornalista.

Una cosa vergognosa, con giustificazioni penose da parte israeliana: prima dichiarando che è un reato gridare slogan nazionalisti, poi cambiando versione e motivandola dal fatto che i partecipanti al corteo funebre avevano tirato sassi ai poliziotti. Anche sulla morte dei giornalisti, le autorità israeliane hanno dapprima raccontato varie versioni e solo negli ultimi giorni hanno dichiarato di non escludere che possa essere stato un proprio militare a sparare.

Di tutto ciò, però, i nostri giornali e le nostre Tv non ne parlano e quando ne parlano dedicano alla vicenda poco spazio e titoli piccolissimi. Grande spazio, invece, alle vicende ucraìne, certamente terribili. La bilancia dell’informazione pende sempre dalla parte “occidentale”. Se i giornalisti morti sono palestinesi o messicani, yemeniti o turchi, valgono meno di niente.

Parafrasando un famoso film di Marco Bellocchio, la Cina è vicina, ma la Palestina, il Messico e tanti altri Paesi, no.

Il razzismo informativo continua a generare mostri.


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